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  • Una notte a bordo dell’“Arca”
  • Svegliatevi! 1977
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Svegliatevi! 1977
g77 22/1 pp. 20-23

Una notte a bordo dell’“Arca”

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nel Kenya

VI PIACEREBBE passare una notte nell’Arca? È una costruzione a tre ponti essenzialmente di legno. No, quest’arca non fu costruita da Noè. Ma il progetto di quest’Arca moderna si è senz’altro ispirato a quella che Noè e la sua famiglia costruirono più di 4.300 anni fa.

L’Arca moderna poggia su un contrafforte alto 2.316 metri (7.600 piedi), circondato da una foresta nella catena montuosa di Aberdare, nel Kenya. Dall’interno dell’Arca i visitatori possono osservare gli animali fuori della costruzione. Rientra in un’iniziativa del Kenya mirante a permettere a persone di tutto il mondo di osservare e studiare gli animali nel loro ambiente naturale, in zone riservate appositamente per la preservazione di molte specie selvatiche minacciate di estinzione.

Intendiamo passare una notte nell’Arca, insieme ad alcuni altri visitatori. Forse chiederete: “Ma come pensate di poter vedere gli animali al buio?” Ebbene, per tutta la notte è possibile vederli con l’aiuto di potenti riflettori. Queste “lune” artificiali sono fatte in modo che non fanno trasalire e non disturbano neppure gli animali più timidi.

Il viaggio

Partiamo da Nairobi, vicino all’estremità della grande Rift Valley. Dopo colazione, attraversiamo senza fretta il paese dei Kikuyu, un viaggio di tre ore di macchina. La nostra prima fermata è appena fuori della città di Nyeri, presso l’Aberdare Country Club. Stabiliamo qui la nostra base. Le pendici dei monti tutt’intorno sono coperte di boschi. Vi abbondano alberi dai fiori purpurei, alberi delle Rutacee (Calodendrum capensis) e Iacaranda, sotto i quali passeggiano gru coronate e pavoni.

Guardando verso le pianure a nord, abbiamo una meravigliosa vista del monte Kenya a destra; le due cime coperte di neve superano i 5.000 metri di altezza (oltre 17.000 piedi). A sinistra ci sono i monti Aberdare, che arrivano quasi a 4.000 metri (oltre 13.000 piedi). Dopo colazione andremo da quella parte.

Per non disturbare gli animali, da questa parte del Parco Nazionale è vietato l’ingresso alle auto private. Tutti i visitatori sono trasportati fino all’Arca con due grandi autobus. Il viaggio di diciotto chilometri (11 miglia) ci porta attraverso i villaggi e i poderi kikuyu che costeggiano il parco.

Lungo il tragitto, vediamo in cima ad alti alberi i colobi, scimmie bianche e nere che se la spassano. Lì sono al sicuro dai cacciatori che un tempo ne facevano strage per prenderne le pelli, utilizzate per vesti cerimoniali o tappeti decorativi. Nella foresta abbondano i bufali cafri, che talvolta bloccano la strada e si spostano malvolentieri per farci passare. Ogni tanto si vede un rinoceronte, ma non per molto. Non si possono trascurare i grandi branchi di elefanti. In alcuni casi hanno minacciosamente caricato un autobus, pur non arrivando mai allo scontro effettivo. Questa sì che sarebbe un’esperienza da narrare ad amici e parenti!

Cosa si vede dall’Arca

Giungiamo infine all’Arca. Scesi dall’autobus, tutti i visitatori attraversano un ponte levatoio che porta al ponte di poppa. Di lì si avviano a piccole cabine su uno dei tre ponti. La nostra cabina ha due cuccette. Apriamo subito la finestra che dà sul verdeggiante mare d’erba. Ci chiediamo se sono già arrivati degli animali al vicino terreno salso.

Di solito vi sono i facoceri. Si trascinano sulle ginocchia per brucare l’erba della radura. Se qualcosa li spaventa se la battono cercando rifugio nella circostante boscaglia, tenendo la coda eretta come l’albero di una nave.

Ogni volta che abbiamo visitato l’Arca abbiamo visto il tragelafo striato. Questa antilope molto elegante e delicata non allenta mai la vigilanza. Non è strano, poiché è la preda preferita del temuto leopardo. Il tragelafo striato è sprovvisto di peli tutt’attorno al collo, e questo fa pensare a un colletto. Secondo la tribù indigena dei Kikuyu, questo fatto risale al tempo di Noè. La tradizione dice che Noè per far entrare nell’arca un tragelafo ostinato dovette tirarlo con una corda che gli strappò tutto quel pelo!

Ogni tanto passano davanti all’Arca alcuni bufali cafri. Vanno subito a voltolarsi nel fango attorno alla pozza e non sono contenti finché non sono coperti di melma limacciosa dalle corna agli zoccoli. Solo gli elefanti fanno allontanare dalla pozza queste creature ostinate. Questi pesanti pachidermi non vogliono nessun altro animale presente quando vengono a bere e ad assaggiare il sale messovi dal personale dell’Arca. Con forti barriti e agitando le orecchie enormi, cacciano via anche le piccole lepri africane e le manguste.

La migliore vista degli animali all’abbeverata si gode da un belvedere a livello del suolo. Permette di tenere le distanze da elefanti, bufali, rinoceronti o altri grossi animali che si avvicinano. Si sa di elefanti che hanno infilato la proboscide nelle fessure del belvedere. Per fortuna, nessuno è stato ancora trascinato fuori attraverso queste aperture.

Una cosa che ci colpisce in tutti questi grossi animali è il modo in cui proteggono i piccoli. Durante una visita precedente, vedemmo un numeroso branco di elefanti. Difendevano un elefantino molto piccolo, che forse aveva solo due settimane. Esso non lasciò mai il posto sicuro fra le zampe della madre. Si vedeva che tutto il branco era nervoso, specialmente quando arrivò sul posto un altro branco. I nuovi arrivati compresero subito che la loro presenza non era gradita. E se ne stettero a debita distanza finché il primo branco non se ne fu andato.

Eccitazione insolita

Anche ‘a bordo dell’Arca’ vi sono momenti speciali. In questi momenti l’eccitazione giunge al culmine. Per esempio, i visitatori vanno in visibilio vedendo il raro e inafferrabile bongo, per la cui vista l’Arca è divenuta famosa. Questo animale, timido e bello, è una grossa antilope che predilige le foreste di montagna e si fa vedere di rado, eccetto qui presso l’Arca. Il bongo ha un manto castano con dodici o tredici strisce verticali sui fianchi, l’ideale per camuffarsi nella foresta. Quando il bongo spunta di fra gli alberi dalla parte opposta al belvedere, i visitatori tacciono. Trattengono quasi il respiro temendo di spaventarlo e farlo fuggire. Ben presto però si sentono i clic delle macchine fotografiche; i turisti vogliono avere un ricordo di questo grazioso animale. Il giornale di bordo dell’Arca rivela che da molti mesi il bongo si fa vedere come minimo ogni due giorni. Quando fa la sua comparsa un bongo o un leopardo, in tutta l’Arca suona un avvisatore acustico per informare quelli che sono andati a letto. Essi non vorranno certo perdersi l’avvenimento.

Le notti in cui pochi animali vengono nella radura, gli osservatori possono sempre ammirare una famiglia di genette. Questi felini vengono sfamati con uova crude e pezzetti di carne, messi regolarmente sotto il portico dell’Arca da quando essa fu aperta alla fine del 1970. Ora i piccoli della prima coppia di genette non temono l’uomo. Si possono attirare anche dentro l’Arca e fargli prendere il cibo dalle proprie mani. Sono gli unici animali ai quali si permette di entrare nell’Arca, sebbene a volte i cercopitechi entrino nelle cabine, se si lasciano le finestre aperte.

Se fuori succede qualcosa di eccitante si tralascia immediatamente di mangiare. Forse un leopardo sta dando la caccia alla preda in piena luce. Oppure due bufali rivali si contendono la supremazia del branco. Ogni tanto iene attaccano i piccoli ignari dei bufali o il piccolo dell’ilochero, un grosso cinghiale. Le grida dei piccoli, unite ai grugniti del genitore che cerca di respingere gli aggressori, bastano a indurre qualsiasi visitatore ad abbandonare in fretta la tavola per andare a dare un’occhiata.

Chi è deciso a non perdere nulla rimarrà alzato tutta la notte per guardare gli animali, ristorandosi con bevande calde attorno al crepitante fuoco di legna. Tuttavia, poco dopo l’alba, quando nelle prime luci del mattino si vedono le scintillanti vette nevose del monte Kenya, tutti i passeggeri scendono dall’Arca e seguendo il sentiero nella foresta escono dal Parco. Alla base risalgono sull’autobus per tornare a casa.

Dolci ricordi

Ricorderemo a lungo la veglia notturna nell’Arca. Naturalmente, durante tali visite ci sono anche episodi divertenti, e probabilmente non dimenticheremo neppure questi. Per esempio, vedendo un gruppo di grossi ilocheri, una donna pianse dalla gioia. Era sicura di avere appena visto i suoi primi rinoceronti! Altri hanno scambiato una mangusta per una scimmia, e perfino una iena per un leopardo!

Senz’altro è una buona idea fare qualche ricerca in anticipo. Si possono avere molte informazioni da un buon testo di zoologia che tratti gli animali e gli uccelli comuni nella zona da visitare. E chissà? Forse in futuro trascorrerete anche voi una notte avvincente a bordo dell’“Arca”.

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