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  • Antibiotici, arma a doppio taglio
  • Svegliatevi! 1976
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Svegliatevi! 1976
g76 22/8 pp. 17-20

Antibiotici, arma a doppio taglio

LA PENICILLINA, il primo e più comune antibiotico, fu scoperta nel 1928 dal batteriologo inglese Alexander Fleming. Ma egli e i suoi collaboratori dovettero superare molti ostacoli, e solo durante la seconda guerra mondiale ne venne riconosciuto il valore per combattere le infezioni.

I risultati ottenuti con la penicillina furono così sorprendenti che venne definito farmaco “prodigioso” o “miracoloso”, e da allora sono stati prodotti moltissimi altri antibiotici, sia organici che sintetici. Non c’è dubbio che questi antibiotici, come la penicillina, hanno fatto molto bene, salvando molte vite, affrettando la guarigione di molte vittime di incidenti o malattie.

Ma l’impiego degli antibiotici non ha avuto esclusivamente risultati positivi. Perché no? Per la natura stessa degli antibiotici. Il nome stesso dovrebbe servire d’ammonimento, poiché viene da due radici: anti, che significa “contro”, e bio, che significa “vita”. Quindi un antibiotico è un agente nemico della vita, cioè uccide. Chi uccide? Germi, batteri, microbi, ragion per cui nella letteratura medica pare sia preferito il termine “antimicrobico”. Si afferma che gli “antimicrobici” siano “tossici”, cioè che abbiano caratteristiche venefiche e siano potenzialmente nocivi in altri modi, oltre ad avere proprietà terapeutiche.

Pertanto il dott. Robert C. Zurek, scrivendo in Diseases of Medical Progress, dichiara: “Ogni volta che impieghiamo un agente antimicrobico, usiamo veramente un’arma a doppio taglio. Corriamo un rischio calcolato”. Cioè il medico spera di uccidere certi microbi senza nuocere alle cellule del corpo.

Ma i medici, per non parlare del pubblico in generale, capiscono bene questo fatto? Evidentemente no, poiché nella prefazione del summenzionato testo il dott. F. D. Adams dichiara che “i farmaci sono somministrati spesso . . . apparentemente senza tenere in debita considerazione le loro proprietà poco rassicuranti e a volte potenzialmente pericolose. Basti citare ad esempio l’esteso impiego di antibiotici per insignificanti infezioni delle prime vie respiratorie e disturbi relativamente minori, abitudine che sembra persistere nonostante gli appelli di molti specialisti secondo i quali in tali casi questi agenti sono di regola inefficaci”.

Un comitato del Dipartimento della sanità, dell’istruzione e del benessere degli Stati Uniti ha rivelato che in uno studio condotto su 1.045 pazienti, a 340 erano somministrati antibiotici ma solo il 13 per cento d’essi (circa 45) avrebbe dovuto effettivamente ricevere tale medicinale. In un altro resoconto un medico dice che dal “90 al 99 per cento di quelli ai quali era somministrato il cloramfenicolo lo riceveva per uno scopo non indicato”. E i medici Silverman e Lee, nel libro Pills, Profits, and Politics, dichiarano che a volte gli antibiotici “hanno causato malattie più gravi delle affezioni che avrebbero dovuto combattere”.

Che si faccia abuso di antibiotici è indicato dal fatto che negli Stati Uniti, nell’anno fiscale 1971-1972, vennero prodotte circa 26.400 tonnellate di antibiotici di cui fu autorizzata la distribuzione. Questa quantità equivale a cinquanta dosi per ogni uomo, donna e bambino nel paese. Secondo il dott. H. F. Dowling, un’illustre autorità in materia, “c’è da dubitare che la persona media abbia una malattia che si deve curare con un antibiotico più spesso di una volta ogni cinque o dieci anni”.

Il largo impiego di antibiotici si spiega in parte con l’uso che se ne fa negli ospedali. In una giornata media, viene somministrato almeno un antibiotico al 40 per cento dei pazienti. Secondo un’autorità preminente in materia, “è inconcepibile . . . credere che il 40 per cento dei pazienti in ospedale abbia bisogno di un farmaco antimicrobico. . . . Penso non ci sia dubbio che questi farmaci . . . sono usati troppo”.

Ovviamente, questo abuso di farmaci causa molte inutili spese ai pazienti o, alle loro famiglie o a chiunque altro paga le spese. Un ospedale, riconoscendo questo problema, costituì un comitato per controllare l’impiego di tali farmaci. Di conseguenza se ne poté ridurre l’impiego del 20 per cento. Se tutti gli ospedali degli Stati Uniti facessero altrettanto, ne risulterebbe un risparmio annuo di 117.000.000 di dollari. Un altro studio ha mostrato che il 93 per cento dei pazienti ai quali era somministrato un antibiotico che costava 12 dollari non ne aveva bisogno.

Utili o dannosi?

È grave l’aspetto negativo degli antibiotici? Secondo il dott. Zurek, “l’elenco degli effetti sfavorevoli è straordinariamente lungo” e “pare ci sia una sempre crescente incidenza di reazioni sfavorevoli dovute ai farmaci”.

Benché secondo alcuni siano eccezioni, notate questi esempi: Un uomo di venticinque anni aveva mal di gola. Il medico gli fece prendere un antibiotico, il cloramfenicolo, per nove giorni. Dopo meno di due mesi ebbe gravi sintomi causati da questo farmaco e nel giro di sei mesi morì.

Una donna di quarantasette anni fu curata con la penicillina per un mal di gola. Nel giro di tre giorni sorsero le più svariate complicazioni, come gonfiori arrossati sul corpo, prurito e difficoltà a urinare. Malgrado l’impiego del rene artificiale, ella morì.

In un altro caso una dodicenne fu curata con il cloramfenicolo. Le venne una pericolosa malattia del sangue, di cui morì. Secondo un’altra notizia, centinaia di persone sono morte a causa del cloramfenicolo (“Cloromicetina” in commercio), e nonostante il fatto che da oltre venticinque anni i medici siano messi in guardia contro questo farmaco, viene ancora prescritto senza necessità.

Perché questo eccessivo uso di antibiotici? Con l’avvento della terapia antibiotica, la maggioranza delle malattie infettive poté essere curata in modo più specifico. Almeno era disponibile qualcosa per attaccare i germi che le causavano. Se la causa non poteva essere isolata, l’antibiotico veniva somministrato da medici entusiasti in modo empirico, cioè senza una valida indicazione. E soprattutto, molte volte era il paziente a richiederlo. Di conseguenza, si è fatto un largo e ingiustificato impiego di antibiotici.

Un’altra ragione dell’abuso di antibiotici è senz’altro il desiderio dei medici di fare qualcosa, avendo essi la tendenza a considerare solo i possibili benefici di questi farmaci. Un’altra ragione ancora, suggerita da S. M. Wolfe, direttore del Ralph Nader’s Health Resource Group, è la possibilità che i medici dipendano troppo dalle informazioni fornite dai rappresentanti di ditte farmaceutiche con la loro pubblicità non imparziale.

Perché a doppio taglio?

Perché gli antibiotici aiutano molti ma non tutti? Perché sono così spesso un’arma a doppio taglio? Un fattore è la condizione fisica del paziente. Gli antibiotici potenti avranno probabilmente potenti effetti tossici collaterali. Spetta al fegato e ai reni eliminare gli agenti tossici. Ma se il fegato è malato o i reni non funzionano in modo adeguato, possono non eliminare i residui tossici dell’antibiotico e, di conseguenza, le cellule del corpo soccombono ai veleni, il paziente si ammala e può anche morire.

Una causa ancor più frequente di complicazioni derivate dall’impiego di antibiotici è l’allergia o qualche forma di intolleranza. Qualsiasi paziente può essere allergico a uno o più antibiotici, e di conseguenza ne può essere danneggiato o anche morirne. Per esempio, di oltre mille reazioni pericolose per la vita causate da antibiotici, la stragrande maggioranza riguardava la penicillina, e, di esse, il 10 per cento furono fatali.

C’è anche il problema dei microbi che diventano immuni dai farmaci, resistendo all’azione battericida dell’antibiotico. Questo è accaduto di recente nella cura della gonorrea. Per anni il gonococco, il batterio che causa questa malattia, fu molto sensibile alla penicillina, per cui la guarigione da questa malattia era quasi certa se veniva somministrato questo antibiotico. Ultimamente, però, si sono sviluppati ceppi di gonococchi resistenti alla penicillina, così che ora si devono usare altri farmaci meno efficaci.

Un’ulteriore ragione per cui un antibiotico può rivelarsi un’arma a doppio taglio è che può distruggere tutti i microbi eccetto certi ceppi, che allora si moltiplicano e causano malattie completamente nuove o complicazioni. Tali “superinfezioni” sono causate dai microbi non sensibili all’antibiotico ma che erano tenuti sotto controllo da altri microbi in una specie di equilibrio “naturale”.

Su questo aspetto del problema, The Sunday News di Detroit (Michigan) del 28 luglio 1974, riportò l’avvertimento di alcuni medici secondo cui l’esagerato uso dell’antibiotico di più largo impiego ha favorito lo sviluppo di un nuovo tipo di infiammazione cerebrale infantile resistente al farmaco. L’antibiotico è l’ampicillina, una forma sintetica di penicillina. Secondo il dott. S. Ross dell’Ospedale Pediatrico di Washington (Distretto di Columbia), “l’ampicillina è stata resa inefficace dall’indiscriminato uso che i medici ne hanno fatto sia all’interno che all’esterno dell’ospedale”. “Era il farmaco prescelto per . . . una grave malattia intestinale. Nel 1967, il 5 per cento di [tali] casi erano resistenti ad esso. Ora il 95 per cento è resistente. . . . La crescente resistenza ci spaventa”.

Ne è un esempio l’effetto che possono avere alcuni antibiotici sulla flora intestinale, gli utili batteri che popolano l’intestino e che sono così essenziali per la corretta e massima assimilazione del cibo. Secondo molti medici, l’uso continuato di antibiotici può uccidere non solo i batteri nocivi ma anche gran parte della flora intestinale. Per tale ragione certi medici raccomandano di mangiare iogurt o simili prodotti del latte ogni volta che si prendono antibiotici.

Cosa potete fare in merito?

Da quanto si è detto alcuni potrebbero concludere che tutte queste informazioni riguardino i medici, non i loro pazienti. Ma è così? Se tanti medici non sono abbastanza cauti, come confessano i loro stessi portavoce, forse è il “profano” che deve preoccuparsene. Questo è il punto di vista espresso da Science Digest del gennaio 1975, che dichiara: “Tutti gli antimicrobici — nel complesso — sono usati troppo e male dai medici in generale, tanto che il pubblico deve imparare a proteggersi conoscendone i pericoli, poiché è chiaro che nel complesso i medici ne fanno un uso indiscriminato”.

Da quanto è stato detto si capisce che bisogna andare molto cauti nell’uso di antibiotici. Non incoraggiate mai il vostro medico a prescriverveli. Non prendete mai quelli prescritti ad altri, non fate mai esperimenti per conto vostro. Dite al medico quali antibiotici avete preso in passato, se vi hanno dato buoni risultati o no; ditegli pure se state prendendo altri medicinali. Se vi prescrive degli antibiotici, chiedetegli se non ci sia un’altra cura. Se pare siano indispensabili, seguite attentamente le sue istruzioni.

Per riassumere, non possiamo fare altro che citare le “Osservazioni conclusive” del capitolo del dott. Zurek, intitolato “Malattie causate da antibiotici”: “Si spera che questo ripasso delle reazioni sfavorevoli di agenti antimicrobici susciti il debito rispetto per questi farmaci. Il loro impiego ha prodotto tragedie come anche miracoli. Nessuno è del tutto esente da rischi. . . . La terapia antibiotica può avere successo solo conoscendo le proprietà di questi agenti ed essendo costantemente consapevoli dei rischi che comportano”.

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