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  • g75 22/9 pp. 16-20
  • Ero una guardia palatina

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  • Ero una guardia palatina
  • Svegliatevi! 1975
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  • Organizzazione militare recente
  • Perché volevo esservi ammesso
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  • Addestramento e abito
  • Al servizio del papa
  • Pompa e cerimonia
  • Incoronazione del papa
  • Le risposte che ricevetti
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Svegliatevi! 1975
g75 22/9 pp. 16-20

Ero una guardia palatina

FORSE non sapevate che il papa ha un esercito, ma è così. Per nove anni ho prestato servizio nell’esercito del Vaticano facendo parte della Guardia Palatina.

Naturalmente, il papa non ha un esercito regolare come un tempo. Al principio del sedicesimo secolo papa Giulio II assumeva personalmente il comando del suo esercito e lo conduceva in battaglia. In passato, inoltre, la Chiesa Cattolica Romana aveva ordini religiosi militari. Di essi, The Catholic Encyclopedia dice: “Per quella forza di coesione che è l’ideale di ogni organizzazione militare, questi ordini superarono i più famosi corpi di soldati scelti che la storia conosca”. — 1911, Vol. X, pagina 307.

Nessuno dovrebbe dunque essere realmente sorpreso che anche il moderno stato della Città del Vaticano abbia una milizia.

Organizzazione militare recente

Dei quattro corpi armati che il Vaticano ha mantenuto in anni recenti, la Guardia Svizzera è probabilmente la più conosciuta. Dal 1505, quando papa Giulio II fece con gli Svizzeri un trattato perché gli fornissero regolarmente 250 uomini come sua guardia del corpo, un corpo di guardie svizzere è stato al servizio del papa. Nell’agosto del 1959 papa Giovanni XXIII riorganizzò il corpo che incluse alcuni ufficiali, due tamburini, un cappellano e settanta guardie.

Pare che un tempo la Guardia Nobile avesse anche maggior prestigio, poiché The Catholic Encyclopedia la definì “il più distinto corpo del servizio militare pontificio”. Fu formata nel 1801. La Gendarmeria e la Guardia Palatina completavano i corpi di difesa del papa.

La Guardia Palatina fu formata nel 1850 da papa Pio IX. Egli decretò che i due corpi di milizia esistenti fossero uniti in un solo corpo che avrebbe preso questo nuovo nome. Prima del 1870 erano assegnate alla Guardia Palatina operazioni militari in guerra, ma in seguito ebbe funzioni essenzialmente cerimoniali.

Tra il 1968 e il 1971, comunque, la Guardia Nobile, la Guardia Palatina e la gendarmeria furono sciolte. Dell’esercito del Vaticano, dunque, resta solo la Guardia Svizzera.

Perché volevo esservi ammesso

Mio padre era stato per una trentina d’anni nella Guardia Palatina, posizione di cui egli e mia madre andavano orgogliosissimi. E così volevano che seguissi la tradizione di famiglia. Ma volevo esservi ammesso per altre ragioni.

Negli anni dell’adolescenza mi ero allontanato dalla religione, profondamente influenzato dalla concezione evoluzionistica appresa a scuola. Pensavo dunque che vivendo così a stretto contatto con i capi religiosi più preminenti del mondo, incluso il papa stesso, la mia fede in Dio si sarebbe fortificata.

Devo pure riconoscere che un’altra ragione per cui volevo essere ammesso era che si trattava di una posizione stimata e di prestigio. La guardia palatina poteva incontrare persone famose e avere un posto preminente a importanti funzioni religiose.

Accettato

Nel 1960, a diciotto anni, presentai dunque la domanda per essere ammesso al corpo della Guardia Palatina. Favorevolmente raccomandato dal mio parroco, fui chiamato per un colloquio diretto.

Ricordo bene l’inquietudine che provai mentre mi avvicinavo agli imponenti edifici del Vaticano. Entrai nella sala di ricevimento e davanti a me c’era un lungo tavolo, dietro al quale sedevano il comandante del Corpo, il cappellano colonnello e altre quattro persone. Da un lato della stanza erano appesi i ritratti di dieci papi, e accanto a ciascuno di essi una bandiera sgualcita a ricordo di passate battaglie.

Prima mi fecero alcune domande personali. Poi il cappellano mi chiese di recitare alcune preghiere cattoliche, come il Credo, l’Atto di fede e di dolore. Non avendo dato molta importanza all’istruzione religiosa, temevo si notasse la mia conoscenza superficiale. Ma le mie preoccupazioni si dimostrarono infondate, poiché il colloquio fu solo una formalità. Circa un mese dopo, fui ammesso alla Guardia Palatina.

Addestramento e abito

Dopo una breve funzione religiosa, ebbe inizio il mio addestramento con una lezione di religione di circa un’ora. Poi ogni giovedì frequentavo un corso di istruzione religiosa. Speravo che questo mi aiutasse ad accrescere la conoscenza di Dio e che i miei dubbi sulla sua esistenza fossero dissipati. Ma non sarebbe stato così. Infatti, i dogmi della Chiesa che venivano insegnati non facevano altro che accrescere i miei dubbi.

Comunque, l’addestramento militare mi piacque. A suo tempo ebbi il permesso di indossare la solenne divisa militare di guardia palatina. Essa era formata da giacca nera di castorino, pantaloni azzurri in morbido gabardine, cintura bianca, scarpe nere e cappello nero rigido con visiera e pennacchio rosso. C’era poi un assortimento di grossi cordoni dorati e vistose spalline dorate che i turisti avrebbero cercato di strappare durante le parate.

Al servizio del papa

Il papa riceveva in udienza i visitatori nella sala del trono o nella basilica di S. Pietro. In genere venivo assegnato a un servizio di anticamera, dovendo stare all’ingresso della sala dove il papa riceveva i visitatori. Il visitatore era accompagnato da un maestro di camera o da un palafreniere, e nel momento in cui passava davanti a noi, scattavamo sull’attenti. Ricordo in particolare due visite ad alto livello.

Una fu quella di un monaco buddista in tunica gialla. Fece visita a papa Paolo VI durante il Concilio Vaticano II per parlare di pace nel Vietnam. Tale visita suscitò scalpore perché, in quel tempo, i giornali pubblicavano comunemente articoli sui roghi di monaci buddisti suicidi.

L’altra visita fu quella della regina Elisabetta d’Inghilterra, riconosciuta non solo come capo politico, ma anche come capo della Chiesa Anglicana d’Inghilterra. Come prevede il cerimoniale vaticano, la regina e ogni personaggio del suo seguito furono accompagnati da un rappresentante della corte pontificia. Giunti davanti al papa, l’accompagnatore dell’ospite suggerisce come di consueto di baciare l’anello del papa quando egli porge la mano. Pertanto la regina si inchinò e baciò la mano del pontefice — il capo della Chiesa Anglicana si inchinò davanti al capo della Chiesa Cattolica Romana — un’abile manovra diplomatica da parte della corte pontificia!

Ricordo bene i servizi di parata quando la Guardia Palatina, preceduta dal suono dei tamburi imperiali, entrava in Piazza S. Pietro. Ad esempio, c’era la celebrazione annua del 2 giugno, quando vi era la resa degli onori fra la Guardia del papa e l’esercito italiano, a ricordo della “breccia di Porta Pia” nel lontano 1870. In questa occasione il pontefice impartiva la benedizione Urbi et Orbi.

Prestai servizio anche nel picchetto d’onore in occasione di molte visite ufficiali di capi di stato, incluse quelle del presidente De Gaulle di Francia, di re Hussein di Giordania, del presidente Sukarno d’Indonesia e di Hailè Sellassiè imperatore d’Etiopia. Nel giugno del 1963 prestai pure servizio all’entrata della camera mortuaria che conteneva le spoglie di papa Giovanni XXIII e poco dopo all’elezione di papa Paolo VI.

Pompa e cerimonia

Il mercoledì mattina il papa teneva nella sala del trono un’udienza pubblica con coloro che si erano prenotati in anticipo per vederlo e ricevere la sua benedizione. Era davvero uno spettacolo solenne quando il papa faceva il suo ingresso per queste occasioni con il suo seguito.

Il papa faceva il suo ingresso portato a spalla sulla sedia gestatoria dai suoi servitori. Erano seguìti da un numeroso corteo di ecclesiastici e accompagnatori pittorescamente e fastosamente vestiti. Avevano titoli come cavaliere di cappa e spada, cameriere segreto e maestro di camera. La processione includeva anche i comandanti e gli ufficiali dei vari corpi dell’esercito del Vaticano.

In queste occasioni accadevano scene quasi incredibili di tutti i generi. Per esempio, si vedeva la donna che urlava, si strappava i capelli e alzava un crocifisso verso il papa, protetto al suo passaggio dalle transenne. Chi degenerava nell’isterismo doveva essere allontanato con la forza. I bambini erano sollevati in alto perché il papa li toccasse.

Inoltre, decine di mani si protendevano verso il papa con una lettera o un foglio su cui era scritta qualche supplica. E i dignitari della Chiesa vicino alla sedia gestatoria su cui era portato il papa li accettavano con fare condiscendente. C’era anche chi rideva, chi piangeva e chi restava indifferente. Si cantavano inni e si sventolavano fazzoletti.

Ogni volta che queste udienze pubbliche si tenevano nella basilica di S. Pietro la scena era ancora più impressionante. L’entrata del papa era accompagnata da un’acclamazione che, come un’onda, si spostava con lui. Comunque, negli ultimi anni notai una diminuzione nel numero dei visitatori.

Incoronazione del papa

La pompa e lo splendore delle udienze pontificie furono però superati dall’incoronazione del papa. “Il fasto”, hanno detto coloro che ne sono stati testimoni, “non sarà mai dimenticato”. Fui presente all’incoronazione di papa Paolo VI avvenuta il 30 giugno 1963, e fu davvero un avvenimento notevole nella mia carriera di guardia palatina. Furono presenti capi di stato, ministri, ambasciatori, personalità politiche e militari, giornalisti e rappresentanze cattoliche e protestanti di ogni parte del mondo.

Sembrava quasi irreale, la stravaganza, le pietre preziose, i vistosi, costosi abiti dei partecipanti, specialmente del papa trasportato sulla sedia gestatoria, coi ventagli di piume di struzzo in lento movimento attorno a lui, la musica, la cerimonia. Il fasto è indescrivibile. L’incoronazione degli antichi imperatori bizantini, di cui le incoronazioni papali seguono il modello, non poteva essere certo più fastosa.

Ci fu poi il sontuoso ingresso di tutta la corte pontificia in pompa magna, con la Guardia Palatina in testa. La lenta processione si protrasse per quasi un’ora in un carosello di colori sgargianti, mentre il coro delle voci bianche accompagnava lo sfilare di centinaia di cardinali e vescovi. Infine papa Paolo VI fu incoronato con uno splendido copricapo ornato di preziose gemme, simbolo regale del potere che si suppone gli sia conferito come rappresentante di Cristo sulla terra.

Ma mi chiedevo: È realmente volontà di Dio che suo Figlio abbia sulla terra un tale rappresentante? È appropriata tutta questa pompa? Cristo l’approva?

Le risposte che ricevetti

La risposta mi fu data da un cieco che coglieva ogni opportunità di parlarmi nell’ufficio dove lavoravo normalmente. Da quanto mi mostrò nella Bibbia compresi che il papa non imitava l’esempio di Cristo e dei suoi apostoli. Infatti, quando un ufficiale dell’esercito italiano si gettò ai piedi dell’apostolo Pietro per rendergli omaggio, appresi, Pietro disse: “Lèvati; anche io sono uomo”. (Atti 10:25, 26) Tuttavia, i capi della Chiesa si comportano in un modo che è in netto contrasto con quello di Pietro!

Ma c’erano altre cose. La Chiesa Cattolica insegna che le creature umane hanno un’anima immortale che dicono può bruciare per sempre in un inferno di fuoco o essere tormentata in purgatorio, secondo i peccati commessi. Tuttavia, appresi che la Bibbia insegna che l’uomo è un’anima mortale e non ha un’anima immortale separata. “L’anima che avrà peccato, quella morirà”, dice la versione cattolica della Bibbia annotata da G. Ricciotti. (Ezec. 18:4) E l’inferno biblico non è ovviamente un luogo di fuoco, come mostrano passi biblici come la preghiera che il re Davide disse a Dio: “Se scenderò negli Inferi, anche lì tu sei presente”. Le Scritture indicano chiaramente che l’inferno biblico è solo la comune tomba dell’umanità. — Sal. 138:8, versione annotata da G. Ricciotti; si vedano anche Giobbe 14:13; Ecclesiaste 9:5, 10; Atti 2:31.

Mi fu pure mostrato che Dio non è una Trinità. Non è tre dèi coeguali eppure un solo Dio, come dice in effetti l’insegnamento cattolico della Trinità. “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore”, insegnò Cristo, che ammise pure: “Il Padre è maggiore di me”. (Mar. 12:29; Giov. 14:28, versione annotata da G. Ricciotti) Appresi queste cose dalle mie conversazioni bibliche con questo cieco, che è un cristiano testimone di Geova.

Tuttavia, riflettendo su queste cose cominciai a sentirmi turbato, poiché mi rendevo conto d’avere dinanzi a Dio la responsabilità di agire secondo queste verità. Un giorno ero al circolo della Guardia Palatina, seduto nella sala cinematografica accanto a un monsignore. Nell’intervallo gli chiesi in modo indifferente se sapeva nulla di quelle persone che asseriscono di poter provare con la Bibbia che non c’è la Trinità, che l’anima non è immortale e che non esiste l’inferno di fuoco. Chiese chi intendevo. Risposi: “I testimoni di Geova”. Egli mi sorprese rispondendo: “Ah, ma quelli sono cristiani”.

Pertanto cominciai a studiare seriamente la Bibbia con i testimoni di Geova e ricevetti la conoscenza basata sulla Bibbia che ha davvero rafforzato la mia fede in Dio. A suo tempo dedicai la mia vita a servire il vero Dio, Geova, e da allora ho avuto la gioia di maneggiare non un’arma letterale, ma ‘la spada dello spirito, la Parola di Dio’, aiutando anche altri a conoscere la verità intorno a Geova Dio e ai suoi meravigliosi propositi. (Efes. 6:17) — Da un collaboratore.

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