Seba
Beniaminita figlio di Bicri che perse la vita in una rivolta contro Davide. (II Sam. 20:1, 2) Mentre Davide tornava a Gerusalemme dopo la ribellione di Absalom, Seba, “un uomo buono a nulla”, si rese conto dell’animosità di dieci tribù nei confronti degli uomini di Giuda, la tribù di Davide. (II Sam. 19:40-43) Seba alimentò il fuoco di quell’ostilità, dicendo che le altre tribù non avevano “parte in Davide” e incalzando: “Ognuno ai suoi dèi”. Gli uomini di Giuda rimasero fedeli al re, ma “tutti gli uomini d’Israele” abbandonarono Davide per seguire Seba. Un motivo di questa ribellione poteva essere quello di ridare alla tribù di Beniamino parte dell’importanza che aveva avuto sotto Saul.
Davide disse à suo generale, Amasa, di radunare entro tre giorni gli uomini di Giuda per combattere e così soffocare l’insurrezione di Seba. Quando Amasa non si presentò in tempo, il re mandò Abisai a inseguire Seba in fuga (sembra però che Gioab fratello di Abisai abbia assunto il comando durante l’inseguimento). Seba e i suoi parenti che lo sostenevano fuggirono a N fino a Abel di Bet-Maaca, città fortificata di Neftali. Gli inseguitori cinsero d’assedio la città e cominciarono a scalzarne le mura. Allora una donna saggia della città si rivolse a Gioab chiedendo pace. Gioab replicò che l’esercito si sarebbe ritirato se la città avesse consegnato il ribelle Seba. Udito ciò, gli abitanti della città tagliarono la testa a Seba e la gettarono a Gioab dalle mura della città. — II Sam. 20:1-8, 13-22.