‘Donatori’ di sangue?
● Nel suo libro The Gift Relationship (1971), il prof. Richard Titmuss dell’Università di Londra dice riguardo al sangue ottenuto per trasfusioni: “Ci sono molti miti in tutte le società e l’America non è un’eccezione. Uno dei miti oggi più profondamente sostenuti in quel paese . . . è che il donatore volontario sia la norma; che la maggioranza delle donazioni di sangue sia fatta da volontari”.
Questo autore indica otto diverse categorie di “donatori” di sangue. Queste sono: Il donatore pagato “che vende il suo sangue per ciò che il mercato può dare”. Il donatore di professione “che cede il sangue secondo una norma regolare, registrato, in maniera semipermanente o semisalariato”. Il donatore volontario indotto, pagato “che riceve un pagamento in contanti ma che asserisce di non essere primariamente motivato dal pagamento”. Il donatore a retta di responsabilità a cui è imposta una retta per il sangue ‘prestatogli’ durante un’operazione e che può sostituire il sangue e avere la restituzione della retta pagata. Il donatore a credito di famiglia “che fa un deposito anticipato della donazione di una pinta [l. 0,57] di sangue l’anno in cambio di cui egli e la sua famiglia . . . hanno ‘assicurato’ il sangue di cui avranno bisogno per un anno”. Il donatore volontario prigioniero come quelli nelle forze armate o nelle prigioni “che sono invitati a donare o si attende o si richiede che lo facciano. Se non lo fanno possono esporsi alla disapprovazione o alla vergogna, o possono essere indotti a credere che il rifiuto influisca avversamente sul loro futuro”. Il donatore volontario a beneficio marginale che è “attratto o indotto dalla prospettiva di tangibili ricompense . . . in forme monetarie”, per esempio, giorni di astensione dal lavoro o feste più lunghe. Il donatore volontario della comunità che “è nella realtà sociale il più prossimo all’astratta concezione di un ‘gratuito dono umano’”.
Il professore espone una tabella delle stime del sangue raccolto negli Stati Uniti dal 1965 al 1967. Essa mostra che solo il 7 per cento del sangue venne da “donatori volontari della comunità”. L’autore quindi osserva: “‘Donare’ significa dare per un motivo altruistico; strettamente, e forse più neutralmente parlando, nel vocabolario di questo studio a ‘donatori’ si dovrebbe sostituire ‘fornitori’”. — Pagg. 71-96.