“Le donne parlano troppo”
● Questo è il titolo di un articolo di Sophie Kerr nella rivista americana Saturday Evening Post dell’11 dicembre 1954. Dopo l’osservazione iniziale che “le donne sono divenute spaventevolmente verbose senza aver aggiunto nulla di speciale al cuore, alla mente o allo spirito per cui essere espressive”, ella dice della conversazione femminile: “Nessuna frase di qualsiasi parte è terminata senza interruzione, nessuna domanda è mai pienamente appagata, non si lascia finire nessun racconto, e se un’idea dovesse vagare nell’arena non sarebbe riconosciuta, e tanto meno sviluppata”. Anche se si riesce ad ottenere la parola “non pensate per un solo momento che l’opposizione effettivamente ascolti; no, l’opposizione è rannicchiata, tesa nel suo angolo, escogitando che cosa dovrà dire” quando potrà interrompere. “Le regole sono: Tutti parlano. Nessuno ascolta”. L’autrice Kerr stigmatizza la ultraloquace donna di oggi “la mitragliera di parole, caricata di munizioni”. Ma lamenta che la gran massa di esse sia tutta triviale, non degna d’essere pronunciata, e conclude: “Ammettiamolo. Le donne hanno bisogno di meno parole e più pensieri; meno chiacchiere e più silenzio meditativo; una scelta migliore di ciò che dicono e una maggiore gentilezza quando lo dicono”.
● Quale differenza può esservi con le donne teocratiche della visibile organizzazione di Geova! Esse hanno nel cuore, nella mente e nello spirito molte buone cose di cui essere espressive, eppure ascoltano con educazione mentre altri parlano, per notare come rendere edificanti le loro risposte. La conclusione sulle donne del mondo si applica anche agli uomini; entrambi i sessi potrebbero andare avanti bene con meno parole di maggior meditazione e potrebbero avere una migliore selezione di informazioni se riflettessero su ciò che la Parola di Geova dice dei tempi critici e difficili a superarsi che oggi si trovano di fronte al perplesso genere umano.