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  • Siamo troppo umani per sopravvivere?
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Svegliatevi! 1973
g73 22/2 pp. 3-4

Siamo troppo umani per sopravvivere?

“LA SEMPLICE onestà intellettuale ci ha costretti ad ammettere la strana possibilità che noi uomini siamo alla fine dei nostri giorni, che i nostri problemi di sopravvivenza non saranno risolti perché siamo semplicemente troppo umani”. Così scrisse uno dei maggiori autori e redattori d’America, R. H. Rovere, alla fine del sesto decennio del ventesimo secolo.

Nel maggio del 1971 circa 800 scienziati australiani espressero simili timori e, nel gennaio del 1972, il “Circolo di Roma”, gruppo di scienziati e industriali, fece la stessa cosa. Verso la medesima epoca alcuni scienziati inglesi, nella rivista Ecology, avvertirono che “può darsi che andiamo verso l’estinzione”. E secondo il prof. Marmor, “mai prima nella storia la stessa esistenza dell’uomo è stata così precariamente in bilico”.

Qual è la causa del dilemma dell’uomo che sembra minacciarne l’esistenza stessa? Alcuni affermano che la colpa sia della natura biologica dell’uomo, che la struttura della mente e del corpo dell’uomo sia tale da condannarne l’esistenza. Altri insistono che non è così ma che il problema dipenda dalle “vacche sacre” della libera impresa, del nazionalismo e della guerra. Indubbiamente queste “vacche sacre” vi influiscono, così come v’influiscono in certe zone il sovrappopolamento, l’inquinamento e il depauperamento delle risorse naturali, fattori a cui danno la colpa gli scienziati australiani.

Solo con il ragionamento umano non si può trovare la soluzione, perché il problema è troppo grande da risolvere per l’uomo. Gli uomini possono pensare, come hanno fatto alcuni, che l’uomo vada incontro all’estinzione, come si sono estinte o si stanno estinguendo centinaia di altre creature terrestri; ed è vero che pare ci sia poca speranza che gli uomini cambino le loro vie. Ma non dimentichiamo come ha fatto l’uomo a trovarsi su questo pianeta. Egli non si è creato, né c’è la minima prova che si evolvesse da un’inferiore forma di vita o creatura. Fu messo qui dal Creatore dell’intero universo. Lasciati a sé potrebbe darsi benissimo che gli uomini si estinguessero. Ma il Creatore non permetterà che questo accada.

Dio creò la terra e l’uomo e si interessa del suo destino. La sua Parola ci dice che Egli non creò questa terra “semplicemente per nulla” ma “la formò pure per essere abitata”. E nella sua Parola Dio non solo ci dice qual è il suo proposito riguardo a questa terra ma ci assicura ulteriormente: “La mia parola che esce dalla mia bocca . . . non tornerà a me senza risultati, ma per certo farà ciò di cui mi son dilettato, e avrà sicuro successo in ciò per cui l’ho mandata”. — Isa. 45:18; 55:11.

Ebbene, è l’uomo “troppo umano” per sopravvivere? Come sarebbe possibile dal momento che l’uomo fu creato ‘a immagine di Dio e secondo la somiglianza di Dio’? Il primo uomo aveva la possibilità di vivere per sempre e in condizioni paradisiache, poiché solo se avesse disubbidito a Dio sarebbe morto. L’uomo aveva dunque le possibilità — mentali, fisiche, emotive e morali — di vivere per sempre. — Gen. 1:26, 27; 2:16, 17.

Allora perché il mondo è così in subbuglio? Perché sembra che il genere umano sia minacciato d’estinzione? Ci sono due ragioni basilari e sono in stretta relazione. Una è che l’uomo disubbidì a Dio e scelse di dirigere la propria via. Tuttavia non aveva né il diritto né la capacità di dirigerla. (Ger. 10:23) Fu proprio come leggiamo: “Il vero Dio fece il genere umano retto, ma essi stessi han cercato molti piani”. (Eccl. 7:29) Andando contro l’espressa volontà del suo Creatore e Progettista, l’uomo si sarebbe messo in difficoltà, come accadrebbe a chiunque cercasse di usare una macchina complicata in maniera contraria alle istruzioni fornite dal fabbricante. — Osea 8:7.

La seconda fondamentale ragione per cui il futuro appare così minaccioso per l’uomo è dovuta all’invisibile ‘governante di questo mondo’ che ha ingannato quasi tutto il genere umano. Da una parte, egli frustra i nobili sforzi degli uomini onesti e, dall’altra, incita gli uomini egoistici nei loro disegni. Egli non è altri che l’“iddio di questo sistema di cose”, “il governante dell’autorità dell’aria, lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza”. Egli è definito “il gran dragone . . . l’originale serpente, colui che è chiamato Diavolo e Satana”. Senza Dio, gli uomini sono pedine nelle sue mani. — Giov. 12:31; 2 Cor. 4:4; Efes. 2:2; Riv. 12:9.

Anche se uomini egoisti minacciano ciecamente la loro stessa sopravvivenza, la sopravvivenza del genere umano è assicurata perché il Creatore si interessa della sopravvivenza dell’uomo più di quanto non se ne interessi l’uomo stesso. Come un saggio e amorevole padre si interessa spesso del benessere dei suoi figli più che essi stessi, così il grande Creatore si interessa della sopravvivenza del genere umano più di quanto non se ne interessino gli uomini stessi. Ma l’analogia finisce lì; poiché mentre i padri terreni in tali situazioni sembrano spesso impotenti, il Creatore, Geova Dio, può fare e farà qualche cosa in merito e nel vicinissimo futuro.

Che cosa? La sua Parola ci dice in una profezia riguardante questa generazione: È venuto il tempo di “ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. Quelli che ora rovinano la terra saranno essi stessi rovinati nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”, Har-Maghedon. — Riv. 11:18; 16:14, 16.

Inoltre, Dio promette di fare di questa terra un luogo adatto per la vita: ‘L’intera terra sarà piena della conoscenza di Dio come le acque coprono il mare’; ‘gli uomini non impareranno più la guerra ma ogni uomo sederà sotto la sua vite e sotto il suo fico’ e perfino ‘morte, cordoglio, grido e pena non saranno più’. Il Creatore è deciso a fare di questa terra un luogo che gli recherà gloria non discredito. — Isa. 11:9; Mic. 4:1-4; 1 Cor. 15:25, 26; Riv. 21:4.

No, il genere umano non è “troppo umano” per sopravvivere e la colpa della confusione in cui si trova il mondo non è tutta della natura biologica dell’uomo. Questa verità è dimostrata dal milione e mezzo di cristiani testimoni di Geova che vivono in pace e unità gli uni con gli altri, anche nelle attuali condizioni. Tra loro l’associazione ha preso il posto della contesa e l’amore fraterno ha preso il posto dell’avidità. È con questi che il Creatore darà inizio alla sua ‘nuova terra in cui dimorerà la giustizia’. — 2 Piet. 3:13.

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