Una vita soddisfacente
“SO GIÀ tutto, non mi interessa”, dissi non appena me li vidi davanti. “Ma, signora, se non le abbiamo ancora detto nulla!”, replicarono. “Appunto. Non dovete dire nulla, perché so già tutto”.
Non fui certo cortese con quei due testimoni di Geova. E non era neppure vero che ‘sapevo già tutto’. In un’altra occasione avevo soltanto sentito una giovane Testimone dire a una signora che ‘il paradiso sarebbe venuto qui sulla terra’, ma non mi ero nemmeno presa il tempo di chiedere alla ragazza quali ragioni avesse per fare un’affermazione del genere.
Eppure la religione aveva un ruolo importante nella mia vita. Mio padre era un devoto cattolico e mi aveva insegnato ad imitarlo. Cantavo la messa nella chiesa parrocchiale e seguivo tutte le funzioni cattoliche, anche la recita del rosario tutte le sere. Ero però spesso tormentata dall’incubo del purgatorio e dell’inferno, tanto che, quando morì mio fratello, mi capitava di vederlo in sogno soffrire nei tormenti. Che angoscia!
Nonostante la mia fervida devozione, tuttavia, non riuscivo a collegare la mia esistenza con la religione, e spesso mi chiedevo quale fosse lo scopo della vita. Ero infelice per le tante sofferenze che vedevo e che pativo, e pensai che forse il matrimonio e l’avere dei figli avrebbero completato la mia vita, rendendola più gioiosa. Mi sposai, ma i figli non vennero. Nell’impossibilità di essere madre fui presa dalla disperazione. Volevo morire perché la mia tristezza mi impediva di rendere felice mio marito e io mi sentivo inutile.
Fu a questo punto che pregai Dio di aiutarmi. Pensai che forse avrei trovato la risposta nelle Sacre Scritture, ma dalla mia esperienza avevo capito che il sacerdote non sarebbe stato in grado di aiutarmi. Mi ricordo che dissi a me stessa: “Se venissero i testimoni di Geova, chiederei a loro la risposta”. Pochi giorni dopo vennero alla mia porta proprio due Testimoni. Mi aiutarono a riflettere sul messaggio della Bibbia e mi lasciarono il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna.
Mi accorsi che non era affatto vero che ‘sapevo già tutto’. Avevo tanto da imparare. Feci rapido progresso e trovai nella Bibbia la risposta alle domande che tanto mi angosciavano. Che gioia conoscere mediante la Bibbia la personalità di Geova Dio! Egli è il “felice Dio” che desidera la felicità e la pace per tutte le sue creature ubbidienti. (1 Timoteo 1:11) Non vuole che la gente soffra, e non ha mai pensato di punire le persone tormentandole fra le fiamme dell’inferno o del purgatorio. Ora che conoscevo un Dio tanto meraviglioso, non mi sentivo più vuota e inutile. La mia vita ora apparteneva a Geova e, per dimostrarlo pubblicamente, mi battezzai.
I miei familiari più stretti, dopo un iniziale periodo di opposizione, accettarono la buona notizia del Regno. Non sapevo come dimostrare tutta la mia riconoscenza a Geova. Intrapresi il servizio di pioniera ausiliaria, dedicando almeno 60 ore al mese all’opera di predicazione. Assistendo a un’assemblea però feci una riflessione: ero lì, in mezzo a tanti fratelli e sorelle uniti nell’adorazione di Geova Dio, e ripensai a tutta la mia vita e alle tante benedizioni ricevute. Capii che dovevo mostrare in maniera ancora più piena il mio amore verso Colui che mi aveva donato la felicità. Come? Aumentando la mia partecipazione al ministero di campo, impegnandomi a tempo pieno nell’opera di predicazione come pioniera regolare.
Non riuscii comunque a coronare subito il mio desiderio. C’erano degli ostacoli da superare: il lavoro, la salute un po’ precaria, i miei genitori anziani. Mi resi conto però che, benché provassi tanta gioia nel servire Geova, il vero ostacolo da superare ero io stessa: non confidavo pienamente in Lui e nella sua capacità di aver cura di noi. Quando lo capii, chiesi perdono a Geova e iniziai subito il servizio di pioniere regolare. Gettando i miei pesi su Geova sono riuscita a continuare a svolgere quest’opera fino ad ora. (Salmo 55:22) Ricordando che anch’io non ero stata cortese con i Testimoni che mi avevano parlato perché pensavo di sapere già tutto, ho imparato ad essere paziente con le persone. Ho imparato anche che bisogna rendersi disponibili e seguire la guida angelica. Una volta, per esempio, avevo preso un appuntamento per andare a rivisitare un’anziana signora la domenica pomeriggio, poco prima dell’adunanza. Arrivata la domenica, mi sentivo così stanca che pensai di rimandare a un’altra occasione. Ma in quel momento mi sentii spinta ad andare ugualmente. Sebbene la signora fosse molto attaccata alla sua religione e non sapesse leggere, cominciai uno studio biblico. Ora sa leggere, ed è una zelante Testimone battezzata.
Adesso “so” dove trovare le risposte, e sono in grado di aiutare anche altri a capire quale senso ha la nostra vita. Ora sono felice. Il servizio che rendo a Dio ha dato un vero scopo alla mia esistenza. Sono certa che confidando pienamente in Lui sarò protetta e avrò una vita soddisfacente. (Proverbi 18:10) — Da una collaboratrice.