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  • Fui adoratore di una dea indù
  • Svegliatevi! 1972
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Svegliatevi! 1972
g72 8/7 pp. 13-15

Fui adoratore di una dea indù

Narrato al corrispondente di “Svegliatevi!” nella Guyana

POTETE visualizzare la scena? Il ritmico battere dei tamburi di pelle di capra costringeva apparentemente tutti a lasciare le loro faccende domenicali. Giovani e vecchi brulicavano nelle vie del villaggio. Ondeggiavano al ritmo delle percussioni, allungavano il collo per dare qualche fuggevole occhiata alla dea indù Kali. Era stato ucciso un gallo bianco e il sangue che ne era uscito era stato inghiottito dal sacerdote. E ora Kali e il gallo erano trasportati al tempio, accompagnati dal battere dei tamburi e da immagini a colori vivaci.

Dopo il rito del tempio, la folla si trasferì in una zona vicina dove il sacerdote compì i suoi incantesimi mentre due altri giovani e io stavamo immoti al centro. Attendevamo d’esser posseduti dallo spirito di Kali. Quindi ad un tratto gli altri due ragazzi cominciarono a tremare e a contorcersi. Mentre andava crescendo il battere dei tamburi, essi cominciarono a contorcere il loro corpo con selvaggio abbandono. Sembrava che fossero in trance. Io mi spaventai e trovai rifugio tra la folla finché la processione tornò al tempio. Quel giorno Kali reclamò solo due medium. Io avrei dovuto essere il terzo.

Come feci a trovarmi lì? Ebbene, dopo l’abolizione della schiavitù nella Guyana nel 1938, i proprietari delle piantagioni di zucchero reclutarono nativi dell’India per lavorare nei loro possedimenti per un tempo stabilito da contratto. Fu in base a tale disposizione che i miei genitori, nati nello Stato di Madras sulla costa orientale dell’India, vennero nell’allora Guyana Britannica durante i turbolenti anni del 1914-1918. Io nacqui nel 1925.

Così dalla nascita fui esposto alle credenze e alle pratiche della religione praticata dal popolo di Madras. L’adorazione di Kali, dea indù della distruzione, era popolare fra gli abitanti del mio villaggio che attribuiva a Kali il potere di sanare ogni specie di malattia, comprese quelle dai medici descritte come incurabili. Gli abitanti del villaggio credevano che Kali potesse conferire la fertilità ai seni sterili e che possedesse anche il potere di esorcizzare i demoni espellendoli dagli adoratori che ne fossero invasati.

La cerimonia che ho appena descritta non era affatto la mia prima esperienza di tali riti. Quando avevo tre anni fui coinvolto nella mia prima cerimonia di Kali.

C’era l’usanza che ai bambini in tenera età fossero forati i lobi degli orecchi e completamente rasa la testa. I capelli erano quindi dedicati a Kali. Correndo intorno al villaggio di Albion sulla costa Courantyne, non suscitavo nessuna curiosità fra i compagni indiani d’oriente. E nemmeno i proprietari europei delle piantagioni mostravano sorpresa, essendo ormai al corrente di questa usanza indù.

Mio padre aveva acquistato nel territorio molta fama come fabbricante di idoli, e fino a pochi anni fa una enorme immagine di Kali si ergeva nel villaggio come testimonianza della sua abilità. La dea che mio padre scolpiva portava una scintillante corona. Nella mano destra aveva una forca a tre denti, e con la mano sinistra stringeva una spada corta per l’elsa. Le sue gambe erano incrociate alla meditativa maniera indù.

Naturalmente, dai giorni della fanciullezza assistei mio padre nello scolpire immagini, e con l’età crebbe la mia abilità artigiana. Mi trovai profondamente implicato nell’adorazione di Kali.

Trovai risposta alla mia domanda

Ero costante alle funzioni di Kali a causa della sottomissione ai miei genitori e dell’atmosfera che regnava nella nostra casa e nella comunità. Comunque, quando divenni giovanotto di tanto in tanto mi chiedevo se questa forma di adorazione fosse giusta alla vista del Supremo Dio. A volte interrogavo anche mio padre sulla questione. Egli tentava sempre di giustificare le sue azioni religiose, affermando che i suoi genitori avevano avuto la stessa religione e che non conosceva nessun altro modo di adorare eccetto quello che avevan praticato in India i suoi antenati.

Mio padre insisteva che se volevo prosperare nella vita dovevo rimanere un adoratore di Kali e sostenere questa religione. Ma mentre crescevo, andavo alle funzioni religiose di Kali basilarmente per formalità familiare e tradizionale.

La mia domanda rimaneva senza risposta: Era questa forma di adorazione giusta agli occhi del Supremo? Sarei io rimasto un adoratore di Kali per tutta la vita? Un semplice invito mi aiutò a trovare le risposte.

Una domenica pomeriggio del 1946 uno dei cristiani testimoni di Geova mi incoraggiò ad assistere a una loro adunanza nella loro Sala del Regno. Ero curioso e decisi di andare a scoprire di che si trattasse. Immaginate la mia sorpresa quando, entrato nell’edificio, scoprii che non c’era in giro nessun idolo.

Il Testimone che mi aveva invitato mi riconobbe e immediatamente venne ad accogliermi. Durante il programma sedemmo insieme. Ascoltai attentamente ciò che l’oratore disse sul soggetto di quelli che avrebbero avuto la vita celeste. Le informazioni che udii mi erano nuove e volli sapere dell’altro. Per esempio, durante questo discorso appresi che solo 144.000 sarebbero andati in cielo.

Ciò che appresi era diverso dalle mie credenze. Io credevo che in cielo si andasse con una serie di reincarnazioni. Dopo il discorso chiesi dunque al Testimone che mi stava accanto di spiegarmi ulteriormente ciò che la Bibbia dice sull’argomento. Egli dispose di tenere con me uno studio biblico al mio domicilio. L’accettai volentieri. Le cose che imparai dalla Bibbia erano ragionevoli, e col passar del tempo la mia curiosità intorno alla Bibbia cambiò in fede nella Bibbia.

Il Testimone mi invitava di continuo ad andare alle adunanze, e mentre vi andavo la mia conoscenza aumentava. Appresi che in cielo si andava per scelta personale da parte di Dio e per mezzo della risurrezione alla vita spirituale in base al sacrificio di riscatto di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Specialmente mi rallegrai apprendendo dalla Bibbia che, oltre ai 144.000 destinati alla vita celeste, ci sarebbe stata una “grande folla” di persone di ogni specie che avrebbero goduto la vita e la felicità senza fine proprio qui sulla terra. Questo mi piacque grandemente. — Riv. 7:4, 9; 21:3, 4.

Intanto che passava il tempo, capii che il nome del vero Dio Onnipotente è Geova. Imparai dalla Bibbia che Dio Onnipotente non approva l’adorazione delle immagini. La Bibbia è chiara: “Io sono Geova. Questo è il mio nome; e non darò a nessun altro la mia propria gloria, né la mia lode alle immagini scolpite”. “Figliuoletti, guardatevi dagli idoli”. (Isa. 42:8; 1 Giov. 5:21) La domanda che per molto tempo mi aveva assillato fu appagata: Non era giusto agli occhi del Supremo Dio che io adorassi l’idolo della dea Kali.

Condivise le verità bibliche con altri

Di tanto in tanto, cercavo di dire a mio padre le molte cose dilettevoli che imparavo dalle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! e da varie pubblicazioni edite dalla Società Torre di Guardia per lo studio della Bibbia. Ma mio padre faceva furiosamente obiezione. Spesso mi minacciava di danno personale. Per un tempo l’odio di mio padre verso il mio nuovo modo di adorare diminuì e leggeva alcune riviste della Società. Cominciai a sperare che egli pure cambiasse per seguire la pura adorazione, ma le mie speranze in seguito svanirono quando divenne indovino e sprofondò maggiormente nelle pratiche occulte, cose condannate dalla Parola di Dio la Bibbia. (Deut. 18:10-12; Gal. 5:19-21) Mio padre mi chiedeva perfino di dedicarmi ad alcune di queste attività, ma io rifiutavo e mi ritiravo in un’altra stanza o me ne andavo del tutto dalla casa. Gradualmente per mezzo dello studio biblico a domicilio e assistendo alle adunanze e parlando di queste verità ad altri crebbi nella fede e nella conoscenza della Bibbia così che decisi di simboleggiare la mia dedicazione al solo vero Dio con l’immersione in acqua a un’assemblea di distretto dei testimoni di Geova a Georgetown nel 1954.

Nel frattempo, mi ero sposato e mia moglie mi accompagnò a quell’assemblea. Ella si commosse al discorso pronunciato dal presidente della Società Torre di Guardia, che allora visitava il paese. Le fecero anche impressione l’amore e l’unità che prevalevano tra i Testimoni. Così quando fummo tornati a casa, ella cominciò a investigare la Bibbia. Presto si unì a me nella vera adorazione, aiutando altri a imparare il messaggio della Bibbia. Lo considerai una benedizione quando, in seguito, ella pure dedicò la propria vita al vero Dio Geova.

Di sicuro ho molte benedizioni mentre aiuto altri a imparare le cose inerenti al vero Dio. La mia figlia maggiore partecipa con gioia alla predicazione continua delle verità divine contenute nella Bibbia, e io ho in una congregazione qui nella Guyana eccellenti privilegi. Quanta gratitudine provo per aver trovato la vera adorazione di Geova, e per avere smesso d’essere adoratore di Kali.

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