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  • La matita al vostro servizio
  • Svegliatevi! 1976
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Svegliatevi! 1976
g76 22/6 pp. 25-27

La matita al vostro servizio

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Australia

DA MOLTI anni vi servite di me per registrare gli affari, per esprimere sentimenti ed emozioni e per progettare le attività future. Ma che cosa sapete di me?

Non si sa esattamente quando e dove cominciai a prestare i miei servigi. Gli esperti citano date e luoghi diversi. Tuttavia, senza voler essere dogmatica riassumerò in breve la mia storia.

I miei antenati furono i pennelli, che differivano parecchio dalla mia forma attuale. In seguito, si scoprì in Baviera la “grafite” (dal greco graphein, “scrivere”). E di grafite è fatta la mia anima, racchiusa in un astuccio di legno. Un altro nome della grafite è “piombaggine” (dal latino plumbum, “piombo”), che però non ha niente a che fare col piombo.

Benché la grafite fosse conosciuta già da tempo, solo nel 1564 E.V. si scoprì a Borrowdale, in Inghilterra, un tipo di grafite in forma solida a elevato grado di purezza. Fu verso quell’epoca che cominciarono a valorizzarmi. Si dice che, durante una tempesta di particolare violenza, fu sradicato un albero gigantesco e un contadino trovò una sostanza incrostata nelle radici che si poteva usare per contrassegnare o marchiare le pecore e che l’acqua non riusciva a cancellare.

Più tardi, fu aperta la miniera di Borrowdale. La grafite era tagliata in verghe e venduta come strumento per scrivere. Il principale svantaggio era che sporcavo le mani di chi scriveva e tutto quello con cui venivo a contatto. Furono allora ideati vari sistemi. Uno consisteva nell’avvolgermi con corda o materiale simile a spago, da tagliare o svolgere man mano che con l’uso mi consumavo all’estremità; somigliavo ai miei amici pastelli, avvolti in carta che si può srotolare man mano che il pastello si consuma. Un altro passo avanti fu quello di racchiudermi in un tubo o cannello metallico e di spingere la verga attraverso il tubo così che sporgesse solo l’estremità della grafite; somigliavo alla mia cugina di oggi, la matita automatica.

La matita più comune, che mi somigliava, un cilindro di grafite inserito in un cannello di legno, fu fabbricata per la prima volta a Nürnberg, in Baviera (l’odierna città di Norimberga), verso il 1660. Dal 1790 al 1795 circa almeno due persone — Josef Hardtmuth di Vienna (Austria) e Nicolas Jacques Conte di Francia — avevano ideato metodi per macinare la grafite insieme ad argilla. Il loro metodo consentì d’ottenere una matita più consistente e omogenea, che, nei suoi aspetti essenziali, è ancora in uso.

Ora permettetemi di presentarvi alcune delle mie parenti d’oggi, le matite automatiche. Ve ne sono di diverse forme e grandezze, e sono fabbricate in plastica o in metallo con un meccanismo interno che, volendo, fa avanzare la mina attraverso una piccola apertura all’estremità. In alcuni casi, questo meccanismo consiste di una filettatura che fa avanzare la mina quando si gira il cappuccio della matita. Altri tipi di matite automatiche hanno un pulsante in cima e, quando lo si preme, un piccolo strettoio afferra la mina, la spinge avanti e la tiene ferma nel punto voluto.

Di solito la mina fabbricata per le matite automatiche ha un diametro molto più piccolo di quella usata nelle comuni matite con astuccio di legno, avendo un diametro che va da soli 0,91 a 1,17 millimetri ed essendo lunga da sei a dieci centimetri, in simili gradazioni di durezza, benché non altrettanto numerose.

La fabbricazione della mia anima

Nei moderni metodi di fabbricazione, la grafite e l’argilla sono macinate insieme e mischiate con acqua fino a ottenere un impasto consistente, che è quindi fatto passare attraverso una piccola apertura in una filiera di carburo di tungsteno. La grafite finita è quindi tagliata in lunghezze di circa diciotto centimetri. Queste mine sono stagionate e cotte al forno a una temperatura che va da 1038 a 1093 gradi centigradi e infine vengono ingrassate con una sostanza lubrificante a base di cera o di grasso acido così che sia più tenera per la scrittura. Il suddetto metodo offre un vantaggio rispetto all’uso della grafite naturale in quanto si può controllare la consistenza della grafite e se ne può variare la durezza, dalla gradazione tenera 6B, alle gradazioni HB ed F, fino a quelle durissime 9H, variando la quantità di argilla aggiunta al miscuglio. Maggiore è la quantità di argilla, più dura è la grafite. Le gradazioni tenere “B” sono usate essenzialmente per disegno artistico, bozzetti, ecc.

Essendo tenere, le mine di gradazione “B” non conservano la punta affilata ma acquistano una punta rotonda e consentono all’artista di sfumare i contorni e dare il senso della profondità. La gradazione “H”, più dura, è usata nei disegni architettonici e di ingegneria. La mina più dura conserva la punta affilata, così che si possono tirare righe molto sottili e accurate.

Le gradazioni medie, HB e F, sono per uso generale, e uniscono sia le gradazioni dure che quelle tenere. Inoltre, sono state fabbricate molte matite munite di mina per scopi speciali, come matite sottilissime da mettere nel dorso di notes o diari, e la matita del falegname, con una mina dura e di forma rettangolare per fare righe sul legno grezzo.

Rinchiudono la mia anima

Finora abbiamo parlato solo di una mia parte, la mia anima, la mina, ma di uguale importanza è il legno con cui si fa la mia guaina. Il legno dev’essere abbastanza tenero da poterlo temperare, abbastanza resistente da reggere in punta la fragile mina e duro perché non si deformi o non si pieghi. Il cedro rosso soddisfa tutte queste esigenze, oltre ad avere un intenso colore naturale e a emanare un piacevole aroma quando mi fanno la punta. È ancor oggi considerato il meglio per la fabbricazione delle matite. Ma poiché questo tipo di legno scarseggia, è stato necessario usare altre varietà, come il cedro dei monti della Sierra Nevada, in California.

Prima il legno viene squadrato in assicelle di circa diciotto centimetri per cinque, assicelle larghe quanto sei matite e dello spessore di mezza matita. Quindi, da un lato vengono prodotte meccanicamente sei scanalature, per accogliere la mina. Poi due di queste assicelle sono incollate insieme dopo avervi messo in mezzo la mina nelle scanalature. Quando la colla ha preso, vengono sagomate prima da una parte dando loro la forma di sei mezze matite. Poi si fa lo stesso con l’altra parte, e si ricavano sei matite separate, tagliate ora nella lunghezza esatta. Segue la verniciatura. Per alcune mie amiche più costose, possono volerci dieci mani di lacca.

Sono quasi pronta per lasciare la fabbrica, ma, prima, bisogna stampare sul mio fianco il mio nome, il contrassegno e la gradazione. Dalla macchina che provvede alla marcatura passo rapidamente alla macchina per l’affilatura automatica, sono ispezionata per l’ultima approvazione, quindi passo alla macchina per l’inscatolatura. Ora sono pronta per la vendita. Ci sono volute centoventicinque operazioni separate per fare di me quello che sono, la vostra matita.

Sì, sono al vostro servizio da molto tempo. La prossima volta che mi prendete in mano, ricordate: “È meglio servirsi di me che fidarsi di una cattiva memoria”.

[Diagramma a pagina 26]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

DISEGNO TECNICO

DISEGNO ARTISTICO

6B 5B 4B 3B 2B B HB F H 2H 3H 4H — 9H

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