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  • g73 22/9 pp. 14-16
  • Che dire delle altre religioni?

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  • Che dire delle altre religioni?
  • Svegliatevi! 1973
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  • Le religioni ‘riconosciute’ muoiono
  • Inevitabile conclusione
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Svegliatevi! 1973
g73 22/9 pp. 14-16

Che dire delle altre religioni?

SECONDO un elenco di rappresentanti delle chiese presenti a una conferenza tenuta a Zagorsk, vicino a Mosca, ci sono almeno ventitré altre denominazioni registrate presso il governo sovietico. Esse hanno il permesso di tenere funzioni nei loro luoghi di adunanza.

Fra loro ci sono musulmani, luterani, cattolici romani, battisti, ortodossi georgiani e armeni, Ebrei, buddisti e alcune religioni minori. Naturalmente, sono minoranze in paragone con la Chiesa Russo-Ortodossa. Messe insieme, queste minoranze religiose rappresentano solo alcuni milioni di persone nell’intera Unione Sovietica.

Ma il fatto che queste e altre religioni sono ‘riconosciute’ dal governo è indice di qualcosa. Indica che anch’esse hanno fatto compromesso con i capi comunisti. Un’indicazione di ciò è data dal fatto che vi sono altre religioni a cui non è permesso registrarsi o tenere adunanze. Fra queste si notano i cristiani testimoni di Geova, che hanno ripetutamente cercato di registrarsi, ma ai quali è stato negato il permesso.

Le religioni ‘riconosciute’ muoiono

Quasi senza nessuna eccezione, però, le religioni ‘riconosciute’ stanno morendo. Per esempio, Europe Since 1939 dice: “Nell’Asia sovietica circa 15 milioni di musulmani furono inclini col tempo ad assimilare il modo di vivere comunista; sotto le pressioni ufficiali, la lealtà all’Islam declinò insieme a peculiari usanze musulmane”. E un Americano che recentemente aveva visitato la repubblica sovietica dell’Usbechistan, che era musulmana, disse: “La maggioranza dei cittadini di questo paese musulmano hanno rinunciato alla pratica della religione islamica”.

Un tempo il buddismo faceva presa sul popolo delle regioni sovietiche orientali. Ma il giornalista Peter Grose commenta che ora i buddisti “combattono con il numero in rapida diminuzione di quelli che fanno parte di sacri ordini, con l’età avanzata dei lama, e, soprattutto, con il servilismo dei capi buddisti, i quali, facendo eco alla politica estera sovietica, accolgono altri buddisti dall’estero con dichiarazioni sulla libertà di religione nell’Unione Sovietica”.

La situazione del giudaismo è la stessa. Grose dichiara che le tattiche dell’Unione Sovietica “hanno inferto uno spietato colpo alla comunità giudaica nell’U.R.S.S.”. Egli aggiunge: “Il giudaismo sovietico ha cessato di esistere come un tutto unico, . . . lo smembramento della comunità giudaica è stato una costante tendenza in tutta l’èra sovietica”. Egli nota che la comunità giudaica è priva di guida. Come disse un padre di famiglia ebreo: “I nostri rabbini hanno ceduto troppo facilmente”. E i giovani nati da genitori ebrei hanno in genere abbandonato la pratica del giudaismo.

Tuttavia, che dire delle notizie sul rinnovato interesse per lo yiddish, anche tra la generazione dei giovani? È vero che in anni recenti il governo ha permesso la pubblicazione di un periodico letterario yiddish, Sovetish Heimland, la cui tiratura è in aumento. Ma il redattore capo è un comunista! Alla domanda se stampava alcun articolo religioso, egli evidentemente capì male e rispose: “No, stampiamo pochissimi articoli contro la religione”. Rise quando fu precisato che la domanda si riferiva agli articoli favorevoli alla religione. “Gli interessi della sinagoga non ci riguardano affatto”, dichiarò. Pertanto, qualunque istruzione sia impartita attraverso pubblicazioni yiddish è in armonia con gli obiettivi comunisti, non con quelli del giudaismo.

Il resoconto del gruppo londinese per i Diritti delle Minoranze fece una stima “ragionevolmente accurata” del numero di sinagoghe ancora aperte nell’Unione Sovietica. Esso indicò che da circa 3.000 nel 1917 erano ora scese a sole 40 o 50. E poiché la recente politica sovietica permette ad alcuni Ebrei di lasciare il paese per andare in Israele, è probabile che col passar del tempo gli Ebrei religiosi saranno ancor meno nell’Unione Sovietica.

Ogni tanto la stampa estera pubblica notizie che sembrano indicare un certo accresciuto interesse tra i battisti. Questa è una delle religioni ‘riconosciute’ nell’Unione Sovietica. Ma notate ciò che ebbe a dire il libro Russia, pubblicato da Time Incorporated:

“Chi visita la chiesa battista di Mosca — la sola chiesa protestante della capitale — la troverà gremita di forse 2.000 persone stipate in un edificio fatto per poche centinaia. Anche le gradinate provvisorie sono un mare di visi devoti.

“Guardando più da vicino qualsiasi congregazione nell’Unione Sovietica, comunque, si vede che la maggioranza degli adoratori sono persone anziane nate e cresciute prima della Rivoluzione, e nove su dieci fra loro sono donne. Nelle città di provincia si può trovare una proporzione leggermente superiore di giovani.

“Ma interpretarlo come un segno di risveglio religioso delle masse sarebbe errato. Man mano che la vecchia generazione muore, è probabile che la religione divenga una forza sempre minore nella vita sovietica”.

Inoltre, perché la religione battista è ‘riconosciuta’ dal governo comunista? Il corrispondente Grose del Times di New York fornisce un’indicazione. Egli cita le occasioni in cui 400 aderenti di questa religione si mostrarono insoddisfatti verso di essa e chiesero al governo sovietico che fosse loro concesso il diritto di dare inizio a una nuova organizzazione religiosa. Perché erano insoddisfatti? Grose dice: “Il punto in questione era l’opinione prevalente fra [i 400] credenti secondo cui i capi battisti si erano mostrati troppo concilianti verso le autorità dello stato”. Ma i dissidenti furono dispersi; alcuni furono imprigionati, altri si unirono di nuovo all’organizzazione nazionale.

Questo è un altro esempio del fatto che i Sovietici ‘riconoscono’ solo le religioni che sono loro totalmente soggette. Almeno, finora è stato così.

Inevitabile conclusione

Pertanto, si deve trarre l’inevitabile conclusione: Lentamente ma sicuramente le religioni della cristianità e del paganesimo sono soppresse nell’Unione Sovietica.

Nella mente della maggioranza del popolo queste religioni sono sostituite da ateismo, materialismo, scienza, imprese economiche, sport, cultura e speranza nello Stato per il progresso. Queste cose vengono sostituite alla naturale inclinazione delle persone di guardare a qualche cosa di più alto, a Dio.

Nell’Unione Sovietica è effettivamente accaduto quello che disse uno storico: “La religione organizzata, a parte casi isolati di zelo e devozione, appariva come un’istituzione morente”. In effetti, è un’istituzione morente anche in buona parte del resto del mondo! Lo è tanto più nell’Unione Sovietica dove il clero non provvede nessuna vera guida e dove non è impartita debita istruzione intorno a Dio nelle chiese o nelle case delle persone di chiesa, e dove il governo ha esercitato tutta la sua forza contro di essa per oltre cinque decenni.

Significa questo che in futuro l’Unione Sovietica sarà abitata quasi interamente da atei? Sarà infine completamente priva di ogni religione? Benché oggi questa sia la tendenza, non sarà così nel prossimo futuro!

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