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  • g71 22/11 pp. 24-27
  • Dio tratta con sapienza il genere umano

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  • Dio tratta con sapienza il genere umano
  • Svegliatevi! 1971
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Svegliatevi! 1971
g71 22/11 pp. 24-27

Dio tratta con sapienza il genere umano

CHIUNQUE esamini imparzialmente l’evidenza non ha difficoltà a riconoscere l’insuperabile sapienza manifestata nelle opere creative. Queste rivelano per certo che Geova è il Grande Scienziato dell’universo. Comunque, la scienza fisica non è tutto ciò che si può chiamare sapienza. La scienza come si svolge nel mondo ha mostrato la sapienza dell’uomo in maniera tecnologica. Ma il mondo è stato trovato tristemente privo di sapienza nel campo delle relazioni umane.

Guardando l’attuale doloroso stato dell’umanità, alcuni sono costretti a chiedere: È il problema al di là della sapienza di Dio, come lo è stato per l’uomo? Se no, perché, durante quasi 6.000 anni di storia umana, le condizioni sono state così angosciose?

Giobbe servitore di Geova narrò la divina esibizione di incomparabili potenza e sapienza nel campo della scienza naturale, e quindi esclamò: “Ecco, questi sono [soltanto] i margini delle sue vie, e qual sussurro di questione s’è udito di lui!” Sì, la meravigliosa sapienza di Dio come si vede nella creazione, è solo un debolissimo riflesso dell’infinita sapienza dell’onnisapiente Dio. Dopo aver fatto questa esclamazione, Giobbe continuò a narrare la sapienza con cui Dio aveva trattato il genere umano. — Giob. 26:14.

Proposta una giusta amministrazione

Se una persona mette in dubbio la sapienza che Dio ha mostrata trattando il genere umano nei passati sessanta secoli di storia, la cosa giusta da fare è di esaminare il racconto storico. Se la persona è sincera, riscontrerà che questo è specialmente rimuneratore perché vi potrà trovare l’adempimento del proposito di Dio di stabilire un’amministrazione per governare gli avvenimenti della terra con giustizia. — Efes. 1:8-10.

Per avere la giusta prospettiva, dobbiamo prima capire che Dio vede le cose assai più ampiamente dell’uomo, con una più grande portata di tempo e spazio. Il suo profeta lo descrive come “Uno che dimora sul circolo della terra, i cui abitanti son come cavallette”. (Isa. 40:22) Nel trattare gli uomini, il lungimirante Dio tiene sempre a fuoco l’adempimento del suo proprio proposito giusto.

Dio governerà il genere umano in pace e unità. Egli diede all’uomo il libero arbitrio e non costringe nessuno a seguirLo. Si propone di radunare sotto la sua amministrazione tutti quelli che ne riconoscono e amano la sovranità. Perciò, per stabilire un fondamento di un intero mondo del genere umano che lo serva, Dio deve provvedere una conoscenza delle norme e dei princìpi della sua giusta amministrazione e di come essa opera. Ciò che più conta è che gli uomini avevano bisogno di una conoscenza di Dio stesso e delle sue qualità. — Giov. 17:3.

Ma Geova è un Dio invisibile. Quindi, come avrebbe egli fatto capire queste cose al cuore degli uomini di carne e sangue? Non con una semplice manifestazione di potenza, parlando dal cielo con voce tonante. Non con semplici dichiarazioni o asserzioni per mezzo di angeli o profeti. No, Dio avrebbe rivelato i suoi princìpi e le sue qualità, trattando le persone mediante il caloroso appello all’esperienza umana. Quanto è più istruttivo, convincente e commovente non solo udire e leggere le dichiarazioni o discorsi di Dio riferiti da uomini fedeli, ma, per di più, vedere nell’incancellabile racconto storico la prova di ciò che disse. Che cosa rivela questo racconto?

Dal tempo di Adamo al Diluvio, per un periodo di circa 1.656 anni, Dio non intervenne per correggere gli avvenimenti umani. Adamo si era disubbidientemente dimesso dal servizio di Dio, recando il peccato e l’imperfezione sui suoi figli, con la risultante disubbidienza da parte della maggioranza. Ma Dio lasciò seguire agli uomini la via della disubbidienza che avevano scelta. In questo modo fece scrivere loro una storia che prova l’incapacità degli uomini di governarsi da sé. (Ger. 10:23) Infine, per mezzo di un Diluvio, Dio intervenne a causa della violenza che era divenuta estrema, ma conservò in vita quelli che avevano riconosciuto la sua sovranità. — Gen. 6:11-13, 17-20.

Dall’inizio del racconto, quindi, vediamo che Dio ha avuto un definito proposito in ogni cosa che ha fatta. Dal principio dichiarò il suo proposito di liberare il genere umano quando promise il ‘seme della donna’, che avrebbe distrutto l’antiteocratico avversario paragonato a un serpente e quelli che lo servivano. — Gen. 3:15.

Comunque, Dio, quantunque abbia la potenza di farlo, non agisce mai arbitrariamente. Prima di agire pone un solido fondamento. Per esempio, nell’esecuzione del giudizio, ne dà ampio avvertimento in anticipo. (Ezec. 3:17-21; Amos 3:7) Per giunta, fa progredire le condizioni fino al punto che diviene ovvio che l’azione è necessaria, e che non c’è nessuna ragione né legale né morale per differirla ulteriormente. Questo fu illustrato nei 1.656 anni prima del Diluvio e in seguito, quando egli trattenne con pazienza la distruzione di Sodoma e Gomorra, e dei Cananei (fra i quali eran preminenti gli Amorrei). — Gen. 18:20, 21; 15:13-16.

Fondamento per la fede

Conformemente, Dio avrebbe posto un fondamento per la sua amministrazione delle cose della terra sotto il suo promesso “seme”. Per porre questo fondamento ci sarebbe voluto tempo. Ma ciò facendo, Dio avrebbe provveduto queste cose necessarie: (1) una ferma base per la fede nell’amministrazione che avrebbe provveduta, (2) una conoscenza dei princìpi del suo governo, (3) una conoscenza delle sue qualità come Governatore Universale e (4) la sicura e infallibile identificazione del “seme”, di Colui che sarebbe stato il Liberatore del genere umano e il Re dominante in nome di Geova. — Gal. 3:24.

Questa conoscenza che l’amministrazione del mondo con giustizia sarebbe stata diretta da Geova in futuro, in un tempo da lui preordinato, ci aiuta a capire certe sue azioni. Egli scelse una nazione come dimostrazione vivente dei suoi princìpi e delle sue maniere di agire. Per mezzo d’essa Geova rivelò se stesso e le sue meravigliose qualità di giustizia, sapienza, amore e misericordia secondo che alternatamente castigava Israele per i suoi peccati e dimostrava verso di loro longanimità ogni volta che si pentivano. (Isa. 65:2; Rom. 10:21) Per giunta, la storia israelitica dimostra ciò che accade quando le sapienti e giuste leggi di Dio sono osservate o violate; mentre la storia del mondo rivela il risultato per quelli che vivono senza la sua legge. — 1 Cor. 12:2; Efes. 4:17-19.

Dio non dimostrò pertanto la giustizia e l’ubbidienza di quella nazione, poiché divenne molto ostinata e ribelle. (Deut. 9:4-6) Piuttosto, fu come Mosè disse a Israele nel proprio discorso di addio: “Vedete, vi ho insegnato regolamenti e decisioni giudiziarie, . . . E voi li dovete osservare e mettere in pratica, perché questa è sapienza da parte vostra . . . dinanzi agli occhi dei popoli che udranno di tutti questi regolamenti, e per certo diranno: ‘Questa grande nazione è senza dubbio un popolo saggio e intendente’. Poiché quale grande nazione c’è che abbia dèi ad essa vicini come lo è Geova nostro Dio tutte le volte che lo invochiamo? E quale grande nazione c’è che abbia giusti regolamenti e decisioni giudiziarie come tutta questa legge che oggi metto dinanzi a voi?” — Deut. 4:5-8.

Israele era stata scelta invece di qualche altra nazione a causa dell’amore di Dio per Abraamo. (Deut. 7:7, 8; 2 Re 13:23) Circa 400 anni dopo il Diluvio, Geova trovò che Abraamo era un uomo che accettava Dio alla sua parola, con assoluta ubbidienza. (Gen. 15:1, 6; Rom. 4:18-22) Abraamo ubbidì secondo la conoscenza ricevuta intorno a Dio e al modo in cui egli aveva trattato Noè e Sem antenati di Abraamo. Di conseguenza, la sua progenie generata per mezzo della sua fedele moglie Sara ricevette l’incomparabile benedizione d’essere il popolo del patto di Dio, impiegato per il suo proposito.

Le altre nazioni seguirono la loro propria via o norma e disubbidirono a Dio. Dio permise loro di godere il sole e la pioggia, e il frutto della terra, ma Dio non trattò con loro, e non interferì con loro eccetto dove toccarono le attività della sua nazione eletta. (Deut. 32:8) Anche allora, l’interferenza di Dio non fu motivata dal merito d’Israele, ma dal proprio giusto proposito. Quando, per esempio, Balac re di Moab assoldò Balaam per maledire Israele, Dio non permise a Balaam di proferire una maledizione che avrebbe messo Balac in grado di distruggere Israele, perché Dio impiegava Israele per il suo proposito. — Num. 22:12; 24:10.

Ma Geova non aveva dimenticato le altre nazioni. Mentre trattava esclusivamente con Israele, egli portava a compimento un proposito per benedire quelle nazioni in seguito, nonostante che esse ignorassero completamente questo fatto.

Nessuna ingiustizia da parte di Dio

Nessuno può lamentarsi che Dio scelse una nazione per provvedere questo fondamento oggi alla nostra fede e al nostro intendimento. In questo periodo è vero che Israele fu benedetto più delle altre nazioni. Ma, ponendo su di essa il nome di Geova, quella nazione andò pure incontro a gravissime responsabilità che altre nazioni non avevano. Israele doveva render conto direttamente a Dio. Il popolo era severamente disciplinato da Geova quando peccavano, subivano piaghe, cattività e, infine a causa dell’impenitente disubbidienza, la desolazione del loro paese. — Deut., cap. 28.

Così la rimarchevole sapienza di Geova Dio fu manifestata per mezzo di una storia vivente. Egli manifestò la propria sapienza anche nel modo in cui preservò la verità, affidandola alla nazione e disciplinando tale nazione e tenendola unita sotto il patto della sua Legge, mentre le altre nazioni, sotto la norma dell’uomo, servivano di continuo falsi dèi che esse stesse avevan fatti. — Sal. 96:5; 115:2-8; Rom. 3:1, 2.

Ma tutte le azioni di Geova unitamente additano il suo più eccellente dono per il genere umano. Questo è il suo provvedimento del Seme, il Re dell’amministrazione di Dio per la terra, che significherà la vita per tutti gli uomini ubbidienti. (Atti 17:30, 31) Come risplende la sapienza di Dio fornendo un’infallibile identificazione del Messia nella genealogia, nella cronologia e nella profezia delle Scritture Ebraiche! (Giov. 5:39; Riv. 19:10) Inoltre, il racconto storico dà non solo conforto e speranza ma anche serve da guida per preservare in vita, perché provvede modelli ed esempi “a noi sui quali sono arrivati i termini dei sistemi di cose”. — 1 Cor. 10:11; Ebr. 10:1.

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