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  • Piante dalle proprietà venefiche

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  • Piante dalle proprietà venefiche
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Svegliatevi! 1977
g77 8/1 pp. 23-24

Piante dalle proprietà venefiche

CI SONO due piante del genere Rhus toxicodendron che hanno proprietà venefiche. C’è il tipo ad arbusto e il tipo rampicante.

Il continente nordamericano è il solo dove crescono queste piante, e si trova una varietà o l’altra in quasi ogni tipo di ambiente, dalle paludi al suolo asciutto e collinoso. Possono essere belle. Le foglie giovani sono di color rosso vino cupo, che poi diventano di un verde scintillante e in autunno si colorano infine di cremisi. Ammiratele se volete, ma mantenete le distanze!

La loro linfa contiene una sostanza chimica detta urushiolo e una minutissima quantità d’essa vi può causare una dolorosa forma di dermatite. Basta sfiorare una foglia per procurarsi un’eruzione pruriginosa. Si formano vesciche da cui esce un liquido chiaro e nei casi gravi ne risultano gonfiori e anche febbre. Passano parecchie ore dal contatto prima che si manifestino i sintomi, e talora passeranno alcuni giorni. La tossina non si ferma in superficie, ma penetra nella cute per infettare il tessuto sottostante. Questa è la ragione per cui passa del tempo prima che si manifesti.

È così facile contrarre questo tipo di dermatite che per anni si pensò che la pianta emettesse un miasma o vapore che infettava coloro che non l’avevano mai toccata. Non è così, ma non è necessario che la pelle venga a diretto contatto con la pianta per contrarre questo tipo di dermatite. Se gli abiti sfiorano la pianta, si può contrarre la malattia toccando tali abiti mesi dopo. È sufficiente accarezzare un cane che è passato in mezzo a queste piante perché la pelle sia fortemente infiammata. Se si brucia questa pianta il fumo può trasportare il tossico urushiolo.

Citiamo un esempio della persistenza di questo veleno: un paio di guanti bianchi di tela usati per raccogliere questa pianta rimasero in un armadio per dieci mesi, e poi furono lavati in acqua calda e con forte sapone da bucato, rimanendo immersi nella soluzione per dieci minuti. Poi un volontario infilò i guanti e il giorno dopo aveva questa forma di dermatite! Ciò mostra perché spesse volte una normale precauzione suggerita — quella di lavarsi con sapone da bucato a base di colofonia dopo una passeggiata nei boschi — non serve. È sempre un buon consiglio. Può essere utile e non fa male. Secondo alcuni esperti, se ci si può lavare entro mezz’ora dal contatto può essere efficace; infatti, dicono, c’è la possibilità che il veleno sia neutralizzato.

Una volta cominciata l’eruzione, non esistono cure veramente efficaci. Di solito, essa deve fare il suo corso e ci vorranno da due a tre settimane. Per alleviare il prurito si può usare una lozione a base di calamina. Per impedire che peggiori e forse si estenda bisognerà evitare di grattarsi. Nei casi gravi il medico potrà prescrivere una cura che allevii il dolore. Vengono impiegati vari medicinali a base di cortisone. Ma una volta contratta l’affezione, si tratta solo di aspettare che passi.

Con questo tipo di pianta si dovrebbe seguire il vecchio adagio: val meglio prevenire che curare. Sono in vendita varie creme e unguenti per proteggere la pelle dall’urushiolo. Servono ben poco. Alcuni medici somministrano dosi di urushiolo, per via orale o intramuscolare, a scopo immunizzante, ma non si sono ottenuti grandi risultati. La migliore protezione è quella di indossare abiti che impediscano il contatto tra la pianta e la pelle nuda. La cosa migliore è riconoscere la pianta e starne lontani. Non toccate questa pianta né alcuna cosa che sia venuta a contatto con essa.

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