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  • g71 8/7 pp. 5-7
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  • Visita agli abitatori dei laghi nel Dahomey
  • Svegliatevi! 1971
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  • Occupazioni locali
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  • Un villaggio su palafitte
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  • Suoniamo con strumenti di bambù
    Svegliatevi! 1982
Altro
Svegliatevi! 1971
g71 8/7 pp. 5-7

Visita agli abitatori dei laghi nel Dahomey

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nel Dahomey

AVETE mai sentito parlare della “Venezia dell’Africa”? Così è spesso descritta la città di Ganvié, nel Dahomey. Questo perché rimane tutto l’anno sotto l’acqua, e le case sono costruite su pali o palafitte. Viaggiare in questa città è come viaggiare a Venezia, solo che invece di gondole la gente usa la più modesta piroga, canoa ricavata da un tronco d’albero.

Forse, invece di fare un viaggio turistico nella famosa Ganvié, preferireste venire a dare un’occhiata da vicino a come si vive in uno dei meno conosciuti villages lacustres come sono chiamati qui dagli abitanti di lingua francese. Significa proprio “villaggi di abitazioni nei laghi”. Ad ogni modo, questo è quello che abbiamo fatto noi, e sarà un piacere narrarvelo.

Lasciate che prima vi dica che mio marito fu mandato come sovrintendente di distretto ad assistere a un’assemblea di testimoni di Geova che si doveva tenere a Hetin, un villaggio su palafitte del Dahomey. Caricammo il materiale sul nostro furgoncino — il generatore per produrre elettricità all’assemblea, apparecchi acustici, pubblicazioni, bagaglio personale, letti, zanzariera, cibi, acqua potabile, utensili da cucina, stufa, ecc. — e partimmo per la sede filiale della Società Torre di Guardia a Cotonou.

Giacché Hetin è accessibile solo per mezzo di barche, potevamo fare solo parte del viaggio col furgone. Era stato disposto di venirci incontro al villaggio Dangbo, proprio all’orlo della palude, e lì trasferimmo il nostro bagaglio su un’enorme piroga. Il viaggio in barca richiese quasi due ore e ne godemmo ogni minuto. Uccelli tropicali e farfalle dai radiosi colori apparivano a profusione. Le amichevoli persone che oltrepassavamo ci salutavano. Nessuna barca a motore rovinava lì la quiete circostante. I nostri amici faticavano per spingere la piroga lungo i canali a basso fondale coi loro pali di tre metri e mezzo o quattro metri e mezzo. Notammo che le barche più piccole vengono spinte per mezzo di pagaie a forma di cucchiaio.

Arrivammo presto a un corso d’acqua più largo, l’Ouémé, che infine sfocia nell’Atlantico. Il villaggio a cui siamo diretti è situato sulle sue rive. Mentre procedevamo vedevamo i contadini al lavoro nei campi. Approfittano della stagione asciutta per piantare le loro messi, poiché nella stagione delle piogge questi campi sono tutti sommersi dall’acqua.

Benvenuti nella nostra temporanea dimora

Siamo direttamente accompagnati alla casa dove saremo ospitati per la durata della nostra visita. Sarà costruita su palafitte come tutte le altre? Sì, veramente. È a circa un metro e mezzo da terra, e vi entriamo salendo su una scala di bambù tenuta insieme da corda. La porta non c’è. Al suo posto una stuoia di paglia offre un po’ di intimità e tiene fuori i caldi raggi del sole. Quando chiedemmo che sarebbe successo lasciando tutti i nostri possedimenti in una casa senza porta e senza serratura, ci fu assicurato che a Hetin non c’erano ladri. E riscontrammo che in questa comunità di 6.000 abitanti è così.

La nostra casa, come la maggioranza delle altre, è fatta di bambù. Queste robuste canne sono legate insieme con fil di ferro e hanno dei buchi per porte e finestre. La maggioranza delle abitazioni hanno il tetto di paglia, ma la nostra ha il tetto di lamiera metallica ondulata. La paglia ha il vantaggio d’essere molto più fresca nell’ardente sole tropicale. In genere le case hanno solo una stanza comune con forse una soffitta elevata usata per dormirci. Queste soffitte sono a volte molto necessarie quando il primo piano è inondato nella stagione delle piogge.

I mobili non sono molti. Forse ci sarà qualche basso sgabello di legno. La gente dorme su stuoie di paglia, e di giorno queste vengono arrotolate. I pavimenti sono rifiniti con sterco di mucca ma non hanno né un aspetto né un odore così cattivo come si potrebbe immaginare. In mezzo al pavimento ci sono le ceneri di un fuoco dove la massaia prepara i pasti.

Non ci sono docce, vasche da bagno né gabinetti. Gli abitanti del villaggio fanno tutti il bagno nel fiume. Uomini e bambini ci entrano nudi, ma le donne indossano una corta “pagne” o gonna che si girano attorno dalla cintura alle ginocchia. Per considerazione, i nostri ospiti hanno costruito un riparo dietro casa con un grande recipiente di pietra pieno d’acqua con cui possiamo lavarci. Sembra che abbiamo già creato abbastanza scalpore senza andare a fare il bagno nel fiume.

Occupazioni locali

Avemmo l’occasione di vedere come la gente locale vive e lavora mentre andavamo a visitare il luogo dell’assemblea. Questa è un’estesa pianura che nella stagione delle piogge viene interamente inondata. In questo tempo dell’anno è ricoperta di lussureggiante vegetazione, e in distanza si vedono migliaia di bovini al pascolo. Questo bestiame sta tutto insieme nella stagione asciutta, e poi viene radunato dai singoli proprietari in recinti per il bestiame su palafitte dove sono protetti dall’annegamento al tempo dell’inondazione.

Ci sono anche orti su palafitte o in vecchie piroghe abbandonate. I contadini seminano il seme in questi letti elevati prima che la terra si asciughi e poi quando sono pronti li trasferiscono nei campi. C’è solo una stagione per la coltivazione, quindi la maggior parte della gente ha due occupazioni: agricoltura e pesca. Nella stagione dell’inondazione si siedono a pescare davanti alla loro porta principale.

Non ci sono automobili in giro per il villaggio, e vedemmo solo una bicicletta. La piroga è il comune mezzo di viaggio qui nella stagione asciutta. Le donne vanno al mercato, gli uomini vanno a lavorare nei campi, i bambini vanno a scuola, tutti in piroga. Certo, si può andare a piedi, ma si devono superare vari ostacoli come fangosi corsi d’acqua.

Un giorno mentre partecipavamo al ministero di predicazione di casa in casa attraversammo quattro simili corsi d’acqua per mezzo di quattro diversi tipi di ponti. Il primo era abbastanza convenzionale. Ci arrampicammo su una scala di bambù e attraversammo su pali di bambù fermamente legati insieme. Il ponte era largo circa due metri e lungo sette metri e mezzo. Guardando giù attraverso i pali di bambù che pareva girassero un po’ camminando su di essi, vedemmo un maiale che si voltolava nel fango sottostante. Dovemmo guardare due volte, poiché si vedevano solo gli occhi e il muso.

Successivamente attraversammo due pali di bambù legati insieme, una vecchia piroga abbandonata e parzialmente distrutta, e poi una trave di ferro larga circa dieci centimetri. Questi erano tutti su corsi d’acqua poco profondi, ma, dato che sotto c’era fango, rappresentavano ciò nondimeno una sfida. La gente del luogo è agile e ha il piede fermo, e può attraversare rapidamente, a piedi nudi, con un peso sulla testa e forse con un bambino legato sulla schiena.

Benché siano laboriosi, questi amichevoli abitatori dei laghi trovano il tempo anche per svagarsi. Talvolta a tarda notte si può udire il suono dei loro tam-tam mentre cantano e ballano. I bambini si divertono con strumenti musicali fatti in casa, forse una piccola “chitarra” ricavata da una scatoletta ovale di sardine con la cassa di risonanza intagliata a cui sono attaccate cinque corde metalliche di varia lunghezza. Vedemmo anche un flauto fatto di bambù, e castagnette fatte con due piccole zucche unite insieme con una corda lunga circa dodici centimetri. Una è tenuta nel palmo della mano e la corda passa fra l’indice e il medio. Con un colpo di polso esercitato le zucche sono avvicinate. Dentro di esse un po’ di grano o di sabbia crea un piacevole ritmo.

Interesse per il messaggio del Regno

A questa gente piace parlare della Bibbia, e molti hanno la Bibbia nella loro lingua gun. I ragazzi che vanno a scuola sanno leggere e scrivere il francese. Pochissimi lì praticano l’antica adorazione feticista degli antenati. Alcune religioni della cristianità hanno preso piede fra il popolo. Ciò nondimeno, molto di rado i testimoni di Geova incontrano una persona troppo occupata per ascoltare un sermone sulla Bibbia.

Come risultato, in questa comunità c’è una congregazione di testimoni di Geova molto numerosa. La sera trovammo il tempo di andare con la piroga in parecchi altri villaggi, dove proiettammo pellicole bibliche. Gli abitanti dei villaggi vennero in massa. La stessa assemblea di circoscrizione fu un grande successo. Fummo particolarmente felici di vedere che sette nuovi, persone che avevano imparato bene come la Bibbia considera la dedicazione, si presentarono per il battesimo.

Quando giunse il tempo di partire per un’altra zona, fu senz’altro difficile separarci dai nostri numerosi amici di Hetin. Mentre la nostra piroga carica si allontanava lentamente, i nostri fratelli e sorelle spirituali ci salutavano con la mano e gridavano “O da bo” (Ciao) e “Bo yi bo wa” (Tornate). E alla prima occasione questo è proprio ciò che faremo, se Geova vorrà, ci torneremo.

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