Lezione 9
Manoscritti delle Scritture Ebraiche
NEL quinto secolo prima di Cristo lo scriba Esdra partì da Babilonia e giunse alla città di Gerusalemme, circa 140 anni dopo che era stata devastata dagli eserciti di Nabucodonosor. In questo tempo c’era grande attività nella produzione di manoscritti delle Scritture Ebraiche; ma non perché ci fosse molto da scrivere per terminare l’intero numero di libri delle Scritture Ebraiche, anzi quasi tutti gli scritti originali erano completi. Salvo Esdra e Nehemia, solo il profeta Malachia doveva ancora contribuire al cànone ebraico.
Quindi non era una produzione di nuove Scritture a suscitare la movimentata attività nell’opera di manoscritti. Questa era piuttosto dovuta alla mutata condizione del popolo giudaico. Nel 607 a.C. il loro luogo centrale di adorazione era stato distrutto ed essi stessi condotti in schiavitù oppure dispersi. Quando in seguito Gerusalemme fu ripristinata e il tempio ricostruito, non tutti i Giudei dispersi per ogni dove ritornarono in Palestina. Essi non potevano andare a Gerusalemme per ascoltare la lettura delle Scritture. Invece, in tutto il vasto territorio della Dispersione Giudaica sorsero sinagoghe, e in queste sinagoghe i Giudei dispersi si radunavano in tanti piccoli gruppi per ascoltare la lettura della Parola di Dio. Copie della Bibbia scritte a mano dovevano essere riprodotte in gran numero per soddisfare la richiesta di copie degli scritti originali. Nessuna di queste copie prodotte nei giorni di Esdra esiste oggi, ma col passar del tempo altre copie furono fatte per sostituire quelle consumate per l’uso o distrutte dal tempo, in modo che anche oggi esistono circa 1.700 manoscritti delle Scritture Ebraiche, datate dal sesto secolo dopo Cristo in poi.
Il più antico manoscritto ebraico oggi esistente è conosciuto come il Papiro Nash. Vi sono solo quattro frammenti, che, uniti insieme, danno ventiquattro righe di un testo premasoretico dei Dieci Comandamenti ed alcuni versetti di Deuteronomio capitoli 5 e 6. La scrittura è senza punti vocali, e recentemente, secondo W. F. Albright, si è determinato che risalga al secondo secolo avanti Cristo.
Gli uomini che copiavano le Scritture Ebraiche prima di Cristo e durante il suo tempo erano chiamati scribi, o soferìm. Mentre copiavano trasmettendo il testo delle Scritture Ebraiche si prendevano delle libertà mutando talvolta il testo. I Masoreti (considerati in seguito) del periodo dopo Cristo non fecero cambiamenti, e al margine dei loro manoscritti riportarono delle annotazioni sul testo per richiamare l’attenzione sui cambiamenti fatti dai soferìm. Essi indicano i quindici punti particolari dei soferìm, cioè, le quindici parole o espressioni del testo ebraico segnate con puntini sopra e sotto. Alcuni di questi punti particolari non hanno alcuna influenza sulla traduzione italiana o sull’interpretazione; ma altri sì, e sono importanti. I soferìm permisero che il loro timore superstizioso di pronunciare il nome Geova li intrappolasse al punto di sostituirlo con Adonai (Signore) 134 volte e con Elohim (Dio) 17 volte. La Masora (commenti marginali fatti sul testo dai Masoreti) elenca questi cambiamenti. Inoltre, i soferìm o antichi scribi sono accusati di aver fatto almeno 18 emendamenti (correzioni), secondo un’annotazione nella Masora. Come esempio di questo, leggete il paragrafo 1, pagina 274, del libro inglese Il Nuovo Mondo, concernente Giobbe 32:3. La Masora elenca anche trentadue passi che hanno traduzioni diverse rispetto a un codice importante, e questi sono chiamati Severin. Anche in questo caso alcune di queste traduzioni riguardano semplicemente particolari insignificanti come l’ortografia, ma altre riprendono gli scribi su punti in cui è implicato il senso dei versetti scritturali.
Dopo il periodo dei soferìm con i loro molti cambiamenti del testo delle Scritture Ebraiche, probabilmente già nel secondo secolo dopo Cristo i manoscritti ebraici in sole consonanti furono fissati nella forma. Il testo ebraico che ora conosciamo nei manoscritti esistenti e nelle edizioni stampate della Bibbia Ebraica è quello del cosiddetto “testo masoretico”. Di solito se ne attribuisce lo sviluppo al periodo fra il sesto e l’ottavo secolo dopo Cristo. Questo testo non cambia il testo ebraico in consonanti prima stabilito, ma apporta indubbiamente alcune inestimabili contribuzioni che rendono chiara la forma del testo in consonanti.
Il testo masoretico era l’opera di un gruppo di dotti ed eruditi Giudei chiamati “Masoreti”, o Baalei Hamasora, cioè, “signori della tradizione”. Prima del testo masoretico la Bibbia Ebraica non aveva punti vocali o segni per indicare il suono vocale. Il testo originale ebraico era, certamente, composto tutto di consonanti, ed i suoni vocali venivano aggiunti con facilità dai lettori esercitati nella lingua. I Masoreti escogitarono un sistema di segni chiamati punti vocali, che indicavano il suono vocale della parola secondo la tradizione orale. Un sistema di segni di accenti garantiva ulteriormente la pronuncia esatta. Non è conosciuta la data precisa in cui furono introdotti i punti vocali, ma probabilmente era il settimo secolo per il sistema tiberiano od occidentale e il sesto secolo per il sistema babilonese od orientale. Il sistema occidentale mette i punti vocali sotto la riga ebraica, ed ora si trova in tutte le edizioni stampate della Bibbia Ebraica. Il sistema babilonese li mette sopra la riga.
Inoltre i Masoreti fecero una certa quantità di annotazioni sul testo, chiamate ora “Masora”. In origine la Masora era separata, ma in seguito fu trasferita ai margini dei manoscritti biblici. Queste annotazioni non sono interpretazioni del testo, bensì una specie di indice delle sue caratteristiche. Essi calcolavano quanti versetti erano in ciascun libro, quanti versetti cominciavano con certe lettere, ed altri simili particolari. Indicavano se le parole dovevano essere scritte per intero o se erano imperfette, i loro punti vocali e la loro pronuncia, e quante volte si trovavano nel testo. Calcolarono perfino quante volte ciascuna lettera dell’alfabeto ebraico si trovasse nel testo biblico. Indicarono le quindici occasioni in cui i soferìm o scribi avevano segnato punti particolari con parole o espressioni, oltre ad altre annotazioni di valore. Se la Masora differiva dal testo di consonanti, ciò veniva indicato nel margine con la parola Qerì, che significa “da leggere”. Quindi, ponendo in margine il suggerimento di leggere, essi non cambiavano affatto il testo scritto così come era stato tramandato ai Masoreti dal tempo dei soferìm. Lo spirito masoretico, secondo il professor Rotherham, era “non cambiare nulla, riprodurre tutto, difendere e salvaguardare tutto”. Essi si dedicarono a registrare il testo tradizionale proprio come l’avevano ricevuto.
Lo studioso giudaico Pinner aveva un certo numero di manoscritti designati col suo nome. Pinner Nº 1 è un rotolo di pelle del Pentateuco, e contiene per intero i cinque libri di Mosè. Non contiene punti vocali, accenti o la Masora, particolari indicanti un tempo molto antico. Secondo le note questo manoscritto o rotolo era stato corretto nell’anno 580 (d.C.) e quindi era stato scritto alquanto prima, probabilmente 1400 anni fa. Se le note sono autentiche, è il più antico manoscritto delle Scritture Ebraiche conosciuto, ad eccezione di un altro manoscritto, il Codice Petropolitanus, che porta la dubbia data del 489 d.C. (Il più antico è sempre il Papiro Nash; ma è soltanto un frammento).
Vi furono otto manoscritti fondamentali riconosciuti dai Giudei per l’esattezza e il valore del loro testo. Sono ora smarriti, ma se ne conservano ancora dei brani. Questi otto manoscritti sono: (1) Il Codice di Hillel; (2) il Codice Babilonese di Ben-Naftali; (3) il Codice d’Israele; (4) il Codice Egiziano di Ben-Asher; (5) il Codice Sinai, del Pentateuco; (6) il Pentateuco di Gerico; (7) il Codice Sanbuki; e (8) il libro Taggin. L’Helali o Codice di Hillel (in Spagna) prese probabilmente il nome dal Giudeo che lo scrisse, e fu prodotto verso il 600 d.C. Questo codice riportava i punti vocali e accenti tiberiani o sottolineari, e anche la Masora. Fino all’anno 1500 d.C. servì come modello e ne furono fatte delle copie, ma ora è andato smarrito. Tuttavia, Geova Dio ha provveduto che l’afflusso di manoscritti delle Scritture Ebraiche si mantenesse costante col trascorrere degli anni per preservare la sua Parola fino ad oggi.
[Domande per lo studio]
1. Qual era la situazione relativa alla produzione di manoscritti delle Scritture al tempo di Esdra?
2. Quali circostanze resero necessaria la produzione di molte copie di manoscritti della Bibbia?
3. Qual è oggi conosciuto come il più antico manoscritto delle Scritture Ebraiche esistente?
4. Descrivete i soferìm; quali cambiamenti apportarono al testo biblico?
5. Quando venne fissata la forma del testo ebraico in consonanti?
6. Qual è il testo ebraico che si presenta ora nei manoscritti esistenti e nelle edizioni stampate della Bibbia Ebraica? e quando fu sviluppato?
7. Quale chiarificazione apportò al testo stesso?
8. Che cosa è la “Masora”? e quali informazioni fornisce?
9. Ad eccezione dei frammenti del Papiro Nash, quali manoscritti ebraici esistenti sembrano probabilmente i più antichi?
10. Quali furono gli otto manoscritti fondamentali più pregiati dai Giudei?
[Immagine a pagina 284]
Una porzione del Papiro Nash, testo ebraico premasoretico, senza punti vocali e segni di accento, e scritto secondo lo stile occidentale. Questo frammento fa parte del testo del Decalogo.
[Riquadro a pagina 285]
זיהי בִשְׁמזֹנים שָׁנָה זְאַרְכַּע מֵאוֹת שָׁנָה לְצֵאת
l’uscita del anno centesimo quattro e anno ottantesimo nel era Ed
בְּנֵי־יִשְׂרָאֵל מֵאֶרֶץ־מִצְרַיִם בַּשָּׁנָה הָרְבִיצִית בְּחרֶשׁ
mese in quarto l’anno nel Egitto di paese dal Israele di figli
זִו הזּא הַחֹרֶשׁ הַשֵּׁנִי לִמְלֹךְ שְׁלֹמֹה עַל־יִשְׂרָאֵל
Israele sopra Salomone regno del secondo il mese il esso Zif
Testo masoretico ebraico, con punti vocali e segni di accenti, scritto secondo lo stile orientale di lettere quadrate. Questo frammento è la prima parte del testo in 1 Re 6:1, e la traduzione italiana, parola per parola, si legge da destra a sinistra.