Domande dai lettori
● È appropriato che un fratello tenga il servizio funebre di un individuo che non era mai stato testimone di Geova e che si è suicidato? — K. L., Stati Uniti.
Tutto dipende dalla coscienza del fratello nella verità a cui potrebbe essere richiesto di compiere il servizio funebre. Se la sua coscienza si ribella a causa del suicidio, egli non dovrebbe andare contro la propria coscienza compiendo la cerimonia. Se un altro fratello capace pensa in coscienza di poterlo fare, non vi è alcuna obiezione al riguardo. Benché non possa dire che il suicida sia in cielo né fare promesse scritturali dicendo che il suicida avrà opportunità di vivere nel nuovo mondo, e benché non possa approvare il suicidio, può ugualmente riconoscere che il servizio funebre dà una meravigliosa opportunità di dare testimonianza riguardo al regno di Dio e alle benedizioni che recherà all’umanità, includendo la risurrezione dei morti.
Non avendo mai conosciuto la verità il suicida era nell’ignoranza e si rese colpevole di un delitto di cui si sono rese colpevoli molte altre persone, nell’ignoranza, fino al punto di uccidere un altro. La sua posizione dipende dalla possibilità di beneficiare del sacrificio di riscatto del Signore Gesù Cristo o no. Leggendo il cuore del suicida Geova decide se è ancora meritevole dei benefici del sacrificio di riscatto di Gesù Cristo e se potrà essere richiamato dalla tomba commemorativa dal regnante Re, Gesù Cristo. Egli potrebbe avere opportunità di vivere nel nuovo mondo. Quindi al funerale non si può affermare niente di definito in quanto ad una promessa di vita futura per il suicida. Tuttavia si può dare un’efficace testimonianza a tutti coloro che si radunano per il servizio funebre, a coloro che avevano conosciuto il suicida. Si possono esporre i princìpi cristiani di verità, e dopo aver ascoltato il discorso funebre i parenti afflitti potranno trarre conforto dai princìpi cristiani esposti che potrebbero influire anche sul suicida.