ASCESE
Shir hammaʽalòhth, l’espressione ebraica che costituisce la soprascritta di 15 salmi (Sl 120-134), in molte versioni italiane viene tradotta “Canto delle ascensioni”, ma anche, con la Vulgata, “Cantico de’ gradi”, “Salmo graduale” ([Sl 119–133] Ma, Ti), “Canto delle ascese” o “Canto dei gradini” (NM, nt. a Sl 120:sopr). Quattro di questi salmi sono attribuiti a Davide e uno a Salomone. L’esatto significato della soprascritta è oggetto di discussione.
Un tempo la tradizione ebraica (Mishnàh, Middoth 2:5) sosteneva che questi 15 cantici venivano cantati dai leviti mentre salivano i 15 gradini che separavano il Cortile delle donne dal Cortile di Israele nel tempio di Gerusalemme, ma oggi questa idea viene generalmente scartata. Alcuni suggeriscono che la frase si riferisca all’elevato contenuto di questi salmi; tuttavia sembra che non ci sia ragione di considerarli superiori agli altri salmi ispirati. Quasi tutti i commentatori ritengono che il titolo derivi dal fatto che venivano cantati dagli adoratori israeliti che si recavano o salivano a Gerusalemme, elevata città sui monti di Giuda, per assistere gioiosamente alle tre grandi feste annuali che vi si tenevano. (De 12:5-7; 16:16; Sl 42:4; Isa 30:29) Il termine maʽalàh è usato in modo simile in Esdra 7:9 parlando degli israeliti che dopo l’esilio ‘salirono’ da Babilonia a Gerusalemme. Le espressioni di Salmo 122:1-4 si prestano molto bene a questa interpretazione, mentre il contenuto degli altri salmi di questo gruppo è così vario da lasciare la questione ancora aperta.