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  • g74 8/11 pp. 24-27
  • La Lapponia è sempre la stessa?

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  • La Lapponia è sempre la stessa?
  • Svegliatevi! 1974
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  • I Lapponi nella storia
  • L’abitazione del Lappone
  • Origine dei Lapponi
  • Il mezzo di sussistenza del Lappone: la renna
  • L’abbigliamento del Lappone
  • L’alimentazione lappone
  • La religione del Lappone
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Svegliatevi! 1974
g74 8/11 pp. 24-27

La Lapponia è sempre la stessa?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Svezia

SE GUARDATE su una cartina la penisola scandinava, noterete che somiglia vagamente a un gigantesco leone che salta in alto. La testa sarebbe la parte inferiore della Norvegia. La parte posteriore del “leone”, inclusa la coda, va molto al di là del circolo artico. Questa regione a nord del circolo artico, insieme a una lingua di terra lungo i distretti montuosi da ambo i lati del confine fra Norvegia e Svezia, che si estende per quasi 500 chilometri a sud del circolo artico, è il paese dei Lapponi.

I Lapponi chiamano se stessi Sabme. E qui in Svezia i nomi Lappone e Sabme sono quasi ugualmente comuni.

Al visitatore del sud, la Lapponia, con il suo suolo molto accidentato e il suo clima estremamente freddo, deve sembrare quasi inabitabile. Ma molto prima dell’Èra Volgare, un popolo giunse qui e impegnò coraggiosamente una lotta per la sopravvivenza contro la fame e il freddo, e ci riuscì!

Oggi, circa 35.000 Lapponi abitano qui e vogliono anche restarci. Alcune migliaia di essi conducono ancora la loro tradizionale vita nomade, trasferendosi con le immense mandre di renne dai pascoli invernali nelle zone boschive ai pascoli estivi sullo sfondo dei bei paesaggi e presso i fiordi.

I Lapponi nella storia

Un fatto peculiare circa il Lappone è che la sua storia non ha visto grandi cambiamenti nel suo modo di vivere. Alcune caratteristiche dei Lapponi menzionate dallo storico romano Tacito nel lontano 98 E.V. sono ancora presenti tra loro.

Tacito li descrisse come un popolo senza possedimenti, vestito di pelli, che dormiva sulla nuda terra in capanne fatte di ramoscelli e viveva di caccia.

In seguito, nel sesto secolo, un altro scrittore arricchì la descrizione dicendo che vivevano quasi come animali con animali e non bevevano vino. Un paio di secoli dopo un altro storico scrisse che erano esperti nei viaggi sopra le distese di neve su “pezzi curvi di legno”. Disse pure che erano strettamente legati ad animali somiglianti a cervi, portavano una veste di pelle somigliante a una tunica che arrivava alle ginocchia e vivevano in uno strano paese coperto di neve d’inverno e d’estate. Verso il 1200 E.V. un cronista spiegò che il Lappone portava con sé nelle sue peregrinazioni la propria casa e che era esperto in pratiche di stregoneria.

Tali notizie hanno mantenuto vivo nel corso dei secoli l’interesse per i Lapponi, e molti particolari di quelle antiche descrizioni corrispondono perfettamente all’odierno quadro della vita e delle usanze lapponi. Diamo uno sguardo più da vicino a questo quadro.

L’abitazione del Lappone

Il moderno Lappone può benissimo essere nato in una tradizionale abitazione lappone, una kåta, che è una strana capanna di forma conica. Per tutto il tempo della loro storia conosciuta i Lapponi se ne sono serviti come di una dimora trasportabile. La kåta veniva eretta in un luogo adatto dove la famiglia di Lapponi desiderava fermarsi per un po’ con il branco di renne. Di solito il materiale per la kåta era trasportato su slitte. La capanna era abilmente eretta in meno di un’ora. L’ossatura consisteva di bastoni disposti a forma di cono provvedendo un pavimento circolare all’interno e un foro in cima per il fumo e la ventilazione. L’ossatura era coperta di torba o di tela fatta in casa.

Supponete di poter entrare attraverso la bassa, stretta apertura e di dare un’occhiata. Che cosa vedrete? Il suolo è coperto di ramoscelli di betulla i quali sono a loro volta coperti di varie pelli di renna usate come tappeti per sedervisi sopra di giorno e per dormirvi di notte. Al centro vi è un focolare circondato da pietre. L’interno è semplice ma dà un senso di intimità e calore con l’odore misto di fumo, carne di renna essiccata, caffè e ramoscelli di betulla.

Prima di mettervi a sedere dovete sapere che ogni componente della famiglia lappone ha un posto riservato attorno al fuoco. La moglie siede sempre in fondo alla kåta, il marito di fianco a lei e i bambini da un lato vicino all’ingresso. L’altra parte della kåta è riservata ai figli adulti, ai servi e agli ospiti. Voi probabilmente vi sederete da quella parte.

Origine dei Lapponi

Se chiedete al tarchiato padrone di casa, dal volto segnato dalle intemperie, da dove vennero in origine i suoi antenati, probabilmente scuoterà la testa e vi dirà che è tutto avvolto nel mistero. Ma molti credono che vennero in origine dall’Est, attraversando le vaste steppe dell’Asia e la Russia, finché giunsero alle desertiche regioni artiche dell’Europa settentrionale. La loro lingua, il lappone, è affine a quella che si parla in Finlandia. Si crede che fossero gli originari abitanti della Finlandia.

Confermando ciò che dichiararono gli antichi cronisti, il vostro ospite vi dirà che i suoi antenati vivevano di caccia e di pesca. Il paese offriva numerose renne, orsi, volpi, ghiottoni e uccelli selvatici. Laghi e fiumi brulicavano di trote e salmoni. In precedenza le renne erano selvatiche, ma in seguito il Lappone scoprì che amavano la vita gregaria e poté radunarle in mandre e addomesticarle.

Il mezzo di sussistenza del Lappone: la renna

Addomesticate le renne, il Lappone aveva una provvista sicura di carne, latte e materiale per vestirsi. Da risorsa naturale la renna divenne ora per il Lappone il suo più prezioso possedimento, il suo capitale, e questo può dirsi ancor oggi. Egli non calcola le sue ricchezze in base al denaro, ma al numero di renne che sono in suo possesso. Il Lappone ricco sarà spesso proprietario di mille renne o più. E poiché le sue necessità sono tanto limitate, potrà spesso accrescere la sua mandra coi proventi derivanti dalla vendita di carne e pelli di renna, o dalla vendita degli utensili ricavati dalle corna e dalle ossa degli animali. Ogni parte della renna viene utilizzata in un modo o nell’altro.

Pertanto il Lappone dipende essenzialmente dalla renna. È perfino costretto a seguire la renna dove va, e gli è quasi impossibile trattenere la mandra quando essa decide di mettersi in viaggio. Questa è una delle ragioni per cui il Lappone osserva ancora il suo antico modo di vivere, seguendo l’immutato ritmo naturale, il movimento annuo delle mandre di renne verso i monti in primavera e in estate per figliare, e il loro ritorno ai pascoli nella foresta e lungo la costa nel tardo autunno e in inverno.

Le renne si spostano velocemente sulle distese coperte di neve. Sono anche meravigliose nuotatrici e, quando ha luogo la grande migrazione verso la costa, se ne vedono a migliaia attraversare a nuoto i laghi e i fiordi.

Per poter seguire la sua mandra attraverso il paese il Lappone ha impiegato un mezzo di trasporto che lo rende più veloce di quanto non potrebbe essere con le tipiche gambe corte e i piccoli piedi. Dai tempi antichi si è servito di ciò che un cronista chiamò “pezzi curvi di legno”, cioè gli sci. Alcuni esperti hanno persino suggerito che fossero i Lapponi a inventare gli sci.

Un altro tipico mezzo di trasporto è stato la pulka, una piccola slitta a forma di canoa a un solo posto, trainata dalla renna. La renna si presta volentieri come animale da tiro e può percorrere lunghe distanze su colli e monti coperti di neve.

L’abbigliamento del Lappone

Ora date uno sguardo al tipico modo di vestire del Lappone. Qui nelle regioni artiche sono essenziali abiti caldi e pratici. Essendo la renna la sua unica risorsa, il Lappone ha ricavato i suoi abiti dalle pelli di renna, prive di peli e conciate d’estate, e con una pelliccia assai calda per l’inverno. La pelle di renna con il suo strato di pelliccia pieno d’aria è uno dei più caldi tipi d’abito, ed è da generazioni il tipico abito dei Lapponi.

Benché gli abiti moderni e già confezionati siano stati estesamente adottati dai Lapponi a fissa dimora, potete ancora trovare i Lapponi nomadi vestiti con il loro vivace abito tradizionale con macchie di scarlatto, giallo, verde e blu intenso, colori che spiccano meravigliosamente sul puro, immacolato candore della neve. Il tradizionale abito sia maschile che femminile è pressoché uguale in tutta la Lapponia.

Vorreste provare un tipico costume lappone? Allora dovete indossare i pantaloni di pelle conciata, gambali di pelo di renna che arrivano sopra i ginocchi, stivali di pelliccia schiacciati in punta e legati con fasce scarlatte alla caviglia, una tunica o veste di stoffa blu, spesso con ricami rossi e gialli, il berretto di stoffa blu vivacemente ornato — o nel caso della donna, una cuffietta scarlatta — con una cintura ornamentale che completa il costume. Le cinture per le occasioni speciali sono molto elaborate, fatte di cuoio, e riccamente ornate di piccole borchie quadrate d’argento massiccio. Alla cintura è di solito appeso un lungo coltello usato per quasi ogni scopo, incluso quello di grattar via la neve dal fondo delle slitte, uccidere le renne e mangiare.

L’alimentazione lappone

Benché la renna sia vegetariana, nutrendosi di licheni in inverno e di vegetazione verde ed erba in estate, il Lappone nomade si nutre quasi esclusivamente di carne. Incapace di lavorare il suolo gelato e coltivare cereali od ortaggi, vive di carne e pesce. Con un inverno che dura nove mesi, per la maggior parte dell’anno non ha difficoltà a conservare il cibo, e, per di più, sa come conservare la carne e il pesce seccandoli o salandoli.

Se siete invitati a un pasto, riscontrerete che probabilmente ha inizio con una tazza o due di caffè fortissimo. Noterete che la donna lappone mette la neve in un bricco e la fa sciogliere sul fuoco. Mette nell’acqua bollente un pizzico di sale e poi vi aggiunge il caffè macinato a mano.

Dopo il caffè, potranno servirvi una tazza di brodo leggero caldo, fatto con acqua di neve in cui sono stati messi a bollire pezzi di carne fresca di renna e alcune ossa in una pentola di ferro sospesa sul fuoco e attaccata al soffitto con una catena. Dopo che avrete vuotato la tazza, la padrona di casa probabilmente vi inviterà a immergere le dita nella pentola e a tirar fuori un pezzo di carne e a mangiarla con le dita.

Dopo il pasto, vi intratterranno molto probabilmente con una tranquilla conversazione, con lunghe pause fra un commento e l’altro. Di rado il Lappone parla molto. Gli piace tacere e ascoltare. Non intrattiene gli ospiti. Non suona nessuno strumento. Se il Lappone è di buon umore, canterà o yoika, come direbbe lui. È una forma molto strana di canto, caratteristica dei Lapponi, e, benché consista solo di quattro o cinque note monotone, può essere molto melodioso. Le parole sono di solito composte lì per lì ed esprimono i profondi sentimenti di colui che canta.

La religione del Lappone

I Lapponi sono molto religiosi e le credenze sono cambiate. I Lapponi credevano in una forma di magia detta sciamanismo. Lo stregone, o sciamano, batteva i tamburi nel tentativo di predire il futuro. Il tamburo magico era usato in modo tale che un anello, la punta di un corno o qualche altro “indicatore” si fermava vicino a uno dei simboli dipinti sulla pelle del tamburo, una specie di tavoletta “Ouija”.

Credevano così fortemente negli dèi pagani che, anche molto tempo dopo esser divenuti cristiani di nome, rendevano ancora omaggio a questi dèi. Alla fine del diciassettesimo secolo uno studioso di nome Johannes Scheffèrus riferì che i Lapponi erano “colpevoli di unire i loro finti dèi a Dio e Cristo, e di rendere loro uguale riverenza e adorazione, come se Dio e il Diavolo avessero concordato di dividersi le loro devozioni”.

Passò molto tempo — anche dopo ciò — prima che cessassero interamente di offrire sacrifici alle varie immagini di legno o pietra che rappresentavano i loro preferiti dèi pagani. E solo in anni comparativamente recenti i loro fuochi sull’altare hanno finalmente cessato di levarsi nell’aria fredda e immobile. Ancora oggi vi sono tra i Lapponi tracce degli antichi credi superstiziosi.

Negli scorsi decenni la verità del regno di Dio è stata predicata fra i Lapponi dai testimoni di Geova, ma pochissimi finora l’hanno accettata.

Benché il Lappone odierno sia in stretto contatto con la moderna società industriale a sud e ne abbia impiegato alcune invenzioni tecniche, in modo sorprendente ha conservato le sue caratteristiche, la sua lingua e i suoi pensieri e le sue azioni. Soprattutto, vuole preservarli. Vuole essere senza eguale, fondamentalmente immutato, sì, sempre lo stesso.

[Cartina/Immagine a pagina 24]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

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