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  • L’antico uso del vischio
  • Svegliatevi! 1978
Svegliatevi! 1978
g78 22/12 p. 19

L’antico uso del vischio

L’USANZA di regalare il vischio a parenti e amici e di metterlo alle porte d’ingresso degli appartamenti nel corso delle feste natalizie, come simbolo di buona fortuna, è molto diffusa ai nostri giorni. Ma qual è la sua origine e a quali credenze è legata? Il quotidiano italiano La Nazione del 27 dicembre 1977, in un articolo a cura di Alfredo Scanzani intitolato “Le magiche virtù del vischio”, diceva in proposito:

“Il vischio cresce senza bisogno di zolla, abbarbicato al tronco dell’albero ospite, ed è per questo che dagli antichi era chiamato ‘il ramo celeste’, prezioso dono degli dei elargito ai poveri mortali. Elemento indispensabile della liturgia druidica, veniva tagliato dai fusti delle querce con un falcetto d’oro e raccolto in candidi lini, evitando che toccasse il suolo, per non commettere sacrilegio. Il rito voleva che la cerimonia del taglio del vischio fosse compiuta nella sesta notte di luna, perché i sacerdoti potessero così utilizzare al massimo le forze magiche della pianta, durante le funzioni sacre del solstizio d’inverno e quello d’estate. Il sacrificio di due tori offerti agli dei, accompagnato da lunghe litanie propiziatorie, era il ringraziamento per il dono del ‘farmaco universale’ i cui semi, caduti dalle stelle, viaggiando con il fulmine nelle notti di tempesta, si deponevano sulla corteccia delle querce immortali.

“. . . Generalmente nel passato si è creduto che la raccolta del vischio, per favorire fortuna e benessere, dovesse essere fatta prima della mezzanotte della vigilia di Natale; in caso contrario avrebbe favorito soltanto il male e le disgrazie. Non pochi, però, lo tagliavano la notte di Halloween, il 31 ottobre, dopo aver danzato tre volte attorno all’albero, per proteggersi dai demoni e dai fulmini.

“I Latini raccoglievano i magici ramoscelli nel bosco dedicato a Nemi e loro stessi usavano una lama d’oro per ferire l’arbusto. È rappresentato proprio dal vischio il lasciapassare che permetterà a Enea di raggiungere gli Inferi. Un potere quest’ultimo, ricordato anche da una leggenda degli Ainu di Hokkaido [Giappone] che attribuiscono all’albicare delle bacche del vischio, in cui si nasconde la fiamma della saetta, la facoltà di mettere in comunicazione gli uomini con le anime dei morti”.

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