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  • g72 8/2 pp. 11-12
  • Adorazione del Diavolo e Cattolicesimo in Bolivia

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  • Adorazione del Diavolo e Cattolicesimo in Bolivia
  • Svegliatevi! 1972
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  • Antica leggenda indiana
  • Amalgamazione con il Cattolicesimo
  • Ricerca di sicurezza dei minatori
  • Strani sacrifici nella Bolivia cattolica
    Svegliatevi! 1977
  • Strano miscuglio di credenze in Bolivia
    Svegliatevi! 1977
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Altro
Svegliatevi! 1972
g72 8/2 pp. 11-12

Adorazione del Diavolo e Cattolicesimo in Bolivia

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Bolivia

EL TÍO, lo chiamano i minatori di lingua spagnola. “Lo Zio” in italiano. Ma sia in una lingua che nell’altra si intende il Diavolo.

La cosa più notevole relativa a costui che è chiamato El Tío dalle persone entro e intorno alla elevata città mineraria di Oruro, in Bolivia, è il modo in cui gli viene resa adorazione dalle persone che professano la religione cattolica. C’è anche un “Carnevale del Diavolo” celebrato qui ogni anno la fine della settimana prima del periodo della Quaresima.

Come ebbe inizio tutto ciò? E come questa adorazione del Diavolo fu adottata nel cattolicesimo regionale di questi Boliviani?

Antica leggenda indiana

La città di Oruro prende nome da Urus, tribù indiana che abitava in quella zona quando i conquistatori spagnoli entrarono nell’America Meridionale. Oltre ad adorare il sole, la luna, le stelle e la terra, gli Urus adoravano un dio chiamato Huari (noto anche come Supay ai Boliviani di lingua quechua), il dio del mondo sotterraneo e della ricchezza mineraria che si trova nel suo dominio del sottosuolo.

Una leggenda Uru narra che Huari determinò di punirli per avere abbandonato la cattiva via della vita simboleggiata da questo dio del mondo inferiore. Un potente serpente, un’enorme lucertola, una rana mostruosa e un esercito di formiche furono inviati da Huari e conversero sulla pacifica tribù indiana da diverse direzioni. Quindi al momento critico, dice la leggenda, una bella Nũsta (fanciulla vergine) apparve per salvare Urus, sconfiggendo le eterogenee forze di Huari e cacciandolo sotto terra.

Amalgamazione con il Cattolicesimo

Dove, allora, il cattolicesimo rientra in tutto questo? Vi entrò con gli Spagnoli invasori e con la conversione forzata degli Indiani alla fede cattolica. Ma le vecchie leggende e adorazione continuarono. Nũsta divenne nota come la “Vergine di Socavón”, patrona di tutti i minatori. Si supponeva che ella li proteggesse quando scendevano sotto terra per scavare lo stagno e altri metalli dalle miniere, venendo in tal modo alla portata del dio del mondo inferiore Huari. Per ulteriore protezione, comunque, i minatori fanno regolari offerte a Huari (ora chiamato El Tío), specialmente il primo venerdì di ogni mese.

Mostrando la fusione dell’adorazione del Diavolo con il cattolicesimo, un articolo in La Patria (8 febbraio 1970) dice: “In America il clero peninsulare [quello venuto dalla Spagna], trovandosi dinanzi all’impossibilità di sradicare la religione originale, finì col permettere agli Urus di continuare ad adorare Supay [o Huari] all’interno delle miniere . . . e, secondo le parole di Ambrossetti a ‘coprire le credenze indiane con una vernice cattolica’”.

Il dott. Augusto Beltrán H., autorità sulle usanze carnevalesche di Oruro, le paragona a quelle delle feste pagane romane agli dèi come Saturno e dice che “il dio del Carnevale Romano è stato qui sostituito da Lucifero, l’Huari degli Urus o il Supay degli Indiani Quechua”.

Ma, ad Oruro, Lucifero (il Diavolo) è portato in collaborazione con la Vergine in quanto le offerte fatte a Huari (El Tío) divengono offerte fatte a lei. Come l’articolo in La Patria continua: “. . . le ‘offerte’ . . . d’oro e d’argento estratti dal dominio del mondo inferiore [sono portate dai] Diavoli [uomini in abiti da diavoli] alla piazza di Socavòn dove si innalza il tempio chiamato della Vergine. Posate d’argento e gioielli d’oro e argento son messi in centinaia di archi . . . sotto i quali passeranno le processioni, condotte dai sacerdoti e seguite dai diavoli con Lucifero come guida”.

Ricerca di sicurezza dei minatori

La vita non è facile per i minatori di Oruro. Alzatisi alle cinque del mattino, molti hanno solo pane e caffè prima di avviarsi al loro duro lavoro nelle miniere. Alcuni masticano foglie di coca (che contengono la droga cocaina) per acquietare gli stimoli della fame e non sentire il freddo. Il loro strenuo lavoro continua da otto a dodici ore, con un’interruzione a mezzogiorno per un pasto semplice ma caldo mandato alle miniere dalle loro mogli. A meno che la vita non divenga più difficile, molti si sentono legati a seguire le superstiziose usanze che i loro antenati han loro tramandate, compresa la devozione a El Tío.

Oltre alle speciali offerte del Carnevale, i minatori cattolici periodicamente portano con sé alle miniere offerte per El Tío, forse dell’alcool, foglie narcotiche di coca o sigarette. Se nelle miniere accade un cattivo incidente, essi possono cercar di placare El Tío sacrificando un lama o due dentro la miniera e spargendone in giro il sangue.

Come sembrerebbero strane molte di queste pratiche ai cattolici di New York, Parigi o Monaco! Ma sono tipiche della pratica di adattare il cattolicesimo alle pratiche pagane per attirare più facilmente la popolazione nativa sotto il giogo della Chiesa. È davvero molto diverso dal principio enfaticamente espresso dall’apostolo Paolo, che disse: “Quale associazione ha la luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia vi è fra Cristo e Belial [il Diavolo]?” — 2 Cor. 6:14, 15.

Nonostante la loro devozione alla Vergine di Socavón, insieme a quella resa a El Tío, la religione ha poca influenza sulla vita quotidiana della maggioranza dei minatori. L’influenza della Chiesa va di continuo svanendo mentre sempre più minatori, non trovando nessun vero conforto o speranza, si allontanano per seguire gruppi politici e il comunismo, vanamente in cerca di qualche cosa di migliore.

Felicemente, molti odono la buona notizia di qualche cosa di veramente migliore, mentre ricevono informazioni intorno alla pura adorazione del vero Dio insegnata nella Bibbia. Per mezzo di gratuiti studi biblici tenuti nei loro domicili dai testimoni di Geova molti stanno imparando ‘la verità che rende liberi’ (Giov. 8:31, 32), essendo affrancati dalle usanze e dai superstiziosi timori che rendono schiavi. Anziché confidare nelle promesse politiche, essi ripongono fiducia con tutto il cuore nel regno di Dio come il solo governo che di sicuro porterà condizioni migliori.

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