In che senso Geova “prova rammarico”?
NELLA Bibbia il verbo ebraico nachàm, quando viene usato nel senso di “rammaricarsi”, si riferisce quasi sempre a Geova Dio. In Genesi 6:6, 7, ad esempio, si legge che “Geova si rammaricò di aver fatto gli uomini sulla terra, e se ne addolorò nel suo cuore”; la loro malvagità era così grande che Dio decise di spazzarli via dalla superficie della terra mediante il diluvio universale. Qualcuno, però, potrebbe chiedersi: ‘Com’è possibile che Dio, che è perfetto, provi rammarico?’
È ovvio che quanto si legge in Genesi 6:6, 7 non può significare che Dio provò rammarico nel senso che pensò di aver fatto uno sbaglio nella sua opera creativa, dato che “la sua attività è perfetta”. (Deuteronomio 32:4, 5) Il rammarico è l’opposto della piacevole soddisfazione e della gioia. Quindi Dio dovette rammaricarsi del fatto che, dopo aver creato gli uomini, era ora costretto (e giustamente) a distruggerli tutti a motivo della loro condotta empia, eccetto Noè e la sua famiglia. Infatti Dio ‘non prova diletto nella morte del malvagio’. — Ezechiele 33:11.
La Cyclopædia di M’Clintock e Strong osserva: “È detto che Dio stesso si pente [nachàm, provare rammarico]; ma ciò può intendersi solo nel senso che egli modifica il suo comportamento nei confronti delle sue creature, benedicendole o castigandole; questa modifica del comportamento di Dio dipende da qualche cambiamento avvenuto nelle sue creature; così, esprimendo il concetto con linguaggio umano, è detto che Dio si pente”. (1894, vol. VIII, p. 1042) Le giuste norme di Dio sono costanti, stabili, immutabili, non soggette a variazione. (Malachia 3:6; Giacomo 1:17) Nessuna circostanza può fargli cambiare parere sulle sue norme, indurlo ad allontanarsene o ad abbandonarle. Tuttavia l’atteggiamento e le reazioni delle creature intelligenti nei confronti di queste norme perfette e del modo in cui Dio le applica possono essere buoni o cattivi. Se sono buoni, Dio si compiace; se sono cattivi, si rammarica. Inoltre l’atteggiamento della creatura da buono può diventare cattivo o da cattivo, buono; in maniera corrispondente, dato che Dio non muta le sue norme per fare concessioni, il suo compiacimento (con conseguenti benedizioni) può trasformarsi in rammarico (con conseguente disciplina o punizione) e viceversa. Nei suoi giudizi e nelle sue decisioni sono dunque assolutamente assenti capriccio, volubilità, instabilità o errore; quindi il suo comportamento non è mai eccentrico o imprevedibile. — Ezechiele 18:21-30; 33:7-20.
Un vasaio potrebbe cominciare a fare un tipo di vaso e poi farne un altro se il vaso ‘si rovina nella sua mano’. (Geremia 18:3, 4) Con questo esempio Geova vuole illustrare non che egli sia come un vasaio umano che può ‘rovinare un vaso con la sua mano’, ma che, in quanto Dio, egli ha autorità sul genere umano, autorità di modificare il proprio comportamento nei confronti degli uomini a seconda di come essi reagiscono alla sua giustizia e misericordia. (Confronta Isaia 45:9; Romani 9:19-21). Egli può quindi ‘rammaricarsi della calamità che aveva pensato di eseguire’ su una nazione o ‘rammaricarsi del bene che aveva detto a se stesso di fare per il bene’ di quella nazione, sempre a seconda di come la nazione ha reagito al modo in cui egli l’aveva trattata. (Geremia 18:5-10) Non è quindi il grande Vasaio, Geova, a sbagliare, ma è l’“argilla” umana a subire una “metamorfosi” (cambiamento di forma o composizione) nella propria condizione di cuore, cosa che può spingere Geova a provare rammarico o a mutare i suoi sentimenti.
Questo vale sia per i singoli individui che per le nazioni, e il fatto stesso che Geova Dio dica di ‘rammaricarsi’ per certi suoi servitori, come il re Saul, che deviò dalla giustizia, mostra che egli non predestina il futuro di tali persone. Che Dio si rammaricasse per la defezione di Saul non significa che avesse sbagliato a sceglierlo come re e dovesse rammaricarsi per questo. Dio deve aver provato rammarico perché Saul, nel suo libero arbitrio, non aveva fatto buon uso dello splendido privilegio e dell’opportunità che gli aveva offerto, e perché con il suo voltafaccia Saul lo costringeva a cambiare i suoi rapporti con lui. — 1 Samuele 15:10, 11, 26.
Il profeta Samuele, nel dichiarare il giudizio di Dio contro Saul, disse: “L’Eccellenza d’Israele non si mostrerà falsa, e non si rammaricherà, poiché non è un uomo terreno da provare rammarico”. (1 Samuele 15:28, 29) Gli uomini spesso non mantengono la parola, non adempiono le promesse fatte e non rispettano gli accordi; essendo imperfetti, commettono errori di giudizio, di cui poi si rammaricano. A Dio questo non succede mai. — Salmo 132:11; Isaia 45:23, 24; 55:10, 11.
Per esempio, il patto che Dio fece con “ogni carne” dopo il Diluvio garantiva incondizionatamente che egli non avrebbe più portato un diluvio di acque su tutta la terra. (Genesi 9:8-17) Non c’è quindi nessuna possibilità che Dio cambi idea rispetto a quel patto, o ‘se ne rammarichi’. Similmente, nel suo patto con Abraamo, Dio “intervenne con un giuramento” quale “garanzia legale”, così da “dimostrare più abbondantemente agli eredi della promessa l’immutabilità del suo consiglio”, essendo la sua promessa e il suo giuramento “due cose immutabili nelle quali è impossibile che Dio menta”. (Ebrei 6:13-18) Anche il patto con suo Figlio perché fosse sacerdote alla maniera di Melchisedec, patto avvalorato da un giuramento, era qualcosa di cui Dio ‘non si sarebbe rammaricato’. — Ebrei 7:20, 21; Salmo 110:4; confronta Romani 11:29.
Comunque, nel fare una promessa o un patto, Dio può stabilire le condizioni, i requisiti che i destinatari della promessa o del patto devono soddisfare. Egli promise agli israeliti che sarebbero divenuti la sua “speciale proprietà” e “un regno di sacerdoti e una nazione santa”, se avessero ubbidito strettamente alla sua voce e osservato il suo patto. (Esodo 19:5, 6) Dio rispettò il patto, ma gli israeliti no; essi lo violarono ripetutamente. (Malachia 3:6, 7; confronta Neemia 9:16-19, 26-31). Perciò quando infine Dio annullò quel patto non commise nessuna ingiustizia, in quanto la responsabilità del mancato adempimento della promessa ricadeva interamente sugli israeliti trasgressori. — Matteo 21:43; Ebrei 8:7-9.
Allo stesso modo Dio può ‘rammaricarsi’ e non mandare più un determinato castigo quando, in seguito al suo avvertimento, gli offensori cambiano atteggiamento e condotta. (Deuteronomio 13:17; Salmo 90:13) Essi sono tornati a lui ed egli ‘torna’ a loro. (Zaccaria 8:3; Malachia 3:7) Invece di essere ‘addolorato’, ora egli si rallegra, poiché non prova nessun diletto nel mettere a morte i peccatori. (Luca 15:10; Ezechiele 18:32) Pur non deviando mai dalle sue giuste norme, Dio offre aiuto ai singoli individui perché tornino a lui; li incoraggia a farlo. Li invita benignamente a tornare, ‘stendendo le sue mani’ e dicendo tramite i suoi rappresentanti: “Volgetevi, suvvia, . . . in modo che io non vi causi calamità”, e: “Non fate, suvvia, questa sorta di cosa detestabile che ho odiato”. (Isaia 65:1, 2; Geremia 25:5, 6; 44:4, 5) Egli concede un tempo più che sufficiente per cambiare (Neemia 9:30; confronta Rivelazione [Apocalisse] 2:20-23) e mostra grande pazienza e sopportazione, dato che “non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. (2 Pietro 3:8, 9; Romani 2:4, 5) Benignamente, a volte fece accompagnare il suo messaggio da opere potenti, o miracoli, a conferma dell’incarico divino dei suoi messaggeri, e rafforzò la fede degli ascoltatori. (Atti 9:32-35) Quando il suo messaggio non viene ascoltato, egli ricorre alla disciplina; ritira il suo favore e la sua protezione, lasciando così che gli impenitenti subiscano privazioni, carestia, sofferenze e oppressione da parte del nemico. Questo può farli tornare in sé, instillare nuovamente in loro il giusto timor di Dio o indurli a realizzare che la loro condotta è stolta e la loro scala dei valori è sbagliata. — 2 Cronache 33:10-13; Neemia 9:28, 29; Amos 4:6-11.
La pazienza di Dio ha comunque dei limiti, raggiunti i quali egli ‘si stanca di provare rammarico’; a quel punto la sua decisione di inviare il castigo non può essere modificata. (Geremia 15:6, 7; 23:19, 20; Levitico 26:14-33) Egli non si limita più a ‘pensare’ o ‘formare’ contro di loro una calamità (Geremia 18:11; 26:3-6), ma ha preso una decisione irrevocabile. — 2 Re 23:24-27; Isaia 43:13; Geremia 4:28; Sofonia 3:8; Rivelazione 11:17, 18.
Comportiamoci dunque in modo che Geova possa sempre compiacersi delle nostre scelte e del nostro servizio. Imitiamo inoltre la sua disponibilità a perdonare chi si pente e ad aprire misericordiosamente la via al perdono nonostante le ripetute offese. — Matteo 18:21, 22; Marco 3:28; Luca 17:3, 4; 1 Giovanni 1:9.