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  • Una misura di pace?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1954
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1954
w54 1/4 pp. 199-200

Una misura di pace?

IL MINISTERO di casa in casa può esser definito la spina dorsale dell’attività dei testimoni di Geova. Che esso sia assai efficace non si può negare. Non soltanto il loro numero ebbe un aumento del 50 per cento circa negli Stati Uniti in confronto ai passati tre anni ma perfino nella fortezza cattolica romana della provincia del Quebec, i testimoni di Geova ebbero un aumento del 17 per cento durante il 1952.

In quanto a ciò che pensa il clero cattolico di questa attività di casa in casa dei testimoni l’apprendiamo dallo Star di Montreal del 4 aprile 1953, che cita un certo abate Maheux, M.A., D.D., 0.B.E., F.R.S., Laureat de L’Academie francaise. Sotto il titolo “Una misura di pace” questo abate dice che Paolo ebbe cura del giovane Cristianesimo come si nota dalle parole che rivolse a Tito: “Ci sono delle persone che devono essere biasimate, quelle che sovvertono tutti i membri delle famiglie, insegnando ciò che non si deve insegnare, e questo per un guadagno, per una cosa vergognosa”.

Applicando questo testo (Tito 1:11) al nostro tempo l’abate dice: “Si tratta di fare dei proseliti e trarne profitto. Si constata anche oggi: la vendita ambulante della dottrina continua”. E obiettando sull’attività di casa in casa egli prosegue: “Io sopprimerei volentieri tutti gli agenti e quelli che vendono di casa in casa i quali son diventati una vera piaga per le case di abitazione. Nel caso della religione, dell’ideologia, questa vendita ambulante è infinitamente più detestabile e biasimevole. Che si abbia un tempio legalmente riconosciuto; che si predichi; che s’inviti i cittadini mediante una discreta pubblicità, va bene; rimane la libertà. Ma la diretta sollecitazione di porta in porta è, dopo tutto, una violazione del domicilio, e ciò nel più sacro reame della coscienza religiosa”.

Che l’abate si riferisca all’attività dei testimoni di Geova, benché non li menzioni per nome, è evidente, dato che son essi quelli che nel Quebec ‘vendono la dottrina di porta in porta’, con ira del clero cattolico. Possono essi venire accusati di predicare per un guadagno egoistico? Quali sono i fatti? È vero, essi danno al popolo libri, contenenti da 300 a 400 pagine ciascuno, per una contribuzione di 325 lire; ma, dati i prezzi delle pubblicazioni oggi, quale profitto rappresenta questo? Inoltre, essi offrono con ogni libro un’ora alla settimana per un anno e più, aiutando il possessore a comprenderlo senza chiedere un solo centesimo. Quale profitto c’è in questo? Sta di fatto che anche se i testimoni di Geova ricevessero la massima contribuzione per ogni pubblicazione che danno, essi riceverebbero 35 lire di contribuzione per ogni ora che impiegano nella predicazione per le vie, di casa in casa e nelle abitazioni delle persone. Ma essi danno molta letteratura gratuitamente, per cui le effettive contribuzioni che ricevono sarebbero più vicino a 25 lire l’ora, e queste non bastano nemmeno per pagare la letteratura. Ci può forse essere qualche cosa di più fantastico della pretesa che i testimoni di Geova s’impegnino nella loro attività a scopo di lucro?

E questo non è tutto. Quando le persone si recano nelle loro Sale del Regno, non sono invitate a contribuire, non si fa nessuna colletta. Non si dice nulla dei doveri dei membri, perché non vi sono registri di membri. Non sentono affatto parlare di bazar, di giuochi d’azzardo o di altri espedienti per far denaro. Non si chiede nessun compenso, né direttamente né indirettamente, per i servizi battesimali e funebri. Possono dir questo le altre organizzazioni religiose? Può dire altrettanto la chiesa dell’abate Maheux?

Ed ora veniamo ai metodi seguiti dal testimoni di Geova. È la libertà di parola limitata ai “templi legalmente riconosciuti”? Legalmente riconosciuti da chi? Da funzionari politici cattolici romani? Oppure l’abate intende dire che la libertà esige che nessuno sia molestato nella propria casa dai ministri cristiani? In tal caso, egli si trova a ridire non soltanto contro i testimoni di Geova ma contro il loro grande e illustre fondatore Cristo Gesù e contro i suoi primi discepoli, gli apostoli. Cristo Gesù non poté aver pensato che visitare le persone nelle loro case fosse “infinitamente più detestabile e biasimevole” della vendita a domicilio di prodotti commerciali, poiché le Scritture contengono più di 130 riferimenti alla sua predicazione nelle case del popolo.

E pochi giorni dopo la Pentecoste gli apostoli furono occupati, “ogni giorno nel tempio e per le case non restavano d’insegnare e di evangelizzare Gesù Cristo”. E che dire dell’apostolo Paolo? Alcuni anni dopo, egli faceva esattamente la stessa cosa, come disse ai sorveglianti della congregazione di Efeso: “Non mi sia risparmiato per annunziarvi ed insegnarvi delle cose utili sia in pubblico che per le case”. (Atti 5:42; 20:20, Ti) È evidente che nessuno degli apostoli pensò di dover limitare la predicazione a “templi legalmente riconosciuti”.

Infatti, l’abate dovrebbe considerare la sua propria chiesa, poiché l’anno scorso i cattolici della diocesi di S. Diego s’impegnarono in una campagna quadrimestrale di casa in casa sotto la direzione del vescovo Buddy. Il settimanale cattolico americano Our Sunday Visitor ne rese noti i risultati: erano state visitate 95.000 case acattoliche; richiamati circa 5.000 cattolici; e “convertiti” quasi 2.000 acattolici, vale a dire, iscritti a classi d’insegnamento cattolico. E ci viene detto che questa campagna di S. Diego “dà una sorprendente dimostrazione dell’efficacia dei lavoratori laici nel reclutare seguaci”. Effettivamente, i cattolici di S. Diego fanno un complimento ai testimoni di Geova imitando temporaneamente la loro principale forma di attività. E, abate Maheux, non sarebbe meglio far questo anziché tentare di rafforzare “misure di pace” come quella di proibire l’attività di casa in casa?

Ogni singolo seguace di Cristo Gesù ha l’ordine di andare e ‘fare discepoli delle persone di tutte le nazioni’, e il comando profetico dice che “questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di una testimonianza”. Poiché la Parola di Dio non può tornare a lui a vuoto, i testimoni di Geova continueranno a predicare in ogni efficace modo possibile indipendentemente dalle obiezioni degli oppositori e dalle loro “misure di pace” con “oppressione in nome della legge”. (Sal. 94:20; Isa. 55:11; Matt. 24:14; 28:19, 20, NW) Poiché le cose stanno così, notino tutti gli oppositori, come l’abate Maheux, le parole di Paolo: “Perché noi non possiamo far nulla contro la verità, ma solo per la verità”. — 2 Cor. 13:8, NW.

Rallegratevi, o Genti, col suo popolo. L’Iddio della speranza vi riempia d’ogni gioia e pace nel credere, affinché abbondiate nella speranza per potenza di Spirito Santo. — Romani 15:10, 13, Co.

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