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  • Disabile ma con una vita intensa
  • Svegliatevi! 1993
Svegliatevi! 1993
g93 8/6 p. 31

Disabile ma con una vita intensa

HO SEMPRE avuto problemi di salute: da piccolo i miei genitori mi portavano da un dottore all’altro. Raggiunta l’adolescenza, mi resi conto che non potevo restare a carico della mia famiglia per sempre: così smisi di andare a scuola e trovai lavoro come parrucchiere per uomo a Rosarno, il paese vicino a Reggio Calabria in cui sono cresciuto. Nel giro di pochi anni ebbi la soddisfazione di mettermi in proprio. ‘Ora che ho un negozio mio’, pensavo, ‘sarò un uomo felice e realizzato’.

Quando ebbi circa 20 anni, però, la mia salute ricominciò a peggiorare in maniera preoccupante. In un primo momento speravo che la strana stanchezza alle braccia che provavo sarebbe passata, ma su consiglio del medico mi rivolsi a uno specialista. Dall’espressione del suo viso capii subito che il responso non sarebbe stato dei migliori: ero affetto da un’atrofia muscolare progressiva (la malattia di Charcot-Marie-Tooth) che mi avrebbe gradualmente impedito i movimenti. “Non spaventarti”, mi disse, “non è una malattia mortale. Al massimo finirai su una sedia a rotelle”.

“Se devo finire così”, gli risposi, “allora preferisco morire”. Ceduta l’attività, a 22 anni cominciai a viaggiare per l’Italia alla ricerca di una cura adatta. E intanto mi concentravo sempre più sulle mie disgrazie. Ero disperato e non pensavo che alla morte. Anche le mie amicizie, che consideravo tanto importanti, cominciarono a perdere qualsiasi significato. Cominciai a pensare che non avevo più nulla da perdere e che il mondo intero era in debito con me. Iniziai così a vivere in modo immorale, finendo in un giro di riciclaggio di merce rubata. Va da sé che frequentavo gente poco raccomandabile.

Al tempo stesso continuavo a cercare una cura per la mia malattia che peggiorava: spesso dovevo appoggiarmi ai muri per non cadere. Mi fu suggerito di andare in una città del nord, dove cominciai un trattamento doloroso ed estenuante. Ogni volta che finivo il ciclo di cure tornavo a casa esausto. In quella città incontrai un vecchio amico: ci restai male quando seppi che era diventato testimone di Geova! Mi parlò della sua fede, ma dei Testimoni proprio non ne volevo sapere.

Nell’affannosa e dolorosa ricerca di una cura adatta passarono altri anni. Più soffrivo e più mi chiedevo perché Dio avesse voluto punirmi così. Poi il mio amico Testimone, col quale ero rimasto in contatto, mi spiegò che Dio ha un nome — Geova — e che non è lui il responsabile delle malattie e delle sofferenze. Poiché tante altre volte avevo invocato Dio senza ottenere nessun risultato, mi dissi: “Anche se non credo che si chiami Geova, non mi costa nulla pregare Dio chiamandolo così”. Provai.

Frattanto, il mio amico e altri Testimoni cominciarono a parlarmi dei propositi di Dio con una certa regolarità. Fui invitato ad assistere alle adunanze che si tenevano nella Sala del Regno di Rosarno, ma volendo mantenere la mia posizione di cattolico decisi di non andarvi. Oltre tutto, siccome una volta avevo assistito a una riunione pentecostale, temevo di ritrovare tra i Testimoni gli stessi atteggiamenti fanatici. Nonostante la mia riluttanza, ricevetti l’ennesimo invito: era in programma un discorso speciale.

Quel giorno non avevo nessuna intenzione di andare alle loro adunanze ma, mentre ero fuori e pensavo all’invito, mi ritrovai proprio di fronte alla Sala del Regno! Non c’era ancora nessuno, ma a questo punto ero più che mai deciso ad assistere al discorso, e così feci. Tornai anche la domenica successiva, e da allora non ho più smesso di frequentare le adunanze. Da quel momento il mio progresso è stato abbastanza rapido: ho cambiato completamente il mio modo di vivere e ho troncato i rapporti con il mio precedente “giro” di compagnie. Il 1º agosto 1987 ho simboleggiato la mia dedicazione con il battesimo in acqua.

Volevo impegnarmi il più possibile nel ministero pubblico, compatibilmente con il mio stato di salute. All’inizio dedicavo all’evangelizzazione due o tre ore al mese. Siccome capivo che parlare ad altri del messaggio biblico è il modo migliore di ricalcare le orme di Gesù, mi sono impegnato di più. Man mano che il tempo che dedicavo alla predicazione aumentava, provavo grande soddisfazione. Ho perciò coltivato il desiderio di fare il pioniere regolare. Mi è stato consigliato di provare prima a fare per un po’ il pioniere ausiliario, dedicando una sessantina di ore ogni mese alla predicazione. Con grande sorpresa sia mia che degli altri, ci riuscii abbastanza bene.

Dopo aver preparato un accurato programma, dal 1º agosto 1989 ho cominciato il servizio di pioniere regolare, il che significa dedicare alla predicazione circa 90 ore al mese. Poco dopo ho avuto la gioia di cominciare a studiare la Bibbia con diverse persone. Siccome conosco quasi tutti gli abitanti della mia cittadina, molte volte mi basta stare seduto in macchina e aspettare che gli altri vengano da me. Inoltre predico in molti saloni di parrucchiere per uomo, visto che conosco quasi tutti i proprietari.

Naturalmente, non avrei potuto svolgere questo meraviglioso servizio se non avessi anche avuto il costante e amorevole aiuto dei fratelli e delle sorelle della congregazione. È così che sono in grado di servire felicemente Geova nonostante la mia invalidità. Ho avuto la gioia di vedere già due persone che hanno studiato la Bibbia con me simboleggiare la loro dedicazione a Dio con il battesimo. Da qualche tempo posso provare una gioia ancora maggiore prestando servizio nella congregazione come servitore di ministero.

So che per ora le mie condizioni non possono cambiare in maniera miracolosa. Ma so anche che, a suo tempo, Geova guarirà permanentemente tutte le malattie nel paradiso da Lui promesso! (Isaia 33:24; 35:5, 6) Intanto, grazie a quello che ho imparato circa il Suo proposito, sono sereno e felice, e conduco una vita intensa pur essendo disabile. — Da un collaboratore.

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