Le mansioni di uno schiavo
Nell’impero romano la figura dello schiavo faceva parte della vita quotidiana. La legislazione romana regolava alcuni aspetti del rapporto schiavo-padrone. Gli schiavi svolgevano buona parte dei lavori nelle case delle famiglie ricche che vivevano in tutti i territori dell’impero. Cucinavano, pulivano e accudivano i bambini. C’erano anche schiavi che svolgevano attività artigianali, che venivano usati nelle cave o che lavoravano nelle fattorie. Quelli più istruiti potevano fare i medici, gli insegnanti o i segretari. In pratica gli schiavi svolgevano qualunque mansione, a parte servire nell’esercito. In alcuni casi potevano essere affrancati, ovvero resi liberi. (Vedi Glossario, “libero; liberto”.) In merito alla schiavitù, i cristiani del I secolo non presero posizione contro l’autorità governativa, né fomentarono rivolte di schiavi (1Co 7:21). Rispettavano il fatto che possedere degli schiavi fosse un diritto legale e non giudicavano chi li aveva, anche se si trattava di loro compagni di fede cristiani. È per questo che l’apostolo Paolo rimandò lo schiavo Onesimo dal suo padrone Filemone. Essendo diventato cristiano, Onesimo ritornò di buon grado dal suo padrone, assoggettandosi come schiavo a un altro cristiano (Flm 10-17). Paolo incoraggiò gli schiavi a lavorare con onestà e scrupolosità (Tit 2:9, 10).
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