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  • g71 22/9 pp. 12-16
  • Cambia l’attitudine verso il lavoro

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  • Cambia l’attitudine verso il lavoro
  • Svegliatevi! 1971
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  • Cambia l’attitudine verso l’onestà
  • Responsabilità del datore di lavoro
  • Pressioni di un sistema in rovina
  • Benefici dalle attitudini giuste
  • Come posso conservare il posto di lavoro?
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Svegliatevi! 1971
g71 22/9 pp. 12-16

Cambia l’attitudine verso il lavoro

AVETE notato che l’attitudine dei lavoratori è andata cambiando? Forse l’avete osservato in molti commessi di negozio, specialmente nei negozi delle grandi città, dove il servizio stesso lascia molto a desiderare. È probabile che abbiate ricevuto merce difettosa, o che abbiate anche accettato a volte merce scadente solo perché ci sarebbe voluto troppo tempo per farla sostituire dalla ditta.

In molti campi del commercio, ci sono persone che vogliono esser pagate ma che non vogliono fare il lavoro o che non lo fanno bene. C’è sempre più noncuranza e l’attitudine di “prendersela con comodo” nel lavoro.

In particolar modo dalla seconda guerra mondiale i lavoratori hanno avanzato maggiori richieste di più denaro e altri profitti, ma, alla vista di molti, la qualità del loro lavoro è spesso parsa sempre meno soddisfacente.

I datori di lavoro oggi dicono che molti lavoratori semplicemente non vogliono dare una buona giornata di lavoro. Per esempio, quando la Società Torre di Guardia in certe occasioni tentò di acquistare della merce, le fu detto che non è certo quando sia disponibile, ‘poiché tutto dipende se gli uomini si sentono di lavorare’.

L’attitudine di molti lavoratori è spesso di indifferenza. Un datore di lavoro disse: “Quando mi misi a lavorare per mio conto, ci furono periodi in cui ritenni necessario rivolgermi al sindacato per aiuto. Sapete, ricevetti circa un buon lavoratore su dieci assunti. Gli uomini in realtà non volevano lavorare. Ero fortunato se potevo avere da loro quindici minuti di lavoro per ora. Se ve ne sbarazzavate, non se ne preoccupavano. Ritiravano la disoccupazione o dicevano: ‘Andate al Diavolo. Abbiamo il sindacato che ci difende’”.

Con tono simile un imprenditore generale di costruzioni del Kentucky commenta l’attitudine che c’è oggi verso il lavoro: “Molti lavoratori maggiormente s’interessano oggi di due cose: l’ora in cui smettere di lavorare e il giorno di paga. Non si interessano della ditta o di ciò che la ditta cerca di fare”.

Questo datore di lavoro commentò anche un’altra tendenza fra molti giovani a desiderare presto un posto preminente ma senza compiere tutto lo sforzo che ci vuole per divenire esperti. “Dobbiamo stare con molti di questi giovani lavoratori e mostrare loro ogni cosa oppure non sarà fatta bene. Nei tempi passati un ragazzo lavorava insieme al padre. Dopo quattro o cinque anni di questo addestramento sapeva usare la testa e le mani. Ma non è più così. Il giovane in genere cerca un modo facile di cavarsela. Ma non ci sono modi facili di acquistare abilità o di addestrare il corpo e la mente”.

Dopo aver riflettuto su ciò che aveva appena detto, egli continuò: “Oggi, assumerei piuttosto un uomo di quarant’anni o più. Gli anziani sono molto difficili da sostituire”.

Altri hanno pure osservato che fra molti giovani lavoratori c’è oggi la credenza che ‘il lavoro sia necessario ma non desiderabile’. Questo può avvenire perché molti giovani sono orientati verso il piacere. Non solo pensano al divertimento e sono quindi inclini ad abbandonarsi agli scherzi maneschi, ma sono anche facilmente distolti da quelli che stanno loro intorno; di qui la necessità che qualcuno li sorvegli. Molti hanno buone intenzioni, ma non hanno acquistato buone abitudini di lavoro, in modo da produrre costantemente per tutto il giorno.

Cambia l’attitudine verso l’onestà

Non solo cambia l’attitudine verso l’operosità e i mestieri, ma anche cambia in quanto all’onestà. Molti lavoratori rubano facendo rapporto d’aver lavorato quando non sono nemmeno stati sul lavoro. Per esempio, quando s’interrompe un sistema di comunicazioni, è necessario che una squadra d’emergenza esamini le linee, localizzi il guasto e lo ripari. Questo lavoro è fatto di solito senza un ispettore. Quando la difficoltà è dunque corretta, spetta ai riparatori registrare il tempo in cui smettono di fare il lavoro. È stato osservato che molti lavoratori di norma indicano sulla cartella del tempo più ore di quante ne siano state effettivamente impiegate nel lavoro.

Molti lavoratori non hanno scrupoli in quanto a rubare tempo o altre cose al loro datore di lavoro. “Rubare è così comune”, disse un datore di lavoro, “che viene ritenuta una cosa normale”. Un fabbricante di oggetti di cuoio accetta tali furti come un fatto della vita: “Qualunque cosa i lavoratori possano prendere se la mettono in tasca”, disse piuttosto con indifferenza. “Considerano che la ditta lo debba loro. In realtà non pensano che sia rubare o che rubare sia sbagliato”.

Un saldatore osservò che se i suoi utensili non erano legati a catena per la notte o chiusi a chiave dietro porte, molto probabilmente venivano rubati prima del mattino. Un datore di lavoro rivelò che per vent’anni non aveva potuto lasciare il suo stabilimento e prendersi le vacanze perché non c’era nessuno a cui potesse affidare la merce. Solo dopo aver assunto qualcuno che vive secondo i princìpi biblici, un testimone di Geova, poté prendersi le sue prime vacanze.

Responsabilità del datore di lavoro

Perché cambia l’attitudine verso il lavoro? È abbastanza facile dare la colpa ai lavoratori, ma i fatti mostrano che la gestione ha spesso contribuito a questo atteggiamento. Per esempio, a volte c’è dai superiori la pressione perché i lavoratori producano di meno. Una ragazza che lavorava in una legatoria a cottimo riscontrò che disubbidiva agli ordini quando lavorava al suo ritmo normale. Il suo caporeparto le fece alterare la sua registrazione di produzione per farla corrispondere a quella degli altri nel reparto. Il di più fu incluso nella registrazione del giorno dopo, il che la costrinse il giorno dopo a produrre di meno.

D’altra parte, a volte la ditta è eccessivamente preoccupata della produzione, a danno delle abitudini di lavoro. “Molte ditte in questi giorni non si preoccupano di come sembra un lavoro finché è passabile”, ammise l’uomo di una ditta. “Ciò che vogliono è la produzione”. Questo può dar luogo a un lavoro rapido ma trasandato, che spesso deve farsi di nuovo.

A volte c’è l’attitudine di “non preoccuparsi” fra quelli della gestione, e questo può solo portare a cattive abitudini di lavoro. “Prenda il mio lavoro”, disse un elettricista. “L’ora di iniziare è le 8, ma gli uomini non cominciano a venire a lavorare fino alle 8,30 o alle 9, eppure la ditta non dice nulla. Se la ditta non se ne preoccupa, perché dovrebbero dunque preoccuparsene gli uomini?”

Una simile attitudine di indifferenza si riflette spesso sui furti. Un imprenditore dichiarò che ‘ci sono ditte che non danno peso ai furti. Calcolano che hanno assunto l’uomo per un salario inferiore, quindi se ruba, il suo salario inferiore più che compensa la perdita’.

Ma c’è dell’altro in quanto alle mutate attitudini circa il lavoro che non la mancanza fra alcuni datori di lavoro di incoraggiare attitudini giuste.

Pressioni di un sistema in rovina

Con tanti lavoratori che non vogliono fare una buona giornata di lavoro, c’è su altri la pressione di conformarsi all’attitudine prevalente. Per esempio, un giovane universitario trascorse un periodo di cinque settimane nel suo primo lavoro cooperativo. Un giorno disse al direttore del reparto del personale della sua scuola la sua esperienza. Cominciò dicendo: “Non si attende che gli studenti diano al loro datore di lavoro la loro migliore giornata lavorativa?”

“Perché lo chiede?” domandò il direttore.

“Be’, nel mio lavoro cominciai facendo il mio meglio. Presto uno dei compagni mi disse di non lavorare così in fretta. Non gli prestai nessuna attenzione; quindi altri mi si misero dietro, e alla fine il capo reparto me ne parlò”.

“Allora diminuì la produzione?” domandò il direttore.

“Sì. Vidi che cominciavo a divenire impopolare presso gli altri lavoratori, ma mi turbava che non cercassi di fare il mio meglio”.

Questo, naturalmente, non è un avvenimento isolato. È accaduto molte volte. Un lavoratore zelante andò a lavorare nel reparto delle filettatrici automatiche di un grande stabilimento. Trovò il lavoro facile, quindi provava piacere a lavorare abbastanza in fretta. Eran passati solo alcuni giorni quando uno degli smerigliatori più anziani gli si avvicinò, dicendo: “Vacci piano, amico, non c’è nessuna fretta. Rallenta un po’. Ascolta il mio consiglio; è più salutare”.

In molti campi i lavoratori hanno subìto le stesse pressioni. Così molti hanno fatto meno di ciò che fanno normalmente. Uomini che provavano piacere a lavorare e che non potevano resistere se non facevano di più sono stati trovati a nascondere i prodotti finiti sotto i loro banchi di lavoro, nel timore di consegnarli. Lavoratori sono stati visti andare in giro per ore perché avevano raggiunto il “limite” della giornata. I ricercatori hanno riscontrato, comunque, che molti lavoratori disprezzano tutto ciò che chiamano “prendersela con comodo”.

Un’altra ragione per cui cambia l’attitudine verso il lavoro è la tendenza alla “supercrescita” delle ditte, dove i lavoratori si sentono intrappolati dal gigantismo. Molti giovani si lamentano che il lavoro è per loro un’esperienza non rimunerativa, deludente. Spesso non si sente il senso della soddisfazione personale.

Un datore di lavoro in un’impresa elettrotecnica, avendo notato questa mutata attitudine fra i lavoratori, semplicemente disse: “Forse è il sistema”. È proprio vero, l’intero sistema di cose dà segno di andare in rovina e c’è un diffuso declino morale. Infatti la Sacra Bibbia, parlando degli “ultimi giorni”, predisse che in tutto il reame dei sedicenti cristiani sarebbe venuto il tempo in cui gli ‘uomini sarebbero stati amanti del denaro, millantatori, superbi, ingrati, sleali, non disposti a nessun accordo, testardi, gonfi d’orgoglio’. (2 Tim. 3:1-5) Tali qualità non contribuiscono a migliori attitudini verso il lavoro.

Vi è implicato quindi l’intero sistema di cose, e le varie attitudini di trascuratezza, disonestà, indifferenza, mancanza di fiducia, assenza di cooperazione, e così via, sono una manifestazione dello “spirito del mondo” e delle qualità del “governante di questo mondo”, che la Bibbia identifica come nessun altro che Satana il Diavolo. — 1 Cor. 2:12; Giov. 12:31; 14:30; 16:11; Riv. 12:9.

Benefici dalle attitudini giuste

Benché le attitudini verso il lavoro mutino, non dovete seguire “lo spirito del mondo” ed esserne influenzati. Potete coltivare le buone attitudini di operosità, allegria, amicizia e cooperazione; con tali qualità renderete il vostro lavoro più piacevole e otterrete maggiore soddisfazione.

Sì, avendo verso il vostro lavoro una buona attitudine, proverete davvero piacere di compierlo. La Parola di Dio la Sacra Bibbia dice che l’uomo dovrebbe ‘rallegrarsi nel suo lavoro’. (Eccl. 3:13, 22) Per rallegrarvi nel vostro lavoro, lo dovete fare bene. Infatti, non importa quale sia il vostro lavoro, potete cercar di dargli un’impronta di abilità, di eccellenza. L’artefice è uno che fa bene tutto ciò che fa. Egli prova diletto essendo in grado di far bene il suo lavoro.

Per esempio, il falegname che lavora bene può sempre additare con orgoglio il proprio lavoro. Nella sua attività prova un senso di merito. Anche la sua famiglia può rallegrarsi con lui. La donna di casa che si applica può pure provar diletto mostrando ad altri l’opera delle sue mani; acquista sane attitudini verso tutto il proprio lavoro nella casa. (Prov. 31:27, 28, 31) Anche i figliuoletti sono orgogliosi del buon lavoro che compiono. Infatti, ogni buon lavoratore lo è. Poiché chi prova veramente piacere in un lavoro trasandato? — Eccl. 2:24.

Un altro beneficio della buona attitudine verso il lavoro è che la vostra abilità e i vostri servizi saranno più probabilmente richiesti, anche quando ci sarà disoccupazione, come oggi prevale in parecchi paesi. Ecco ciò che disse un datore di lavoro la cui attività è notata per l’alta qualità del suo personale:

“Noi ci interessiamo molto di più dell’attitudine di un uomo che della sua esperienza. Se una persona ha la giusta attitudine, potete essere ragionevolmente sicuri che continuerà a imparare, a crescere e a svilupparsi. Per giunta, sarà sempre la specie di persone con la quale si prova gioia a lavorare. Se una persona non ha una buona attitudine, non la vogliamo, non importa la sua esperienza o la sua capacità. Presto o tardi un’attitudine aspra significa difficoltà”.

La buona attitudine verso il lavoro può così aiutare a trovar lavoro, mentre chi ha una mediocre attitudine verso il lavoro può farlo rimanere disoccupato. Siccome oggi molte ditte operano con un piccolissimo margine di profitto, le mediocri attitudini verso il lavoro fra i lavoratori possono contribuire al fallimento di una ditta. Per parecchie ragioni, quindi, la persona che ha una mediocre attitudine verso il lavoro può trovarsi senza lavoro. Com’è accurato il principio biblico: “Qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà”. — Gal. 6:7.

Qual è la vostra attitudine verso il lavoro? Se desiderate migliorarla, potete prendere a cuore il buon consiglio del cristiano apostolo Paolo, che disse: “Qualunque cosa facciate, fatela con tutta l’anima come a Geova, e non agli uomini, poiché sapete che da Geova riceverete la dovuta ricompensa”. (Col. 3:23, 24) Questo consiglio scritturale aiuta i cristiani ad avere il massimo incentivo nel lavoro. Con tale attitudine il lavoratore non ruberà ciò che appartiene al suo datore di lavoro, né ruberà al datore di lavoro il tempo con cattive abitudini di lavoro. — Efes. 4:28.

La cambiata attitudine verso il lavoro dovrebbe indurci tutti a badar di resistere allo “spirito del mondo”. Poiché ci troviamo dinanzi a un sistema di cose che va in rovina e che presto sarà sostituito dal giusto nuovo ordine di Dio. (2 Piet. 3:13) Nel frattempo, la buona attitudine verso il lavoro vi recherà gioia e profonda soddisfazione personale.

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