Domande dai lettori
◆ Alcuni religionisti pretendono che il vino nel calice del Memoriale fosse succo d’uva non fermentato. Come possiamo dimostrare noi che Cristo usò vero vino in questa occasione? — A. L., Arkansas.
Quelli che aderiscono al Movimento della Temperanza o della Proibizione insistono che le parole di Gesù “il frutto della vite” significhino succo d’uva, e non vero succo fermentato o vino. Ma noi ricordiamo che la vendemmia ricorreva nella tarda estate dell’anno, mentre la pasqua dei Giudei non aveva luogo che alla primavera successiva sei mesi più tardi, e i Giudei non avevano in genere i mezzi per preservare così a lungo il succo d’uva senza farlo fermentare. Gesù usò il “frutto della vite” che era disponibile nella stagione pasquale, che era vero vino. La storia indica che i Giudei adoperavano vero vino in quella stagione, e fino a questo giorno i Giudei seguono la loro tradizione usando succo d’uva fermentato o vero vino contenente alcool.
Per ulteriore informazione leggete ne La Torre di Guardia del 15 agosto 1948, il suo articolo “Quando e come celebrare il memoriale”, che nella sua nota in calce alle pagine 247 e 248 dice: “Non dubitiamo affatto che il vino adoperato dal nostro Signore per rappresentare il suo sangue sparso fosse fatto (come gli Ebrei ‘ortodossi’ ancora oggi fanno il loro vino per la Pasqua) senza aggiungervi alcun lievito atto ad accelerare la fermentazione. Ma ciò nonostante era vino fermentato; gli elementi della fermentazione contenuti nel mosto d’uva subirono un più lento processo di fermentazione e chiarificazione, e così esso diventava ‘vino’. . . . È dunque chiaro per noi che il vino usato dal nostro Signore alla Cena era vino puro (non semplice mosto d’uva che non potrebbe mantenersi senza fermentazione dall’autunno alla primavera) della stessa qualità di quello menzionato altrove nelle Scritture, del quale un eccesso nel bere avrebbe provocato l’ubriachezza. (Efes. 5:18; Giov. 2:10; Luca 5:39), . . . non si afferma che il nostro Signore e gli apostoli facessero uso di mosto d’uva, bensì di vino reale”.