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  • Il mio scopo nella vita
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 1/5 pp. 264-268

Il mio scopo nella vita

Narrato da Hazel O. Burford

AVETE mai desiderato qualcosa così intensamente da sembrarvi che ogni fibra del vostro organismo la bramasse? E poi, quanto felice siete stato quando l’avete ottenuta! Comprenderete ora che cosa ha significato per me fare il servizio di pioniere. Da quando avevo quattordici anni, età in cui mi ero dedicata, volevo fare proprio ciò che avevo fatto voto di fare: dedicare tutto il mio tempo, tutte le mie forze e tutta la mia energia a studiare e quindi aiutare altri ad apprendere le verità che tanto mi rallegrano. Per me, ubbidire a Romani 12:1 significava servizio continuo; quindi i miei anni di scuola superiore non furono completamente felici.

Al termine della scuola ricevetti un diploma, ma il mio sogno ancora non si realizzò. I miei genitori, non dedicati, non si opposero però mai al mio desiderio di formulare o adempiere la mia dedicazione. Pensavano che avendomi essi data un’educazione, stava ora a me seguire la mia propria strada. Conformemente, mi dedicai alla mia seconda passione, la professione d’infermiera. Il 1º settembre 1925 entrai per l’addestramento nell’Ospedale dei Fanciulli a Denver, nel Colorado. In questa attività trovai molta gioia. Ma qui si presentò un nuovo pericolo per il conseguimento del mio scopo nella vita:

Essendo occupata per dieci ore su ventiquattro, oltre alla nostra frequenza alle classi e lo studio, la mia partecipazione alle adunanze e il mio servizio divennero molto irregolari, ed infine cessarono, per le ansietà di questa vita che stroncavano la produzione del frutto del Regno. Lo zelo si era raffreddato. Da un membro della congregazione di Denver mi furono dati alcuni consigli scritturali. Sentendo vergogna, acconsentii con riluttanza a partecipare al servizio in comitiva nel pomeriggio del sabato seguente. Ci andai; ma non v’era nessun’altro. La mia riluttanza divenne gradualmente ardore. Come desideravo che qualcuno venisse! Volevo andare in servizio. Dopo un’ora di attesa, cominciai ad essere assalita da un terrore agghiacciante, mentre la mia coscienza mi condannava. Ero stata così negligente, certo Geova mi aveva voltato le spalle! Ritornando nella mia camera nella casa delle infermiere mi gettai in ginocchio, supplicando perdono e un’altra opportunità di servire. Qualche tempo dopo mi tranquillizzai con la determinazione di fare del mio meglio d’allora in poi e di confidare nel misericordioso e amorevole Dio per i risultati.

Gli anni successivi hanno abbondantemente provato che avrei avuta la tranquillità mentale e la felicità soltanto facendo del mio meglio per assolvere la mia responsabilità di conseguire il mio scopo nella vita.

Nell’autunno del 1929, con l’inizio della crisi economica negli Stati Uniti, fui diplomata dalla scuola per infermiere. Circa trenta altri diplomati avevano la prevalenza su di me ed il servizio era poco e raro, consistendo soltanto dei casi meno desiderati. Nel gennaio seguente (1930) aiutata da un amico di famiglia, fui assunta per lavorare con uno dei migliori e più attivi chirurghi dell’Ovest. Paga eccellente, un aumento ogni sei mesi, orario di lavoro regolare; tutto ciò mi permise di assistere a tutte le adunanze e di andare nel servizio ad ogni fine di settimana. Che cos’altro avrei potuto desiderare?

Il servizio continuo era la mia mèta! Ma mi accorsi che perfino alcuni dedicati mi consideravano fanatica, per desiderare tal cosa. Tenevo presente che mi ero dedicata per dare tutto e principalmente me stessa, e non potevo essere soddisfatta con meno.

L’annuncio del congresso internazionale di Columbus, Ohio, nel luglio 1931, sollevò un nuovo problema per me. Nel Colorado l’estate è la stagione dell’anno in cui c’è maggiore attività. Nell’ufficio del dottore nessuno prendeva le vacanze da maggio a novembre; quindi per me il congresso era impossibile. Tuttavia, non avendo mai assistito ad una grande assemblea, con l’avvicinarsi del tempo stabilito il mio desiderio di parteciparvi divenne quasi irresistibile. Avevo risparmiato quasi mille dollari, e il primo giugno lasciai il mio posto di lavoro e feci domanda per il servizio continuo, con l’intenzione di partecipare al congresso, trovare una compagna e continuare a conseguire il mio scopo nella vita, il servizio continuo.

Il congresso fu più bello di quanto avessi mai sognato, un magnifico stimolo prima di lanciarmi nella carriera che avevo scelta. In seguito si prospettò il problema di trovare una compagna. Cercavo qualcuna con un’automobile, ma vidi presto che tutti gli altri aspiranti pionieri facevano lo stesso; quindi mi servii di quasi tutti i miei risparmi per comprare un’automobile. Poi, confidando moltissimo sulla promessa di Geova di provvedere per noi se cerchiamo prima il Regno, io e un’altra signorina andammo a lavorare nel Texas. Anch’essa non aveva mai fatto la pioniera.

Commettendo errori e correggendoci imparavamo, e ciò era molto divertente. Il nostro territorio si trovava nella parte orientale del Texas, vicino ai campi dei nuovi pozzi di petrolio di Gladewater, dove non era ancora giunta la crisi economica. La nostra distribuzione di letteratura era abbastanza buona, ma non sufficiente a pagare l’affitto della nostra camera mobiliata. Così mettemmo insieme le nostre poche risorse, comprammo una tenda ed altri rifornimenti da campeggio e ci recammo nelle zone rurali. Era magnifico durante il chiaro tempo autunnale! Risparmiavamo benzina e tempo per viaggiare accampandoci ogni giorno dove terminava il nostro lavoro, per cominciare di lì il giorno dopo. Ma col giungere delle piogge invernali, del ghiaccio e della neve occasionale, fummo costrette a ripararci meglio; quindi prendemmo in affitto una capanna che gli agricoltori provvedevano ai loro lavoratori nelle piantagioni di cotone. Lussuosa? No, non troppo; ma dovendo trasportare l’acqua, tagliare la legna, cucinare su di un focolare, era divertente affrontare e sormontare ciascun problema, con la soddisfazione di aver ‘fatto come tu mi hai ordinato’ e di aver anche aiutato altri ad imparare la via della vita. Piogge costanti e strade quasi insormontabili che attraversavamo nello sforzo di raggiungere ogni casa nel nostro territorio contribuirono al nostro successo. Operai dei pozzi di petrolio, spaccalegna e contadini ci aiutavano ogni giorno ad uscire da una pozzanghera dopo l’altra. Volevano sempre sapere perché due signorine sole dovevano raggiungere quella tal casa su una simile strada con un tale tempo. Così avevamo molte opportunità di testimoniare, sedute all’estremità di un palo o mentre mettevamo pietre sotto la ruota già sollevata dal fondo fangoso. Era uno sforzo per l’automobile ed anche per noi, ma alla fine di ciascun giorno ci addormentavamo profondamente soddisfatte.

In primavera la mia compagna si sposò e la sorella di suo marito divenne mia compagna; quindi tutti e quattro lavorammo insieme. Dato che in quei tempi non vi era l’opera delle visite ulteriori e degli studi biblici, in maggio avevamo completato il lavoro nella nostra assegnazione e ci mettemmo in viaggio verso l’Ovest, lavorando quell’estate nel mio territorio nativo del Colorado. Ma un mese dopo il nostro arrivo la mia prima compagna e suo marito lasciarono per un po’ di tempo l’opera di pioniere ed io e la sorella di lui continuammo da sole per i successivi cinque anni. Da bambina ella aveva avuto la poliomielite, ed era troppo debole per compiere molti dei lavori necessari in territorio isolato; pertanto il mio lavoro fisico era più pesante, come cambiare le gomme, lubrificare la macchina, ecc.; ma ella, era un’eccellente studiosa della Bibbia, spiritualmente molto matura, ed era un vero aiuto per me. Suo fratello e la moglie ci costruirono una casa rimorchio che ci permise di continuare in territorio difficilissimo. Imparammo la differenza tra l’uso di certe cose necessarie e la mancanza di altre che noi riteniamo necessarie.

Ma l’afflitto corpo della mia piccola e zelante compagna non poté seguire il suo spirito volenteroso, e nella primavera del 1937 dovette abbandonare il servizio continuo.

Conseguendo il mio scopo nella vita, continuai come pioniera con una famiglia dell’Oregon, e mediante la sua generosa assistenza mi trasferii con essa nel Kentucky per lavorare e guadagnare abbastanza da poter assistere al congresso di Columbus, Ohio, in quella estate. Questo fu per me una vera festa, dopo gli anni trascorsi in territorio isolato. Trovai anche una pioniera anziana con cui lavorare. Fu molto più facile lavorare nelle piantagioni di cotone dell’Alabama che non nei poderi del Texas; la distribuzione di letteratura era buona, e mi permise di fare un viaggio a casa per visitare mio padre invalido che non avevo visto da quasi otto anni. Mi associai a una giovane sorella della mia congregazione nativa che da tempo desiderava cominciare il servizio di pioniere e che aveva bisogno soltanto di un piccolo aiuto per lanciarsi. Per parecchi anni lavorammo insieme nel Sud e sin da allora ella ha ricevuto il diploma alla scuola di Galaad, ed ora lavora come missionaria nel Salvador.

Nel 1941, lavorando nel territorio isolato del Kentucky occidentale, partecipammo all’assemblea di zona (ora circoscrizione) a Cape Girardeau, nel Missouri. Mentre lavoravo per la mensa dell’assemblea preparando la cena fui chiamata da una telefonata interurbana, con cui mi veniva offerto il privilegio di aiutare a curare il fratello Rutherford, allora molto malato in un ospedale di Elkhart, nell’Indiana. Scossa dalla notizia della sua malattia, consapevole della grande responsabilità che avrei dovuto assumermi, il mio primo impulso fu di rifiutare; ma, non volendo mai rifiutare un’assegnazione per timore che non me ne fosse poi data un’altra, con tutta sincerità accettai. Partii subito dal luogo dell’assemblea e feci i preparativi necessari per il mio nuovo servizio, che intrapresi trentasei ore più tardi entrando nella camera del nostro fratello gravemente ammalato. Una settimana dopo ebbi il privilegio di accompagnare il fratello Rutherford ed il suo gruppo in California nella Beth-Sarim, la “Casa dei Principi”, ove vivemmo durante le otto successive settimane fino alla sua morte, l’8 gennaio 1942. Se non fossi stata una pioniera quello speciale e prezioso servizio non mi sarebbe stato affidato, poiché tutti i suoi associati e assistenti provenivano dai ranghi dei servitori a pieno tempo.

Dalla California tornai direttamente al mio ultimo gruppo nel Somerset, Kentucky. Qui dovemmo subire vera opposizione, fummo ripetutamente arrestati e passammo vario tempo in carcere; ma a causa di ciò un’alta corte del Kentucky pronunciò infine a nostro favore una sentenza che da allora ha mantenuto qui la via aperta per l’opera.

Nella storia teocratica il 1943 è notevole per l’apertura di Galaad. Con gioia indescrivibile ricevetti l’invito a frequentare la seconda classe che cominciava in settembre. Quell’estate visitai mia madre, ora vedova, accompagnandola all’assemblea di distretto di Denver. Ero veramente traboccante di gioia quando potei essere presente alla sua immersione. Quindi andai a Galaad, per trascorrervi cinque mesi della più sublime gioia mai provata.

L’anno seguente fu per me una vera battaglia. Bramavo così ardentemente quell’atmosfera del nuovo mondo di Galaad che ero quasi scontenta della mia assegnazione a Perth Amboy, nel New Jersey; ma sforzandomi di continuare a conseguire il mio scopo nella vita, alla fine vinsi e cominciai veramente ad essere di nuovo felice nel servizio.

Poi ricevemmo la notizia che quattro di noi dovevano lavorare nel Panama. I caldissimi tropici! Pensai subito che non avrei potuto vivere a lungo in quel caldo. Ma altre creature come me erano vissute qui per generazioni, mi dicevo per rassicurarmi, perché dunque non avrei potuto lavorarvi anch’io? Nove anni di servizio missionario nell’Istmo di Panama hanno dimostrato l’infondatezza dei miei timori. Al mio arrivo, il 28 dicembre 1945, un’altra verità si affermò nella mia mente: la mia famiglia, la mia gente, è in qualsiasi luogo del mondo, e nell’opera missionaria non c’è mai ragione di sentirsi soli o tristi per la lontananza da casa. La mattina presto dopo il nostro arrivo un proclamatore dell’altra parte dell’Istmo era alla nostra porta per portarci con la sua automobile alla nostra assegnazione a Colon, sulla sponda atlantica. Sebbene la sua pelle avesse una tinta molto più scura della nostra, egli aveva il radioso sorriso del Regno, la stessa amorevole considerazione e desiderio di servire dei nostri fratelli lì nella Bethel. Da quella mattina del nostro primo incontro per più di quattro anni di lavoro in comune egli ed altri fratelli e sorelle non erano mai troppo occupati o stanchi per aiutarci in qualsiasi problema nella nostra nuova casa. Erano così ansiosi di avere aiuto per compiere l’opera e cooperarono così bene che in quel periodo di tempo avemmo la gioia di vedere il piccolo gruppo di proclamatori, circa quindici, aumentare fino a formare una ben organizzata congregazione di quasi cento. Dopo aver lavorato qui per circa due anni fu ritenuto consigliabile formare una congregazione di lingua spagnola, e sebbene parlassi ancora poco la lingua spagnola, ebbi il privilegio di lavorare con la congregazione dal suo inizio ed anche di servire in essa come servitore.

Poiché le congregazioni nelle città costiere della Zona del Canale erano ben stabilite, la Società decise di aiutare le persone di buona volontà nell’interno del Panama; quindi nel 1950 fui una delle quattro scelte per andare a Chitre. Qui cominciammo veramente a comprendere l’efficacia del miracolo compiuto da Geova alla Torre di Babele, mentre lottavamo per presentare il nostro prezioso messaggio in spagnolo comprensibile. Da quando avemmo completato il nostro addestramento a Galaad, avevamo costantemente studiato e potevamo leggere abbastanza bene, ma ora ci rendevamo conto che il nostro modo di parlare era del tutto inadeguato alle numerose situazioni che incontravamo. Dopo quasi un anno fu organizzata una congregazione, e noi quattro sorelle vi occupammo posizioni di servitori. Quando nel dicembre del 1952 ci fu chiesto di ritornare nella città di Panama, lasciammo a Chitre un gruppo di otto proclamatori, con fratelli locali addestrati per le posizioni di servitori. Con le benedizioni di Geova la congregazione di Chitre è ora quasi raddoppiata.

Nel maggio 1954 fu organizzata una congregazione nella stessa Zona del Canale, e all’inizio fecero rapporto otto proclamatori; dodici mesi più tardi, venti. Le benedizioni di Geova ci rendono tutti ricchi e forti spiritualmente. In molti quartieri lavoriamo tutto il giorno fra lo squallore e la sporcizia di appartamenti affollati. La sera ritorniamo in una casa pulita e arredata, tenuta per i missionari dalla Società, dai nostri fratelli. Quindi ora comprendo che questi ultimi ventitré anni sono stati bene spesi conseguendo il mio scopo nella vita, e spero di proseguire nel servizio continuo per sempre, in qualsiasi incarico Geova voglia benevolmente affidarmi.

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