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  • g74 8/2 pp. 21-25
  • Un mondo meraviglioso scoperto camminando

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  • Un mondo meraviglioso scoperto camminando
  • Svegliatevi! 1974
  • Sottotitoli
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  • Un paese vario
  • Che cosa mangiamo
  • L’“ovejero”
  • Paese montuoso
  • Il ghiacciaio, in primo piano
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Altro
Svegliatevi! 1974
g74 8/2 pp. 21-25

Un mondo meraviglioso scoperto camminando

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nel Cile

CHE cosa direbbe vostra moglie se annunciaste: “Quest’anno faremo le vacanze camminando”? Senz’altro le reazioni sarebbero varie: “Camminando? Ma, perché vogliamo camminare quando abbiamo una macchina così comoda?” “Dove possiamo arrivare a piedi?”

Ebbene, perché non provare? Venite con mia moglie e me e la nostra amica missionaria, e forse scopriremo da noi stessi alcuni vantaggi che si hanno andando a piedi.

Naturalmente, la destinazione e la distanza che intendete percorrere a piedi dipenderà dal luogo dove abitate e dalla vostra salute. Come missionari, siamo abituati a camminare. Viviamo nella provincia più meridionale del Cile, Magallanes, e intendiamo visitare un ventisquero, cioè un ghiacciaio. Questa sarà la nostra destinazione, ma quando si va a piedi si dovrebbe provare gioia nel camminare, non pensare solo alla meta.

Un paese vario

Il punto di partenza del nostro viaggio di due settimane sarà Puerto Natales. Mentre ci lasciamo dietro la città, parecchi automobilisti amichevoli si fermano per offrirci un passaggio. Ma in questa occasione, poiché non abbiamo fretta, rifiutiamo ringraziandoli.

Godendo di maggiore libertà dei nostri amici sui veicoli, abbandoniamo subito la strada rumorosa con la sua nuvola di polvere sospesa. Mentre aumenta la distanza fra noi e le zone più abitate, la quiete e la pulizia della campagna si fanno via via più evidenti. Erba e cespugli non sono coperti da un velo di polvere o di smog; i suoni della campagna sono dolci e armoniosi agli orecchi. Il delicato mormorio del tortuoso ruscello e il fruscio del vento nell’erba si uniscono al canto degli uccelli selvatici e al belato delle pecore per calmare i nervi tesi di chi abita in città.

Mentre proseguiamo con comodo lungo il braccio di mare avvistiamo una punta rocciosa. Giunti più vicino vediamo una foca che prende il sole beata su uno scoglio pianeggiante. Naturalmente, le foche sono comuni in molti zoo cittadini, ma è assai più interessante ed elettrizzante scoprirne una nel suo ambiente naturale.

“Che cos’è quella macchia di color rosa intenso là sulla riva?” chiede mia moglie. Giunti nei pressi vediamo che la macchia è uno stormo di fenicotteri, quasi centocinquanta in tutto. Sono in una laguna presso la riva e ne scrutano le acque per procurarsi il pranzo per oggi. Consci della nostra intrusione, prendono improvvisamente il volo con un frullo d’ali, una nuvola rosa bordata di nero e bianco.

Ovviamente, la Patagonia cilena è un paese molto vario sia per gli animali selvatici che l’abitano che per la configurazione geografica. Vi sono distese di pampa o pianure a est abitate da struzzi, guanachi, conigli e volpi. La parte occidentale è montuosa, sede dei ghiacciai, ed è abitata da puma, oche, anatre e caturra (un uccellino verde simile al pappagallo). Proseguendo il cammino osserviamo molto più da vicino la Patagonia di quanto non faremmo se l’attraversassimo rombando in auto.

Che cosa mangiamo

Naturalmente, chi va a piedi ha un buon appetito, per cui forse ora vi chiedete che cosa mangeremo. Con un po’ di riflessione anticipata, nonostante lo spazio limitato, possiamo avere un’alimentazione molto varia. Gli alimenti secchi come piselli, fagioli, lenticchie, riso, farina d’avena, farina di granturco, frutta secca, eccetera, sono ciò che va meglio per noi, poiché sono nutrienti e non contengono acqua che sarebbe un peso extra. La carne arrostita bene si conserverà per una settimana o più in questo clima fresco e con essa possiamo preparare varie pietanze con il fuoco da campo. Abbiamo anche riscontrato che è molto utile portare un semplice preparato per biscotti, con tutti gli ingredienti secchi, compreso il lievito in polvere, mischiati in anticipo, giacché in campagna mancano molte comodità della casa. Trasportiamo quasi tutto in sacchi di plastica, che sono impermeabili e non pesano quasi niente. I cibi in scatola sono pesanti, per cui abbiamo solo alcune scatolette da usare il primo giorno, dopo di che le scatolette serviranno per il resto del viaggio come bollitori o tazze.

Ci sono anche cibi selvatici. Lungo il mare possiamo raccogliere choros o molluschi dagli scogli nelle acque basse. In primavera possiamo raccogliere uova d’anatra, d’oca e anche di struzzo. Nella maggioranza dei fiumi e dei corsi d’acqua si possono prendere trote in abbondanza. Le bacche selvatiche sono comuni. Troviamo anche alcuni funghi eduli ben conosciuti per arricchire il nostro menu.

La nostra compagna, instancabile nel preparare torte, ci fa alcune sorprese cucinando con il fuoco da campo. Prima, bomboloni lievitati; il tipo che lei fa deve gonfiarsi il doppio. Ella riesce a far questo mettendo la pasta in un sacco di plastica vicino al fuoco. Più tardi, usando ciliege essiccate e il preparato per biscotti fa una torta di ciliege. Ma prima ha dovuto costruire il forno, servendosi di varie pietre; una sottile lastra di schisto costituisce la base, e sotto di essa c’è il fuoco. Forse si prende qualche libertà con le ricette, ma quello che riesce a fare è la delizia del campeggiatore.

Riposandoci brevemente dopo un pasto e guardando il cielo, scopriamo che in questa regione di forti venti e clima variabile esso cambia sempre. Possiamo distinguere nello stesso tempo variazioni dei quattro fondamentali tipi di nuvole. All’improvviso mia moglie esclama: “Guarda! Quelle nuvole stanno scomparendo!” Certo, nel giro di qualche minuto vediamo un’intera nuvola sparire dinanzi ai nostri occhi, lasciando al suo posto una macchia di azzurro limpido. Questo fenomeno avviene probabilmente in molte parti del mondo, ma non l’avevamo mai notato prima di scoprire il mondo camminando.

L’“ovejero”

S’incontra poca gente in questa regione scarsamente popolata di estancias o allevamenti di pecore e bestiame. La persona più tipica e che è più probabile incontrare è l’ovejero o pastore. Non è facile descriverlo. Un poeta cileno scrisse che non somiglia ai cowboy di nessun paese, né lo si riconosce per qualche abito tipico; ciascuno si veste come ritiene meglio. Lo si può riconoscere più facilmente dai compagni di lavoro: il cavallo, di cui sembra far parte, e i cani, che di rado si allontanano dal suo fianco. È amichevole e ospitale. Dopo che abbiamo preso il tè con un ovejero, egli si offre di mostrarci dove attraversare un fiume a cui ci stiamo avvicinando. Mentre ci accompagna con il cavallo e i cani il suo occhio sempre vigile scorge un piccolo gregge di pecore dall’altra parte della valle alla distanza di quattrocento metri. Guidando i tre cani con vari fischi e richiami, li manda nell’altra parte della valle dal gregge, che radunano e spingono giù per la valle fino a un cancello. È davvero sorprendente vedere come i cani rispondono al suo comando e compiono con entusiasmo il loro lavoro senza far male alle pecore.

Prima di attraversare il fiume il nostro amico ovejero dice che ci condurrà a una “sorgente di acqua gassata”, e, potete contarci, ai piedi del colle sgorgano parecchie sorgenti minerali, la cui acqua è gassata naturalmente e molto dissetante. Saziata la nostra sete, attraversiamo il fiume, che, benché in piena, in questo tratto ci arriva solo ai ginocchi.

Per asciugarci ci accampiamo per la notte dall’altra parte. Ora, alcuni di voi penserete che sia rischioso per la salute bagnarsi ed essere generalmente esposti agli elementi come accade camminando. Ciò nondimeno, in due settimane, nonostante ci siamo bagnati parecchie volte e siamo vissuti all’aperto, nessuno di noi ha preso il raffreddore. Infatti, pare che di regola quando camminiamo e siamo più esposti agli elementi siamo più immuni ai loro effetti.

Una cosa interessante che scopriamo sin dall’inizio del viaggio è che quando attraversiamo a piedi parti in cui avevamo precedentemente viaggiato in auto e che consideravamo aride e prive d’interesse, ora che vi passiamo a piedi diventano per noi molto interessanti. Arbusti, alberi, burroni e basse colline, che agli automobilisti avvolti nella polvere appaiono come una lontana, indistinta macchia, diventano tutti punti interessanti per noi che procediamo con calma all’aria fresca.

Paese montuoso

In viaggio da parecchi giorni, attraversiamo il fiume Payne, giungendo alla fine della strada carrozzabile. A questo punto siamo a circa ventiquattro chilometri dalla nostra destinazione, il Ventisquero Grey o ghiacciaio Grey, che raggiungeremo passando per un sentiero battuto. Il sentiero attraversa serpeggiando una zona di sorprendente bellezza. I due famosi cuernos o corni di Payne, vette montuose coperte di neve, scendono a picco nelle limpide, azzurre acque del lago Nordenskjold alla nostra destra.

Questa valle sembra a volte un’ottima “galleria del vento”. All’improvviso noto che le ragazze non sono più con me e, guardando indietro giù per il sentiero, le vedo a terra che ridono debolmente e aggrappate agli arbusti per non rotolare ancora più giù per la scarpata spinte dal vento. Un po’ più in basso vediamo una “cascata” a rovescio mentre la forza del vento spinge l’acqua su per la parete verticale di un dirupo. A intervalli ci fermiamo a riposare in cima a una lunga salita o presso un torrente di montagna dalle acque cristalline.

Proseguendo lungo le pendici della più alta vetta del Payne, che supera i 3.000 metri, ci avviciniamo lentamente alla cima di un alto colle, ed ecco, laggiù, il ghiacciaio! Come sembra vicino! Ma non v’ingannate. Sui monti, da un punto elevato, molte volte l’apparenza inganna. Abbiamo ancora un paio d’ore di cammino. A questo punto il ghiacciaio sembra interamente bianco, solo con una sfumatura azzurra. Proseguendo con il lago alla sinistra, vediamo grandi iceberg di forma irregolare che si sono staccati dal genitore all’estremità del lago Grey. La restante parte del nostro viaggio è per lo più in discesa e attraverso i boschi.

Scorgiamo subito la capanna abbandonata d’un pastore dove trascorreremo la notte vicino all’estremità del ghiacciaio.

Naturalmente, non aspetteremo fino al mattino per dare la prima occhiata al ghiacciaio. Di mattina potrebbe piovere.

Il ghiacciaio, in primo piano

Dopo una breve passeggiata nei boschi sbuchiamo all’aperto. Dinanzi ai nostri occhi fin dove possiamo vedere sui monti si stende una gigantesca meraviglia ghiacciata che sotto la luce del sole emana bianchi bagliori.

“Quanto è grande?” chiede la nostra amica. “Non riesco a vederne la fine”. Il ghiacciaio Grey è largo da due chilometri e mezzo a sei chilometri e mezzo; la sua lunghezza approssimativa è di sedici chilometri. Comunque, in realtà dopo sedici chilometri si congiunge soltanto alla parte principale del ghiacciaio patagonico, che è tra i maggiori ghiacciai del mondo. Copre una superficie di 4.000 chilometri quadrati, con una lunghezza totale da nord a sud di 555 chilometri. Il ghiacciaio Grey è solo una delle molte lingue di ghiaccio che scendono al mare o ai laghi diramandosi dalla principale calotta di ghiaccio che avvolge l’estremità meridionale della catena montuosa delle Ande. Termina proprio a sud di Coihaique, in Cile, nella provincia di Aysén, e benché sia principalmente cileno, si estende con parecchie lingue di ghiaccio a est oltre la frontiera argentina.

Ora venite con noi mentre scendiamo a dare un’occhiata al ghiaccio più da vicino. Esaminando il ghiaccio da vicino si vede che, benché sia bianco, non è come la neve né è un solo blocco trasparente; piuttosto, ha una struttura granulare detta firn. Naturalmente, i ghiacciai risultano dall’accumulo di neve e si trovano in molte regioni montuose e nelle zone polari dove il ritmo delle precipitazioni è superiore a quello della fusione. Nella parte frontale del ghiacciaio, nel punto dove scende al lago, c’è un continuo tintinnio di ghiaccio e uno sciabordare e un gocciolare d’acqua, interrotto ogni tanto dalla caduta di un altro blocco del gigante di ghiaccio nel lago.

È curioso il fatto che, sebbene l’acqua sia chiara e incolore, il ghiaccio normale in distanza appare bianco per le bolle d’aria che contiene. Ma in qualsiasi punto del ghiacciaio ci sia una crepa o si sia recentemente staccato un pezzo di ghiaccio, esso è di un bell’azzurro trasparente, perché mancano le bolle d’aria del ghiaccio normale. Questa è anche la ragione per cui il ghiaccio dei ghiacciai si scioglie più lentamente del ghiaccio artificiale.

“Che cosa lo rende così irregolare con tutte quelle profonde crepe e quelle vette frastagliate?” chiede mia moglie. Esse sono in realtà un riflesso dell’invisibile letto della valle. A causa della sua superficie irregolare il ghiaccio si fende; l’ulteriore erosione del ghiaccio prodotta dal sole, dal vento e dall’acqua causa la formazione di profondi crepacci e di alte vette aguzze. Dove questo accade sarebbe molto pericoloso cercare di attraversare il ghiacciaio. Comunque, ci sono punti dove la superficie del ghiaccio è molto liscia e ha poche crepe, per cui vi si può camminare sopra senza pericolo. Qui vediamo torrenti che attraversano tortuosamente il ghiaccio di un azzurro limpido.

“Ma com’è possibile che il ghiaccio solido ‘si muova’?” chiede la nostra amica. Il movimento di un ghiacciaio dipende dalla temperatura, dalla massa di neve e di ghiaccio accumulata, dalla pendenza della superficie ghiacciata, e dalla levigatezza e pendenza del letto della valle. Il ghiacciaio può superare gli ostacoli rocciosi sciogliendosi davanti e gelando di dietro. Questo processo si chiama rigelo ed è possibile solo vicino al punto di congelamento. A temperature inferiori il ghiaccio può avanzare mediante un movimento plastico-vischioso in cui i cristalli di ghiaccio si deformano senza rompersi, ciò che permette così di superare le pieghe e le irregolarità del letto della valle.

Mentre siamo presso il fronte del ghiacciaio sull’orlo dell’acqua guardando in alto verso le sculture di ghiaccio azzurro e bianco che si elevano per quindici-trenta metri, siamo tutti convinti che questa scoperta è il culmine del nostro viaggio. Qui si può realmente vedere lo “scintillìo di tremendo ghiaccio”, un’altra delle meravigliose opere del Creatore. — Ezec. 1:22; Sal. 104:24.

Ma ora è tempo di lasciare questo spettacolo. Il viaggio di ritorno dal ghiacciaio è altrettanto piacevole, poiché possiamo facilmente cambiare l’itinerario del nostro cammino e vedere cose del tutto diverse.

Si possono scoprire cose interessanti in ogni parte della terra, quindi sia che abbiate due giorni o due settimane, che abitiate in città o in campagna, perché tanto per cambiare non lasciate l’auto al parcheggio e non vedete che cosa potete scoprire camminando?

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