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  • Che cosa accade quando c’è la carestia

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  • Che cosa accade quando c’è la carestia
  • Svegliatevi! 1975
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  • Disperata ricerca di cibo
  • Tristi effetti secondari della carestia
  • I bambini, le vittime particolari
  • Effetti sulla mente delle persone
  • È possibile una veduta diversa
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Svegliatevi! 1975
g75 8/8 pp. 9-12

Che cosa accade quando c’è la carestia

CHI è abituato ad avere tutto il cibo che vuole troverà difficile immaginare che cosa accade alle persone quando c’è la carestia.

Considerate ad esempio le condizioni del Bangla Desh. Questo paese dell’Asia meridionale è stato recentemente devastato da inondazioni, per cui è sorta la necessità di aprire mense popolari per nutrire gratuitamente le masse affamate che affluiscono nelle città in cerca di cibo. Uno speciale servizio inviato al Times di New York ne descrive una:

“A una tipica mensa popolare di Mirpur, sobborgo affollato di [Dacca], 1.000 persone fanno la fila per un pezzo di roti, o pane non lievitato, di farina di grano. La razione è accompagnata da una galletta a base di proteine e da tre once di latte donato dalla Croce Rossa. Questo cibo viene servito solo una volta al giorno di pomeriggio. Vi sono tante zuffe e contese che i soprintendenti si son serviti di bastoni per mantenere l’ordine fra la folla, composta principalmente di vecchi, donne e bambini dall’aspetto spaventosamente affamato”.

Fuori di questa città le condizioni sono anche peggiori, dice il servizio. Lì “gli indigenti cominciano ad arrivare ai centri di distribuzione del cibo la mattina presto per ottenere mezzo pezzo di roti che sarà distribuito solo nel tardo pomeriggio. Non vengono provveduti né latte né lenticchie”.

Disperata ricerca di cibo

Il Daily Times della Nigeria, nel numero del 28 novembre 1973, riferì in merito alle condizioni di carestia sorte in quel tempo nella parte nordorientale del paese: “La gente . . . demolisce ora i formicai in cerca del cibo che si pensa vi sia stato accumulato dalle formiche mentre nello stato perdurano i danni della siccità e i poderi continuano a essere devastati dalle locuste”.

Anche l’India si trova in condizioni di estrema carestia. I funzionari statali dicono che gli abitanti dei villaggi in zone isolate vivono di radici, foglie ed erba di risaie inaridite.

Sulle condizioni esistenti a Calcutta uno straniero impegnato nelle operazioni di soccorso riferisce: “Giudicando secondo i criteri della nutrizione alcune di queste persone dovrebbero essere morte. Si vedono bambini che mangiano erba, ratti, la feccia verde che raschiano dai serbatoi”. Bernard Weinraub, scrivendo nel Times di New York del 5 settembre 1974, dichiara: “Si vedono le scene più toccanti. Un bambino ne guarda un altro che mangia un gelato da passeggio. Quando il gelato è finito e il bastoncino di legno è gettato nella cunetta, quello che stava a guardare lo raccoglie e lo succhia”.

La ricerca di cibo ha talvolta prodotto conseguenze tragiche. Il giornale West Australian spiega:

“Si dice che nell’Iraq siano morte migliaia di persone in quello che viene definito il più grande e disastroso avvelenamento collettivo della storia. . . .

“Si afferma che le vittime abbiano mangiato cereali trattati con una soluzione di mercurio che dovevano essere usati solo come semente. . . .

“La polizia aveva dato severi avvertimenti di non usare il cereale per il consumo umano, ma il cereale fu rubato durante lo scarico e il trasporto.

“Alcuni di quelli che mangiarono il cereale morirono e altri divennero invalidi, ciechi o sordi a causa di lesione cerebrale”.

Tristi effetti secondari della carestia

Morire di fame è una cosa lenta, angosciosa. Ma molto prima che sopraggiunga la morte, la mancanza di nutrimento comincia a fare vittime.

In una recente intervista il dott. Nevin S. Scrimshaw, esperto di malnutrizione mondiale, spiegò che dove la malnutrizione è comune “spesso si devono assegnare agli operai compiti che richiedono solo due a tre ore al giorno. Uomini e donne non possono lavorare più a lungo con le calorie provvedute dalla loro scarsa alimentazione”. Egli spiegò che questo dilemma “si perpetua”, poiché chi è in grado di lavorare solo alcune ore al giorno non può permettersi abbastanza cibo per avere la forza di lavorare più a lungo ogni giorno.

Anche chi riceve un’adeguata quantità di cibo ne soffrirà se è di scarso valore nutritivo. La deficienza di vitamina A, per esempio, causa molti gravi difetti visivi. La scarsità di ferro nella propria alimentazione causa anemia. Un’alimentazione in cui manca la vitamina B1 può causare malattie del sistema nervoso e di cuore, e la mancanza di iodio nell’alimentazione di una donna incinta può far nascere figli fisicamente non sviluppati e mentalmente ritardati.

Il giornalista Martin Walker vide effettivamente tali cose in una recente visita nell’Africa Occidentale. Egli narra:

“Passammo fra le tende, guardando i piedi gonfi come palloni per carenza proteica, le palpebre bianche come il gesso per l’anemia, arti così simili a bastoncini che le articolazioni dei ginocchi apparivano grosse e deformate”.

I bambini, le vittime particolari

I bambini sono le vittime particolari quando c’è la carestia. Un bambino gravemente malnutrito diventa apatico e si ritira in un mondo triste e vuoto tutto suo. Il succitato giornalista riferisce quello che osservò:

“Mi accorsi a un tratto che non eravamo seguìti da bambini. Nella maggioranza dei villaggi africani, quando un uomo bianco va in giro è seguìto da una lunga fila di bambini chiassosi che si succhiano il pollice. Ma qui non un bambino aveva la forza di giocare o di seguirci o neppure di cacciar via le mosche che brulicavano sulle sue piaghe”.

Un’ulteriore illustrazione dell’effetto della carestia sui bambini ci è data dai commenti di World Health di febbraio-marzo 1974:

“Un esempio tipico di semplice sopravvivenza è quello di un bambino sudamericano di due anni della classe più povera che ebbe sei attacchi di infezione agli occhi, cinque attacchi di diarrea, dieci infezioni alle vie respiratorie superiori, quattro attacchi di bronchite, il morbillo seguìto dalla broncopolmonite e un episodio di stomatite. In 24 mesi, questo bambino ebbe quasi 30 attacchi di malattie ed ebbe un’infezione dopo l’altra per circa un terzo della sua vita. La sua alimentazione era stata inadeguata”.

I bambini possono subire danni ancor prima della nascita. Le cellule del cervello umano, per esempio, si moltiplicano più rapidamente nel quinto e nel sesto mese di gravidanza. Dopo la nascita continuano a svilupparsi per circa diciotto mesi. Se in questo periodo un bambino è privato delle proteine essenziali, il cervello può rimanerne danneggiato.

Effetti sulla mente delle persone

La carestia provoca davvero danni fisici. Ma quali effetti produce sulla mente? Se ci fosse la carestia nella vostra zona, come influirebbe sui vostri pensieri e sulla vostra condotta?

Il modo in cui si reagisce alla penuria di viveri dipende dall’attitudine che si ha verso le circostanze difficili. In certi casi la carestia ha spinto le persone ad avere l’attitudine di mettere se stesse al primo posto e di pensare ognuna per sé. Questo ha portato conseguenze spaventose.

La gente affamata ha già causato disastri in India, Bolivia ed Etiopia, facendo tumulti e saccheggiando i negozi di granaglie. M. P. Tripathi, legislatore dello stato di Uttar Pradesh nell’India nordorientale, avvertì: “Vi saranno indubbiamente migliaia di morti a causa della fame. La delinquenza aumenterà e scoppieranno tumulti in vari luoghi”.

I morsi della fame hanno spinto alcuni a terribili estremi. Newsweek del 7 ottobre 1974 cita un esempio:

“Alla ricerca di cibo, gli uomini abbandonano mogli e figli per provvedere a sé. La stampa indiana riporta i casi di famiglie che si sono suicidate insieme piuttosto che morire lentamente di fame, e di padri impazziti che hanno gettato bambini piccoli nei fiumi per farli annegare”.

La siccità che nella zona africana del Sahel ha provocato una grave carestia produsse un altro sfavorevole effetto ancora sotto forma di “shock psicologico traumatico per la gente del Sahel”, secondo una notizia. “Quando un contadino perde la fede nella sua terra, e quando un nomade perde la fiducia nella fertilità del deserto, l’effetto è una sorta di castrazione psicologica”.

Alcune “soluzioni” suggerite rispecchiano l’impotenza dell’umanità di fronte alle aggravate penurie di viveri. Certi esperti hanno suggerito la sterilizzazione obbligatoria. Un altro suggerimento seriamente considerato è il “triage nazionale”, sistema per ridurre i decessi che consiste nell’aiutare solo quelli che si possono salvare prestando loro immediata assistenza, mentre gli altri, considerati irrecuperabili, sarebbero lasciati a morire di fame.

È possibile una veduta diversa

Alcuni, però, hanno intrapreso una linea di condotta sorprendentemente diversa in condizioni di fame estrema. Nei diabolici campi di concentramento nazisti, per esempio, migliaia di persone morirono lentamente di fame. Per questo motivo molti piombarono negli abissi della degradazione e della disperazione, e alcuni furono spinti al suicidio.

Una notizia, comunque, parla di certuni, “essi stessi segnati dalla morte, [che davano] qualche loro scarsa razione di pane a quelli che erano in difficoltà più di loro. Spesso erano solo briciole che in segreto nascondevano sotto il cuscino di quelli ai quali per una ragione o l’altra non era stato dato nulla da mangiare e i quali erano stati costretti a stare al freddo intenso nel cortile quasi senza nulla addosso”.

Che cosa spinse quelle persone ad agire in modo così diverso in condizioni di fame estrema? Perché non seguirono l’egoistica condotta di altri prigionieri?

Per il modo in cui consideravano la loro situazione. Erano cristiani testimoni di Geova messi in prigione per la loro fede. Vedevano nelle oppressive condizioni del mondo, incluse le gravi carestie in varie parti della terra, l’adempimento della profezia di Gesù sul termine del presente sistema di cose e, di conseguenza, sulla venuta di un giusto nuovo ordine in cui la carestia sarà una cosa del passato. — Matt. 24:3, 7; Riv. 7:16.

Tale promessa fa avere ai testimoni di Geova una veduta interamente diversa delle condizioni del mondo. Invece di fare egoisticamente tumulti, imboscare, o cercare in altri modi di ammassare tutto il cibo che possono procurarsi, questi cristiani danno ascolto al principio: “Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui”. (1 Cor. 10:24) Sanno che, anche se muoiono di fame, la Bibbia offre la confortante promessa della risurrezione dai morti in una terra per sempre liberata dalla stretta della carestia. — Riv. 20:13; 21:3-5.

Ciò che accade quando vi è la carestia, pertanto, dipende dal fatto che il cibo divenga o meno la cosa più importante nella vita delle vittime. Coloro che hanno la speranza del nuovo ordine basata sulla Bibbia sono in grado di mantenere una veduta luminosa anche quando c’è la carestia. Poiché sanno che nel nuovo ordine di Dio, che, secondo la profezia biblica, comincerà entro la presente generazione, “ci sarà gran quantità di grano sulla terra; in cima ai monti ci sarà sovrabbondanza”. (Sal. 72:16; Matt. 24:33, 34) La carestia non affliggerà mai più la razza umana.

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