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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 15/8 pp. 508-510

Lezione 42

Isaia

ISAIA è il primo dei tre che sono comunemente chiamati “profeti maggiori”; cioè, primo per ordine di tempo e di disposizione nel cànone. Il suo servizio profetico fu compiuto durante i regni dei re giudei Uzzia, Jothan, Achaz ed Ezechia. Pare che egli cominciasse a profetizzare poco tempo prima della morte di Uzzia (774 a.C.) e continuasse per anni almeno fino al quattordicesimo anno di Ezechia (732 a.C.). (Isa. 1:1; 6:1; 36:1) Questo protrarrebbe il suo lungo periodo di servizio a oltre quarantadue anni, almeno; e sembra probabilissima un’attività di servizio di parecchi anni più lunga. La tradizione dice che Isaia visse fino al regno dell’empio e sanguinario re Manasse, che fece segare l’anziano profeta, e questa fu la vile azione che indusse Paolo a scrivere l’espressione che si trova in Ebrei 11:37. Ma ricordate questa è solo tradizione. Contemporanei di Isaia furono i profeti Osea, Michea e Oded. (Osea 1:1; Mich. 1:1; 2 Cron. 28:6-9) Su Isaia personalmente ci sono scarse informazioni. Egli fu figlio di Amoz (non il profeta Amos), fu sposato con una profetessa, dalla quale ebbe almeno due figli, e scrisse alcune opere storiche oltre al libro biblico di Isaia. (Isa. 1:1; 7:3; 8:3, 18; 30:8; 2 Cron. 26:22) Il suo nome significa “salvezza di Jah”.

Il libro di Isaia si potrebbe dividere in tre parti: i capitoli 1-35 contengono profezie di vasta portata concernenti diverse nazioni, che sembra siano state pronunciate prima che l’Assiria invadesse Giuda e assediasse Gerusalemme; i capitoli 36-39 sono principalmente storici e fanno il racconto dell’invasione di Sennacherib, e narrano anche la malattia, la guarigione e l’indiscrezione di Ezechia quando mostrò i suoi tesori al figlio del re di Babilonia; i capitoli 40-66 comprendono profezie che riguardano principalmente la restaurazione del fedele rimanente dalla cattività babilonese, in miniatura, e nell’adempimento maggiore la restaurazione assai più grande avvenuta molti secoli dopo sotto il più grande Ciro. Sembra che quest’ultima parte di ventisette capitoli sia stata scritta dopo la sconfitta di Sennacherib e dopo che era stata sventata la minaccia del dominio assiro quando l’attenzione profetica era rivolta unicamente verso la futura minaccia babilonese. Essa fu scritta probabilmente durante i pacifici quindici anni aggiunti alla vita del re Ezechia. Notevole nelle profezie di Isaia è l’ampia testimonianza relativa a Cristo, al Suo regno e al restaurato unto rimanente di oggi e ai suoi compagni, le “altre pecore” o “stranieri”. Il contenuto di ciascuna parte viene qui esposto in breve.

Parte prima, capitoli 1-35: Con maestoso ardore il profeta di Geova invita tutta la creazione a prestare orecchio mentre egli rivela la controversia di Dio col suo popolo dichiarato. Il grande Teocrata è stanco dei loro abominevoli digiuni, feste e sacrifici tradizionali; ma allontanandosi dalla falsa religione, i loro peccati simili allo scarlatto diverranno bianchi come la neve e negli ultimi giorni persone di tutte le nazioni accorreranno quindi a Sion e a Gerusalemme per imparare la legge e i pacifici propositi di Geova. Ad un tratto il profeta si rivolge a Giuda e denuncia le sue idolatrie, ne predice le afflizioni e indica la mancanza di conoscenza come causa della sua cattività; Isaia ha una visione della gloria di Geova nel tempio, le sue labbra sono purificate ed è inviato a profetizzare. La Siria e Israele si alleano contro Giuda, ma è preannunciata la caduta dei cospiratori sotto l’Assiria; Giuda è messo in guardia contro le leghe di nazioni ed è ammonito di temere Geova; dopo aver preannunciato la sua nascita umana da una vergine il profeta rivela il regno eterno del Messia, il suo incremento e la sua pace; la Siria sarà adoperata come una verga di correzione da Geova, ma a sua volta cadrà per decreto divino e un rimanente di Israeliti fedeli ritornerà all’adorazione di Dio; Israele è confortato conoscendo il pacifico regno di Cristo e il promesso ritorno di un fedele rimanente dal quale si ritrae l’ira di Dio.

L’attenzione si rivolge quindi a Babilonia; è predetta la sua distruzione mediante i Medi; nella persona del re di Babilonia è raffigurata la caduta di Satana; si succedono quindi messaggi di calamità contro Moab, Damasco, Etiopia ed Egitto, e di nuovo Babilonia, poi Monte Seir, Arabia, Giuda e Tiro. I giudizi di Dio annunciano la desolazione sul paese a causa della violazione del patto eterno, ma un rimanente ritornerà e parteciperà a un convito di cibi succulenti divinamente provveduti, sarà liberato dalla morte, e canterà un cantico di lode e fiducia in Geova; ma Egli distruggerà le mostruose potenze mondiali che dominano il “mare” dell’umanità, e un inondante flagello spazzerà via gli schernitori di Efraim e i capi di Gerusalemme che confidano in un supposto patto con la morte e con l’inferno invece di accettare la provata pietra di fondamento posta in Sion, il Messia Cristo. Una calamità è annunciata a coloro che come ubriachi adorano secondo precetti umani, e a coloro che confidano nelle armi carnali dell’Egitto per esser liberati; è riaffermato il proposito divino di far sentire all’Assiria il fuoco della distruzione; è predetto il regno di un giusto re con i suoi prìncipi; sono dichiarate l’indignazione e la vendetta di Geova contro tutte le nazioni per vendicare il maltrattamento di Sion; e l’ultimo capitolo di questa parte descrive mirabilmente le prospere condizioni della restaurata organizzazione visibile di Geova e le gioie benedette del Suo fedele e restaurato rimanente che torna ad essa.

Parte seconda, capitoli 36-39: Qui è narrata l’invasione di Sennacherib contro Giuda nel quattordicesimo anno del re Ezechia; sono riportati i blasfemi discorsi di scherno di Rabshake; Ezechia manda servitori a interrogare Isaia; una confortante profezia contro l’altero Assiro viene da Geova mediante Isaia; e infine di come Dio annienta gli invasori e Sennacherib è in seguito a ciò assassinato dai suoi due figli mentre adora nel tempio dei suoi dèi demonici. La mortale malattia di Ezechia è guarita e quindici anni sono aggiunti alla sua vita; egli mostra indiscretamente i suoi tesori agli occhi esterrefatti del principe babilonese Merodac-Baladan, e Isaia predice quindi il tempo della cattività babilonese in cui questo tesoro sarà portato a Babilonia insieme al popolo di Giuda.

Parte terza, capitoli 40-66: Come è stato già dichiarato, questa parte parla ripetutamente della cattività babilonese, e in particolare della caduta di Babilonia e della restaurazione di un fedele rimanente a Sion o Gerusalemme. Ma la nostra considerazione di questa parte non dovrebbe limitarsi ai ristretti confini degli adempimenti in miniatura avvenuti molto tempo fa; la nostra veduta di queste gloriose profezie dovrebbe elevarsi molto al disopra e oltre questi limiti letterali raggiungendo altezze sublimi nella profezia riguardante il Messia, il suo regno e le benedizioni e trionfi del suo regno. All’inizio (40:1-31) sono predetti la consolazione della Sua organizzazione e il precursore del futuro Messia, ed è vigorosamente descritta l’incomparabile sapienza e potenza di Geova. Egli favorirà il suo perseguitato servitore e mostrerà che tutti gli oppositori son nulla; il suo Servo eletto porterà liberazione, libertà e luce; un popolo che servirà come testimoni di Geova sarà redento dalla cattività; circa duecento anni in anticipo è predetto l’invio del liberatore Ciro per colpire l’oppressiva Babilonia, affinché quando sarebbe venuta la liberazione Israele sapesse che Geova l’aveva prestabilita. Essendo Ciro il conquistatore di Babilonia, logicamente sono predetti per l’idolatra Babilonia umiliazioni, lutti e morte; ma il servo di Geova libererà il rimanente di Geova dalla schiavitù e i radunati di tutte le nazioni saranno una sorprendente moltitudine; il calice del suo furore è allontanato quindi per sempre dalle labbra della restaurata organizzazione di Geova ed esso sarà dato agli ostinati persecutori che sicuramente lo dovranno bere fino all’ultima goccia! Destata, rinvigorita, Sion sorge dalla polvere e i suoi figli partono da Babilonia come puri vasi per proclamare buone notizie.

Il capitolo 53 predice le sofferenze di Cristo sulla terra; i tre capitoli che seguono mostrano che la “donna” di Dio ch’era stata per lungo tempo sterile diviene una felice madre di molti; l’erede del davidico patto del regno è promesso come Principe e Governatore dei popoli; a lui si uniranno non solo un rimanente secondo il patto ma anche stranieri di tutte le nazioni.

Il rincuorante tema di sconfinata prosperità e produzione s’arresta nei capitoli 57-59 per smascherare le idolatrie di falsi adoratori e per avvertire della venuta del Redentore a Sion per il giudizio. Il tema riprende con accresciuto vigore e tocca nuove altezze mentre il capitolo 60 mostra che i Gentili si uniscono alla splendente Sion e al suo unto rimanente in moltitudini senza precedenti, come un mare che dilaga, come dense nubi di colombi che volano; le porte di Sion sono continuamente aperte per accogliere quelli che si radunano perché uno divenga un migliaio, il più piccolo una nazione potente. Il Messia Cristo è l’unico incaricato di adempiere tutto questo, con lo spirito d’unzione di Geova, e come risultato della sua opera di ricostruzione Sion è chiamata con un nome nuovo, egli è anche colui che calca lo strettoio dell’ira di Geova riversando la vendetta divina sul mondo di Satana; l’immutabile proposito di Geova di squarciare i vecchi cieli e di scuotere la vecchia terra e anche di creare nuovi cieli e nuova terra è quindi dichiarato, e in tale nuovo mondo senza fine tutta la creazione, compresa ogni carne sulla terra, verrà regolarmente ad adorare il suo Sovrano e Creatore.

Naturalmente i “grandi critici” della Bibbia che si compiacciono di colare i moscerini che neanche esistono esprimono dubbi riguardo a questo libro sui quali cianciano vanamente, e il principale è che Isaia non scrisse effettivamente la terza parte del libro, cioè, i capitoli da 40 a 66. La loro cosiddetta prova è tanto debole che non vale la pena di dedicare spazio per presentare la piena e sovrabbondante evidenza che Isaia ne fu lo scrittore. (Si vedano Atti 8:30-35 e Isaia 53:7, 8). Altri vanno in estasi per lo stile letterario del libro, che è davvero d’incomparabile bellezza, e non apprezzano affatto ciò che ha maggior valore, il suo contenuto ispirato. L’autenticità del libro non può esser contestata con successo. Molte delle sue profezie furono adempiute in miniatura sulla nazione giudaica, molte altre furono adempiute da o in Cristo Gesù quando fu sulla terra, e molte di esse hanno avuto o stanno avendo ora il loro adempimento maggiore e completo. Eccetto Mosè, nessuno dei profeti ebraici è citato così spesso nelle Scritture Greche Cristiane come Isaia.

[Domande per lo studio]

1. Quando servì Isaia come profeta?

2. Che cosa si sa di lui personalmente?

3. Come si può dividere il libro?

4. A quale tempo appartiene ciascuna divisione?

5. Che cosa comprende la prima parte?

6. Quale storia e profezia sono narrate nella seconda divisione?

7. Da quale punto di vista si dovrebbe considerare la profezia d’Isaia, particolarmente la terza parte?

8. Riassumete il contenuto della terza parte, con questa più ampia considerazione.

9. Come i pedanti “grandi critici” screditano ancora la Parola di Dio?

10. Che cosa si può dire sull’autenticità del libro d’Isaia?

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