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  • Memorie dell’Eden
  • Svegliatevi! 1970
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  • Perché differiscono dal racconto di Genesi
  • Antiche memorie dell’Eden
  • Riflessi in Babilonia e Assiria
  • Memorie edeniche nel paese dei Sumeri e in Egitto
  • Altri popoli che hanno ricordi dell’Eden
  • Memorie dell’uomo o proposito di Dio?
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Svegliatevi! 1970
g70 8/9 pp. 16-21

Memorie dell’Eden

SENZA dubbio conoscete il racconto della Sacra Bibbia circa la creazione dell’uomo e la sua caduta nel peccato. Adamo ed Eva in un paradisiaco giardino d’Eden, l’albero della vita, il serpente e l’albero della conoscenza del bene e del male sono caratteristiche note. (Gen. capp. 2, 3) Questo avviene perché sono associati ad avvenimenti che hanno avuto effetti rovinosi sulla famiglia umana e che hanno lasciato un segno indelebile nella sua memoria. Il genere umano non può dimenticare completamente che accadde qualche cosa di tragico in Eden.

Il racconto della Sacra Bibbia è stato il principale fattore che ha tenuto vive le memorie dell’Eden. Comunque, sapevate che le idee religiose di molti popoli non cristiani rispecchiano ciò che la Bibbia dice avvenne in Eden?

Le idee religiose di questi popoli, è ovvio, non sono esattamente uguali al racconto della Bibbia. Ciò nondimeno contengono somiglianze con certi aspetti del racconto biblico e questo le rende assai interessanti e avvincenti da considerare.

Anzitutto, mostrano come possono vaneggiare gli uomini nei loro ragionamenti quando trascurano la verità di Dio o quando se ne allontanano. Inoltre, le molte idee politeistiche mettono vigorosamente in risalto la bellezza e la solennità del semplice, puro, verace racconto di Genesi. Questo accresce il nostro apprezzamento per la Bibbia quale ispirata Parola di Dio. Inoltre, l’esistenza stessa di tante diverse idee religiose, ciascuna contenente qualche aspetto alterato del vero racconto, è un’evidenza comprovante che ci fu un giardino paradisiaco che fu perduto per il genere umano. — Rom. 1:21-23.

Perché differiscono dal racconto di Genesi

Prima di considerare alcune idee religiose di vari popoli, dovremmo sapere perché differiscono dal racconto biblico. Sì, come sorsero queste differenze? L’accurata storia biblica mostra che un tempo tutto il genere umano parlava una sola lingua e conosceva gli avvenimenti verificatisi in Eden. Adamo probabilmente ne parlò alla sua progenie e quindi tali avvenimenti dovevano essere comunemente noti.

Gli otto superstiti del diluvio del giorno di Noè pure trasmisero ai loro figli le informazioni circa l’Eden. Comunque, dopo qualche tempo la maggioranza degli uomini cominciarono a ribellarsi contro Dio sotto un tiranno di nome Nimrod. È ragionevole credere che dietro le sue istigazioni questi ribelli cominciassero a torcere la verità sull’origine dell’uomo esprimendo la loro sfida a Dio. Infine, Geova Dio infranse l’unità della loro comune lingua facendo in modo che parlassero improvvisamente lingue diverse. Con questo atto, li costrinse a disperdersi in varie parti della terra. — Gen. 10:8-12; 11:1-9.

Sebbene questi popoli ribelli parlassero lingue diverse, non dimenticarono le loro precedenti credenze religiose. Quindi, ovunque migrassero portarono con sé queste credenze, esprimendole nelle loro nuove lingue. Ovviamente, il nuovo ambiente e la nuova cultura che stabilirono in vari luoghi contribuirono a modificare tali credenze. Così col passar del tempo ciascun gruppo ebbe la sua propria particolare versione delle caratteristiche connesse al principio dell’uomo in paradiso e alla sua perdita d’esso con la peccaminosa disubbidienza.

Pure da non trascurare è l’insidiosa influenza del nemico di Geova Dio, Satana il Diavolo. Giacché non poteva eliminare l’evidenza dell’Eden, avrebbe cercato di svisare completamente i fatti relativi ad essa. — Giov. 8:44.

Possiamo paragonare tutto questo a quella forma di musica detta tema e variazioni. Il tema semplice e puro viene espresso e poi segue una serie di variazioni in cui il tema è abbellito e anche alterato dal cambiamento di tempo, armonia e accompagnamento. Nonostante tutte queste variazioni, si può ancora udire debolmente il tema originale o parti d’esso. Così fu coi fatti puri e storici degli avvenimenti dell’Eden. Tempo, cultura etnica, geografia e influenza demonica hanno evidentemente fatto tutti la loro parte nel formare variazioni alterate di ciò che accadde in origine.

Antiche memorie dell’Eden

I popoli antichi avevano memorie dell’Eden. Gli archeologi, portando alla luce i resti delle loro civiltà, ne hanno trovato molta evidenza. Sono state scoperte tavolette d’argilla, sigilli a forma di cilindro, fogli papiracei, monumenti, ecc., contenenti le idee religiose di Babilonesi, Assiri, Egiziani e altri popoli.

Sebbene abitassero in varie località e avessero credenze religiose divergenti, questi antichi avevano evidentemente qualche ricordo dell’Eden. I loro documenti scritti lo indicano. L’autore di Halley’s Bible Handbook scrive: “Questi antichi documenti, incisi su pietra e argilla, agli stessi albori della storia, nell’originale dimora dell’uomo . . . sono l’evidenza che le principali caratteristiche del racconto biblico di Adamo si impressero profondamente nel pensiero dell’uomo primitivo”.

Attinenti a ciò sono le osservazioni dell’archeologo Sir Charles Marston nel suo libro The Bible Comes Alive:

“Esaminando gli antichi scritti cuneiformi, alcuni anteriori ad Abraamo, e i sigilli incisi e le sculture su pietra di Babilonia, Assiria e di altre antiche civiltà, ci si rivela un rimarchevole orientamento nell’evidenza. Anche dalla proporzione comparativamente piccola di queste vestigia di un remoto passato che giungono alla nostra attenzione, abbiamo l’impressione che i racconti della Creazione, della Tentazione e della Caduta dell’Uomo . . . come sono descritti in Genesi, fossero allora cose correntemente conosciute. E che forse in forma politeistica, fossero insegnate nelle scuole di Ur dei Caldei”.

Riflessi in Babilonia e Assiria

Quali erano esattamente queste cose che forse erano insegnate in forma politeistica? Notate, per esempio, la credenza espressa in certe iscrizioni babilonesi. Halley riferisce che questi antichi scritti religiosi asseriscono che “vicino a Eridu c’era un giardino, in cui era un misterioso Albero Sacro, l’Albero della Vita, piantato dagli dèi, le cui radici erano profonde, mentre i suoi rami arrivavano al cielo, protetto da spiriti custodi, e in cui nessun uomo entra”. Da ciò pare che alcune memorabili caratteristiche degli avvenimenti dell’Eden permanessero ancora evidentemente nella mente dei Babilonesi.

La summenzionata credenza pare indicare che l’albero della vita era qualche cosa dell’Eden che gli antichi non potevano proprio dimenticare. Nel suo libro Prophets, Idols and Diggers, John Elder osserva: “Nell’antica letteratura babilonese ci sono frequenti riferimenti a un Albero della Vita, come quello menzionato in Genesi 2:9. Rappresentazioni dell’albero sono frequenti in rilievi e sigilli di alabastro. Si supponeva che i suoi frutti conferissero vita eterna a chi li mangiava. Tra i sigilli cilindrici ritrovati ce n’è uno che lascia un’impronta la quale pare descriva la tentazione e l’Albero della Vita”.

Il sigillo cilindrico a cui si riferisce il Sig. Elder è evidentemente quello conservato nel Museo Britannico di Londra, in Inghilterra. Talvolta ci si riferisce ad esso come al “Sigillo della Tentazione”. L’impressione o immagine che lascia quando viene ruotato sulla molle argilla riflette gli avvenimenti edenici. Al centro è raffigurato un albero con un uomo seduto a destra e una donna seduta a sinistra. Dietro la donna si vede un serpente eretto come se le parlasse. Benché il pieno significato dei simbolismi di questo sigillo babilonese non sia noto, le somiglianze ne giustificano la menzione.

Le memorie assire dell’Eden non erano diverse da quelle di Babilonia. Questo avviene perché le idee religiose dell’Assiria erano quasi uguali a quelle seguìte dai Babilonesi. Infatti, generalmente parlando, gli dèi e le dee degli Assiri sono identici alle divinità babilonesi eccetto una chiamata Assur.

Tra le memorie assire dell’Eden risalta il loro albero sacro o “albero della vita”. Il motivo di un albero sacro custodito da creature alate ricorre spesso nelle sculture trovate nei loro palazzi. In alcuni casi le creature alate sono per metà animali e per metà umane. Queste alterate rappresentazioni mitiche sono forse ricordi dei cherubini posti a “custodire la via dell’albero della vita”. — Gen. 3:24.

Nel 1932 fu trovato a diciannove chilometri a nord di Ninive un sigillo di pietra. Questo sigillo, che ora è nel Museo dell’Università a Filadelfia, in Pennsylvania, U.S.A., pare rifletta un’altra antica memoria dell’Eden. Rappresenta un uomo e una donna nudi che camminano curvi come se fossero affranti e abbattuti. È pure rappresentato un serpente che li segue. Il dott. E. A. Speiser, che trovò il sigillo, disse che faceva “fortemente pensare al racconto di Adamo ed Eva”.

Memorie edeniche nel paese dei Sumeri e in Egitto

Un altro popolo che aveva memorie dell’Eden era quello dei Sumeri. La loro letteratura su tavolette d’argilla mostra che credevano in un paradiso situato nel paese di Dilmun, probabilmente nella Persia sudoccidentale. Utu, il dio-sole, si dice, aveva l’ordine di adacquare Dilmun con acqua dolce tratta dalla terra, la quale acqua lo trasformò in un lussureggiante giardino. Questo fa pensare al fatto, espresso in Genesi 2:6, che il suolo era adacquato da un vapore che saliva dalla terra. Quando Enki, il dio dell’acqua, mangiò delle preziose piante di questo giardino, dice la letteratura sumera, la maledizione della morte si abbatté su di lui. Pare che questo si richiami al fatto che Adamo ed Eva mangiarono il frutto proibito. — Gen. 3:6.

Anche gli antichi Egiziani avevano ricordi edenici, come si vede dal loro pensiero religioso. Uno di essi era la credenza che, dopo la sua morte, il Faraone doveva mangiare da un albero della vita per sostenersi nel reame del suo celeste padre, Re. Questa era un’idea molto insolita per gli Egiziani. Perché? Per il fatto che il loro paese ha un panorama relativamente senz’alberi, non essendo gli alberi una notevole caratteristica di esso. Ma nonostante ciò il ricordo di quell’albero della vita in Eden che l’uomo non prese mai evidentemente perdurava. — Gen. 2:9.

Un altro riflesso della storia edenica nelle credenze religiose egiziane riguarda il serpente. È certo che la loro veduta d’esso fu corrotta dall’influenza demonica. Gli Egiziani consideravano il serpente come simbolo di sapienza, e l’adoravano. Artistiche rappresentazioni d’esso facevano parte del copricapo dei Faraoni e ornavano monumenti, templi, tombe e statue degli dèi. Comprendiamo come tale adorazione sia collegata all’Eden ricordando che Satana il Diavolo presentò le sue menzogne a Eva per mezzo di un serpente. Così facendo, si fece passare per una fonte di sapienza superiore da cui ella poteva ottenere maggiore conoscenza. — Gen. 3:1-5.

Altri popoli che hanno ricordi dell’Eden

Ci sono molte altre razze le cui credenze e mitologie contengono memorabili caratteristiche dell’Eden. Il libro The Migration of Symbols di G. d’Alviella ha un capitolo di oltre cinquanta pagine dedicato ai simbolismi e alla mitologia associati agli alberi sacri. Il testo e le numerose illustrazioni forniscono indicazioni dei riflessi dell’albero della vita e dell’albero della conoscenza del bene e del male nelle credenze di Fenici, Siri, Persiani, Greci, Siciliani, Maya, Messicani (Aztechi), Giavanesi, Giapponesi, Cinesi e nativi dell’India.

Per esempio, in questo capitolo notiamo “che i Persiani avevano la tradizione dell’Albero della Vita, lo haoma, la cui linfa conferiva l’immortalità”. Inoltre “che la credenza nell’Albero della Vita esisteva tra i Cinesi. Le tradizioni menzionano sette meravigliosi alberi . . . Uno di loro, che era di giada, conferiva l’immortalità col suo frutto”.

Per giunta, questo stesso capitolo ci dice che la mitologia scandinava contiene un alterato ricordo di questa caratteristica dell’Eden. Menziona un albero sacro chiamato Yggdrasill, sotto una delle cui radici si diceva sgorgasse un pozzo in cui dimora ogni conoscenza e sapienza. Un’altra leggenda parla di una dea che teneva in una cassetta i Pomi dell’Immortalità, che gli dèi prendevano per rinnovare la loro giovinezza.

Rivolgendoci al Manual of Mythology di A. S. Murray, a pagina 173 leggiamo che “i Giardini delle Esperidi con i pomi d’oro si credeva esistessero in qualche isola dell’oceano . . . La loro fama era estesa nell’antichità; poiché lì sgorgavano le sorgenti del nettare che scorreva presso il giaciglio di Zeus, e lì la terra metteva in mostra le più rare benedizioni degli dèi: era un altro Eden”. L’albero che produceva i pomi d’oro era affidato alle cure delle Esperidi, le figlie di Atlante. Comunque, esse non seppero resistere alla tentazione di raccoglierne il frutto e mangiarlo. Pertanto il serpente Latone fu messo a farvi la guardia. E chi seguiva questa idea? Gli antichi Greci.

Molti nativi della Papuasia nel Pacifico credono in un invisibile albero nel quale e attorno al quale tutti quelli che hanno condotto una buona vita prima di morire vivono in eterno, felici e spensierati. Harold Bailey nel suo libro The Lost Language of Symbolism riferisce che lì un visitatore fece delle osservazioni circa questa credenza. Notò che “non è difficile capire che [il Papuano] ha ancora vaghe memorie di fedi apprese da remoti popoli di superiore civiltà quando il mondo era più giovane e forse più vicino al suo Creatore che oggi”.

In quanto a ciò che sembrano memorie dell’Eden nelle Americhe, Harold Bailey scrive:

“Nel Museo Britannico c’è un manoscritto messicano in cui sono rappresentate due figure che raccolgono i frutti del cosiddetto ‘Albero della Nostra Vita’. I Maya e altri popoli dell’AMERICA CENTRALE rappresentavano sempre i loro alberi sacri con due rami sporgenti orizzontalmente dalla vetta del tronco, che assumeva così l’aspetto di una croce . . . e i primi missionari spagnoli nel MESSICO scoprirono con loro grande stupore che la croce vi era già usata ‘come simbolo dell’Albero della Vita’”.

In quanto al serpente, molte tribù indiane nordamericane lo venerano come lo veneravano gli antichi Egiziani. Infatti, l’adorazione del serpente ha contaminato i popoli in ogni angolo del globo. Ciascun gruppo adora un particolare serpente nativo del loro paese.

E vari popoli si attengono a molte vedute alterate circa un giardino paradisiaco che sperano di conseguire un giorno dopo la morte.

Memorie dell’uomo o proposito di Dio?

Solo questa breve considerazione delle memorie umane circa l’Eden ci mostra che la maggioranza del genere umano è stata “[agitata] come da onde e [portata] qua e là da ogni vento d’insegnamento per mezzo dell’inganno degli uomini, per mezzo dell’astuzia nell’artificio dell’errore”. (Efes. 4:14) Inoltre essi hanno prestato “attenzione a ingannevoli espressioni ispirate e a insegnamenti di demoni”. (1 Tim. 4:1) Le variazioni e le alterazioni non hanno fatto altro che nascondere le caratteristiche degli avvenimenti reali che si verificarono in Eden. Se dovessimo basarci su queste stravaganze dell’immaginazione umana per conoscere la verità intorno ai nostri primogenitori, non ci riusciremmo mai.

Come dovremmo essere grati d’avere la preziosa Parola di verità di Geova Dio, la Sacra Bibbia! Lì possiamo trovare i fatti storici dell’Eden. E come dovremmo rallegrarci di apprendere che Geova Dio non ha dimenticato l’Eden e la promessa che vi fece. (Gen. 3:15) È la promessa di distruggere Satana il Diavolo e di restituire all’uomo il paradiso, non semplicemente in una parte della terra, ma in ogni suo angolo. In questo paradiso restaurato Gesù promise di risuscitare il malfattore che fu giustiziato con lui. — Luca 23:43; 2 Piet. 3:13; Sal. 72:16.

L’opportunità di entrare in questo paradiso che Dio ristabilirà vi è ora offerta. Studiando la Bibbia potete apprendere come ciò sia possibile. I testimoni di Geova sarebbero lieti di aiutarvi in questo. Perché non vi valete della loro offerta? — Riv. 22:17.

[Immagine a pagina 17]

Antica lastra assira scolpita che rappresenta figure cherubiche in piedi davanti a un albero sacro. Sapevano gli Assiri dell’albero della vita in Eden?

[Immagine a pagina 18]

Antico sigillo cilindrico babilonese che pare rifletta ciò che accadde in Eden quasi 6.000 anni fa. Notate le somiglianze?

[Immagine a pagina 19]

Le teste di serpenti che ornano il tempio di Quetzalcoatl sono l’evidenza dell’adorazione azteca del serpente nel Messico

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