Il Danubio, il gigante tra i fiumi d’Europa
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Germania
LE ULTIME note del valzer di Strauss Sul bel Danubio blu si spengono dolcemente. Visitando Vienna, siamo ansiosi di sapere di più intorno a questo Danubio blu, che col passar degli anni ha ispirato i ballerini di valzer. Vagando per le strade e i viali della capitale austriaca incontriamo inevitabilmente il fiume. Anche nell’offuscato grigiore serale, il Donau (come si chiama in tedesco) è incantevole.
Il Danubio nasce nella Selva Nera in Germania, dove rigagnoli diventano ruscelli e dove nascono i fiumi. Questo diventa un gigante lungo 2.850 chilometri, che getta nel mar Nero 8.500 metri cubi d’acqua al secondo. È il fiume più importante d’Europa per quanto riguarda la portata, e solo il Volga è più lungo. Da Ratisbona, in Germania, un convoglio di chiatte del Danubio possono trasportare un carico di cinquanta carri merci ferroviari per 2.615 chilometri, attraverso parti di otto paesi del Danubio, fino al mar Nero.
Sedendo qui sulla riva nelle prime ore della sera, osserviamo un convoglio di chiatte che scivolano sull’acqua. Le bandiere a strisce rosse, bianche e verdi indicano che sono ungheresi. I marinai che sono a bordo chiamano il fiume Duna. Iugoslavi e Bulgari gli danno il nome di Dunav. I pescatori romeni gettano le reti nel Dunarea. Gli studenti di geografia cecoslovacchi studiano il Dunaj, e i Russi chiamano il fiume Dunay. Ma indipendentemente dal diverso nome, o dal diverso modo di vivere della gente lungo le sue rive, questo gigante è una catena che lega le nazioni.
Vedete quei contenitori metallici sulle chiatte che scintillano nella notte viennese? Questi contenitori lunghi dodici metri sono destinati a trasportare le merci per ferrovia, fiume e mare fino all’Asia Minore senza essere scaricati. I paesi orientali del Danubio hanno costantemente accresciuto i commerci con l’Europa occidentale e similmente si vedono merci dall’occidente sulle chiatte che scendono a valle verso Iugoslavia, Ungheria, Bulgaria e Romania.
Si è fatto fresco qui sulla riva. Ma l’incanto del Danubio permane in noi, mentre ci pare ancora di sentire le note del valzer di Strauss. Decidiamo di fare un viaggio in battello sul Danubio.
Prima tappa del viaggio
Saliamo su una bella nave per escursioni che in sei giorni ci farà percorrere 2.000 chilometri sul Danubio fino alla città sovietica di Izmail, situata vicino alla foce del Danubio sul mar Nero.
Il battello scende a valle e immediatamente ci troviamo in mezzo all’intenso traffico di un convoglio di chiatte su cui sventola la bandiera azzurra, gialla e rossa della Romania. Passiamo presto in Cecoslovacchia, e a est di Vienna giungiamo a Bratislava.
La crescente ampiezza della via d’acqua comincia a farci impressione. Dopo aver trascorso l’infanzia in Germania e la giovinezza in Austria, è sorto un adulto Danubio ceco. Ora abbiamo superato il punto in cui il corso d’acqua attraversa una stretta valle tra l’Austria superiore e inferiore.
Dopo alcuni chilometri nei quali il fiume scorre interamente in Cecoslovacchia, il Danubio diventa ben presto il confine fra tale paese e l’Ungheria. Poi gira a sud, e la nostra aspettativa aumenta mentre ci avviciniamo alla capitale ungherese di Budapest, una delle più antiche città d’Europa. Buda, la sezione più piccola che sorge sul colle, e Pest, la parte maggiore che si estende sulla pianura, formano una grande città, di cui ogni strada e vicolo sembrano condurre al fiume o passare sopra di esso.
Possiamo scendere dal battello per ammirare i luoghi interessanti. Facendo quattro passi per la città si vede che nell’Europa orientale c’è la tendenza a seguire le usanze dell’Europa occidentale. Alcuni dicono che Budapest sia la Parigi dell’Est, dove gli zingari possono appropriatamente descrivere la vita della gente coi loro violini.
La sirena della nave c’impedisce di fare una gita fuori di Budapest fino al lago Balaton, la cui superficie di quasi 600 chilometri quadrati ne fanno il più grande lago dell’Europa centrale. Invece, il fiume ci offre la vista degli immensi bassopiani ungheresi detti Alföld. A sinistra cominciano i pascoli. Qui vi sono colonie di tribù nazionali rimaste nomadi fino al nostro giorno.
Sotto il segno della croce
Mentre il fiume continua ad allargarsi, vediamo in lontananza sulla riva una croce. Questo simbolo religioso riporta i nostri pensieri a uno spaventoso dramma di terrore. Navi piene di cavalli e carri da guerra discesero questo medesimo fiume sotto il segno della croce, i crociati! Goffredo di Buglione, duca di Lorena, che doveva divenire il primo re occidentale di Gerusalemme, passò su questo fiume per giungere al mar Nero, prima di imbarcarsi per la Terra Santa.
Per secoli il Danubio continuò a essere usato per il trasporto di truppe, ma difficilmente si potrebbero incolpare le sue acque dei fiumi di sangue umano versato che ne risultarono. Infine, nel quattordicesimo secolo, il resto dei crociati sconfitti furono seguìti a monte dai Turchi, le cui sciabole sguainate spinsero l’Impero Ottomano lungo la valle del Danubio fino a Vienna. I rintocchi delle campane delle chiese lungo il fiume divennero un segnale d’allarme, che annunciavano tristemente l’arrivo di sofferenze sulle acque.
Avanti verso le Porte di Ferro
Ma noi viviamo al dì d’oggi, e il caratteristico pozzo coperto col secchio richiama di nuovo la nostra attenzione sulla “puszta” ungherese. Lì su questi vasti terreni da pascolo ha notevole importanza l’allevamento dei cavalli. Le donne con le gonne colorate e gli uomini coi pantaloni larghi sono indaffarati nelle loro faccende, mentre venti stalloni purosangue segnalano la nostra presenza.
Continuando direttamente verso sud, entriamo in Iugoslavia, e il terzo giorno del viaggio arriviamo a Belgrado, capitale del paese. La città ha un posto significativo nell’altalena tra Est e Ovest. I pantaloni degli uomini dai vivaci colori e le donne gaiamente vestite riflettono la varietà del panorama, ma una varietà con un comune denominatore, una vita di duro lavoro.
Il nostro maestoso gigante largo due chilometri gira ora a est, divenendo il confine tra Iugoslavia e Romania. Poi si fa coraggiosamente strada nei Carpazi.
Alle Porte di Ferro diventa una semplice gola larga poche decine di metri. Le acque turbolente si ribellano, con gorghi, vortici e scogli, il terrore per i marinai dei secoli precedenti. Comunque, la maggioranza degli ostacoli alle Porte di Ferro furono eliminati per mezzo di mine verso la fine del diciannovesimo secolo e il canale fu approfondito. Ciò nondimeno, tutti i passeggeri sono muti davanti alla prova di forza delle acque.
Qui la Romania, là la Bulgaria
Vicino all’antica città romana di Turnu-Severin, il Danubio svolta di nuovo a sud. Dopo alcuni chilometri gira ancora una volta a est e forma il confine tra Romania e Bulgaria. E i monti e i dirupi si ritirano dolcemente, mentre siamo guidati nei bassopiani, accompagnati dai liuti dei pescatori.
Qui troviamo gente povera e umile che lavora per i lussi del mondo. Prendono lo storione, che significa caviale per le cucine del mondo. Sono gente amichevole le cui mani laboriose sferruzzano per produrre scialli e sciarpe dai vivaci colori. Vediamo artisti che cercano di raffigurare col pennello ciò che Dio ha creato. La loro vita è intimamente legata alla storia del fiume.
Qualcuno di noi dice: “La Bulgaria è piccola, ma il suo spirito è grande!” Questo spirito fu la scintilla che diede inizio al rapido sviluppo del paese dopo la seconda guerra mondiale. Cominciò l’industrializzazione, sorsero fabbriche e si costruirono strade, buone per giunta.
L’ultima tappa del viaggio
Anziché continuare sempre in direzione est fino al mar Nero, il Danubio gira a nord attraverso la Romania verso il confine sovietico. A Cernavoda l’uomo ha costruito il ponte più lungo sul fiume. La nave prosegue per la città di Galati, dove giriamo a est verso il mar Nero.
Notiamo subito che il fiume vince il suolo e continua ad aprirsi a ventaglio in una rete di vene e capillari. È il delta! L’area del delta di 2.600 chilometri quadrati è abitata da persone in capanne di fango, da rane, pesci, beccacce, gabbiani e cicogne che istintivamente prendono possesso dei camini. E vediamo una stella, la stella rossa sovietica, la quale rammenta che il Cremlino domina il delta.
Scendiamo dalla nave per vedere di più e riflettiamo su ciò che abbiamo visto. Abbiamo sentito pulsare la vita nelle affaccendate città e abbiamo visto la semplice vita campagnola di amabili contadini. Il fiume ci ha portato non solo oltre i confini nazionali, ma anche attraverso i secoli. No, il Danubio non ci ha delusi.
Questo fiume, per così dire, parla sette lingue, ha la cittadinanza in otto paesi e dà da mangiare simultaneamente al contadino bulgaro e al milionario parigino. Ha una parte importante nella vita del commerciante di Londra e nell’allevatore di cavalli ungherese. Ha imparzialmente prestato servizio negli eserciti delle tribù nomadi e delle potenze mondiali. Ma ha pure ispirato un uomo a scrivere bella musica, che si balla in tutto il mondo: Sul bel Danubio blu.
[Cartina a pagina 9]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
GERMANIA
CECOSLOVACCHIA
AUSTRIA
UNGHERIA
ROMANIA
IUGOSLAVIA
BULGARIA
Mar Nero
Mare Mediterraneo
Mare Adriatico
[Immagine a pagina 10]
Il Danubio mentre attraversa tortuosamente l’Austria