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  • Un sacerdote chiede scusa per le menzogne
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
w55 1/1 pp. 29-30

Un sacerdote chiede scusa per le menzogne

Da un missionario della Torre di Guardia nell’Uruguay

MENTRE eravamo impegnati nel lavoro missionario di casa in casa in Melo, nell’Uruguay, incontrammo numerose persone che dissero di sapere tutto quello che volevano sapere sui testimoni di Geova. Questo ci sorprese, perché queste persone sono generalmente umili e ansiose d’imparare. Quando chiedemmo loro che cosa sapessero, esibirono un periodico chiamato Toma y Lee, che vuol dire “Prendi e leggi”.

Questo periodico, in data 25 gennaio 1953, diceva che i testimoni di Geova erano un ramo della fede Avventista del Settimo Giorno; che il loro capo è il giudice Rutherford e il loro fondatore Charles T. Russell; che sono anime crudeli, le cui pubblicazioni sono contro Dio. Nelle edizioni del 31 gennaio e dell’8 febbraio 1953 di Toma y Lee, lo scrittore dichiarò che i testimoni di Geova insegnano che Cristo salì al cielo nel 1914; ch’essi non credono nella preghiera; non accettano Maria, vergine ‘madre di Dio’, e che, soprattutto, i testimoni di Geova negano l’esistenza della ‘Divinità trina’. Lo scrittore si riferiva spesso ai testimoni di Geova come ‘anime crudeli’, ‘idioti’, ‘lunatici’, ‘quelli che contaminano il nostro paese e i dintorni’, ‘gente impossibile’, ed altri sfavorevoli commenti.

Il 9 febbraio 1953 noi (due testimoni di Geova) decidemmo di visitare padre Guillermo Andulla, che era responsabile di questi articoli, per accertare i motivi di queste falsificazioni e menzogne. Il sacerdote c’invitò a sedere e discutere la nostra faccenda. Gli dicemmo che ci interessava la pubblicazione Toma y Lee, specialmente per il modo in cui trattava il soggetto delle “Religioni strane” in merito ai testimoni di Geova; e che eravamo particolarmente interessati a conoscere la fonte del materiale per i suoi articoli. Il sacerdote ci assicurò subito che le sue fonti erano numerose e accurate e che poteva provare tutto ciò che aveva pubblicato, specialmente intorno ai testimoni di Geova. Ma quando insistemmo per vedere i suoi documenti, egli, con qualche riluttanza, produsse un giornaletto e dichiarò che questo era la sua fonte. Gli chiedemmo se avesse indagato sulle informazioni prima di pubblicarle. Disse che l’aveva fatto, ma, aggiunse, non c’era veramente alcun bisogno di indagare, perché l’autore del giornaletto era il vescovo della diocesi, e non c’era assolutamente alcun motivo di pensare che egli avesse sbagliato.

Durante la conversazione egli ammise di non averci conosciuti personalmente, quindi gli chiedemmo se pensava che noi fossimo ‘anime crudeli’, ‘lunatici’, o ‘idioti’. Premurosamente egli disse di no; che tali espressioni erano riprovevoli e che si poteva punire chi le usasse. Allora gli dicemmo che ci aveva dato tali appellativi nella sua pubblicazione. Egli lo negò categoricamente. Ma quando prendemmo delle copie di Toma y Lee e gli mostrammo queste asserzioni diffamatorie con le menzogne e falsificazioni ch’egli aveva dette, divenne molto nervoso. Suggerimmo che ritirasse tutte le sue asserzioni nella successiva edizione di Toma y Lee, o sostenesse una querela in tribunale. Ci scongiurò di non far questo. Disse che gli era impossibile ritirare le cose che aveva scritte, ma promise che da quel giorno in poi non avrebbe pubblicato nessun’altra parola nel suo giornale contro i testimoni di Geova.

Trascorremmo più di un’ora con lui nell’ufficio della sua chiesa, e in questo tempo la sua attitudine cambiò notevolmente, da quella di individuo piuttosto sicuro di sé e impudente, a quella di un uomo alquanto mite. Lasciò la sua scrivania per stringerci le mani prima che uscissimo. Ci chiese di scusarlo e perdonarlo per il suo grave errore, e disse che chiedeva scusa non soltanto per sé ma anche per tutti i cattolici. Con questo lasciammo quindi il suo ufficio.

Per quanto ci riguardava, la questione non era ancora chiusa. Comprendevamo che la popolazione di Melo aveva diritto di sapere come la pubblicazione Toma y Lee aveva sbagliato nel suo rapporto sui testimoni di Geova. A questo scopo fu predisposto per un discorso per domenica 22 marzo 1953, in Plaza Constituciòn. Fu disposto, con l’unica radiostazione della città, che si facessero durante la settimana alcuni annunci della conferenza. Intanto che prendevamo queste disposizioni, il proprietario e il direttore della radiostazione si interessarono vivamente dello scopo del nostro discorso e suggerirono che raccontassimo la storia dell’organizzazione dei testimoni di Geova e che essi sarebbero stati lieti di trasmetterla per radio gratuitamente. Noi lo facemmo, e con nostra ulteriore sorpresa fecero l’annuncio alla radio a mezzogiorno, quando quasi tutti sono in ascolto. Lo stesso programma fu trasmesso di nuovo la sera e poi ancora alla fine della settimana. La radio fece un meraviglioso lavoro di preparazione per il discorso della domenica.

La domenica sera più di centocinquanta persone si radunarono per ascoltare il discorso. L’oratore citò le asserzioni, le falsificazioni e le impudenti menzogne contenute nel periodico, e poi, ad una ad una, chiaramente e logicamente le confutò. Dimostrò che i testimoni di Geova non sono e non furono mai Avventisti del Settimo Giorno; che i testimoni di Geova credono fermamente nella preghiera; che non sono ‘anime crudeli’ ma sono anime felici in attesa dell’adempimento della preghiera di Gesù in Matteo 6:9, 10.

Dopo aver trattato l’argomento con la Bibbia, l’oratore esortò l’uditorio a studiare le loro Bibbie per conoscere la verità. Li incoraggiò ad ‘accertarsi di ogni cosa; e attenersi a ciò che è giusto’. (1 Tess. 5:21, NW) Dichiarò con molto vigore che il motivo per cui il clero si oppone ai testimoni di Geova con menzogne e falsificazioni è perché questi insegnano la verità. Gesù disse: “Ora questa è la base per il giudizio, che la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno amato le tenebre piuttosto che la luce, perché le loro opere eran malvage. Poiché chi pratica cose vili odia la luce e non viene alla luce, perché le sue opere non siano riprovate. Ma chi fa ciò che è retto viene alla luce, perché le sue opere siano rese manifeste poiché sono state compiute in armonia con Dio”. — Giov. 3:19-21, NW; Matt. 24:9.

La reazione che risultò in seguito al discorso fu molto favorevole. Questa potrebbe essere considerata un’altra occasione in cui Geova trasforma una progettata “maledizione” in una benedizione. (Neh. 13:2) Come risultato, una buona testimonianza fu data all’onore e alla gloria del suo grande e santo nome.

Poiché avete contristato il cuore del giusto con delle menzogne, quand’io non lo contristavo, e avete fortificate le mani dell’empio perché non si convertisse dalla sua via malvagia per ottenere la vita, voi non avrete più visioni vane e non praticherete più la divinazione; e io libererò il mio popolo dalle vostre mani, e voi conoscerete che io sono [Geova]. — Ezechiele 13:22, 23.

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