Il Benin sopprime la libertà di adorazione
FORSE conoscete questo paese col nome di Dahomey. Ma nel novembre del 1975 questa piccola nazione dell’Africa Occidentale cambiò nome, chiamandosi Repubblica Popolare del Benin. Da allora il paese ha intensificato i suoi sforzi per sopprimere l’adorazione cristiana dei testimoni di Geova.
Decine di Testimoni sono stati arrestati e alcuni crudelmente picchiati. In aprile la sede filiale della Watch Tower Bible and Tract Society fu confiscata e il personale della filiale come pure i missionari furono espulsi dal paese. Tutte le Sale del Regno, dove si tengono le adunanze cristiane, sono state chiuse. E centinaia di Testimoni si sono messi in salvo fuggendo nei paesi vicini.
Perché i testimoni di Geova sono stati oggetto di attacchi così spietati nel Benin? Cosa succede in quel paese?
Una nazione che cambia
In questa ex colonia francese non è cambiato solo il nome. Da che nel 1960 il Dahomey ottenne l’indipendenza vi sono stati cinque colpi di stato. L’ultimo fu quello del 26 ottobre 1972, quando un governo militare con a capo il colonnello Mathieu Kerekou andò al potere nel Dahomey.
Nel tentativo di sviluppare questo paese prevalentemente agricolo, i suoi capi si sono rivolti all’Unione Sovietica e alla Cina per ricevere aiuto. Il Times di New York del 23 novembre 1975 scrisse:
“‘Il socialismo è la strada che abbiamo scelto, il marxismo leninista è la nostra guida’, è divenuto lo slogan dei capi del Dahomey da che un anno fa il paese intraprese un nuovo corso politico.
“I capi militari del Dahomey hanno deciso che il socialismo è il mezzo per favorire lo sviluppo di questo stato agricolo . . .
“Gli aiuti cinesi al Dahomey, che includono un prestito di 50 milioni di dollari, sono stati particolarmente evidenti nell’agricoltura . . .
“La conversione al socialismo risale al 30 novembre 1974”.
È significativo il fatto che l’annuncio del cambiamento di nome del paese fu dato il 30 novembre 1975. A quel tempo si tennero delle cerimonie per celebrare il primo anniversario della data in cui era stata proclamata l’adozione del “socialismo scientifico marxista-leninista” nel paese.
Specialmente sotto l’influenza dei comunisti cinesi, la vita nel Benin è stata sensibilmente riorganizzata, in particolare durante l’anno passato. Nei posti di lavoro sono stati stabiliti corsi ideologici, durante i quali viene impartita istruzione basata sul libretto rosso di Mao. In questi luoghi di lavoro si tengono anche cerimonie obbligatorie di saluto alla bandiera. Le persone devono salutarsi con slogan politici, anche quando rispondono al telefono. E chi non si conforma a queste esigenze è denunciato alle autorità.
Commentando il nuovo spirito nazionalistico del paese, il ministro dell’Interno Martin Dohou Azonhiho disse in un discorso il 16 aprile 1976: “Come sapete, quando siamo insieme come militanti, cantiamo l’inno nazionale, gridiamo gli slogan rivoluzionari e stiamo sull’attenti davanti all’emblema nazionale”.
Questo nuovo spirito nazionalistico prevalente nel Benin ha fomentato la spietata persecuzione dei testimoni di Geova. Perché?
Effetto sui testimoni di Geova
Nel suo discorso del 16 aprile il sig. Azonhiho spiegò:
“Se non cambiano atteggiamento, questi stranieri saranno espulsi dal territorio nazionale. Non si deve agire così. Ho già dato rigorose istruzioni alle autorità di quartiere che, se per la fine del mese i testimoni di Geova non gridano gli slogan rivoluzionari, non cantano l’inno nazionale, non rispettano la bandiera, espellerò tutti i rappresentanti stranieri dei testimoni di Geova, questi agenti autorizzati dalla C.I.A.”.
Pertanto i testimoni di Geova sono stati perseguitati perché non compiono gesti nazionalistici. Sono considerati nemici dello Stato, sia i Testimoni originari del posto che i missionari venuti da altri paesi. Ma pensate: Se fossero veramente nemici della Repubblica Popolare del Benin, e cercassero di abbatterla, sarebbero così stupidi da rifiutare di cantarne l’inno o di salutarne la bandiera? Le spie, i traditori e altri sovversivi non si fingono forse patriottici per poter continuare la loro attività sovversiva senza dare nell’occhio?
Si tratta dell’adorazione
Il fatto è che i testimoni di Geova non cantano inni né salutano emblemi di nessuna nazione, non solo quelli del Benin. E si comportano così a motivo delle loro convinzioni religiose, non perché preferiscano un regime politico piuttosto che un altro. Quanto accadde molto tempo fa nella nazione di Babilonia illustra appropriatamente questa controversia religiosa.
Il re babilonese Nabucodonosor eresse un’enorme immagine d’oro e ordinò che al suono di certi strumenti musicali tutti si prostrassero all’immagine. Tuttavia, tre servitori ebrei di Geova Dio rifiutarono di prostrarsi, benché sapessero che il loro rifiuto sarebbe stato punito con l’esecuzione in una fornace di fuoco. Tuttavia essi dissero: “Ti sia noto, o re, che i tuoi dèi non sono quelli che noi serviamo, e non adoreremo l’immagine d’oro che hai eretta”. — Dan. 3:1-18.
Oggi esiste una situazione analoga. Per fomentare lo spirito nazionalistico fra i popoli, le nazioni hanno scelto degli oggetti ai quali è resa effettivamente adorazione religiosa. Infatti, lo storico Carlton Hayes osserva nel suo libro What Americans Believe and How They Worship: “Il principale simbolo di fede e massimo oggetto di adorazione del nazionalismo è la bandiera, e sono state escogitate curiose forme liturgiche per ‘salutare’ la bandiera, ‘fare il saluto’ con la bandiera, ‘ammainare’ la bandiera e ‘issare’ la bandiera. Gli uomini si tolgono il cappello al passaggio della bandiera; i poeti scrivono odi e i ragazzi cantano inni in omaggio alla bandiera”. Fu per il rifiuto di partecipare a queste cerimonie religiose che al principio degli anni quaranta negli Stati Uniti i testimoni di Geova furono aspramente perseguitati.
Seguendo l’esempio dei servitori ebrei di Geova Dio nell’antica Babilonia, i testimoni di Geova non salutano nessun emblema nazionale né cantano nessun inno nazionale. Non è che non rispettino la bandiera della nazione in cui abitano, inclusa la bandiera della Repubblica Popolare del Benin. La rispettano. E mostrano questo rispetto con la propria onestà e l’esemplare ubbidienza alle leggi dei paesi in cui abitano. Nel Benin, i testimoni di Geova hanno dato prova d’essere cittadini bravi e laboriosi, come dovrebbe sapere lo stesso presidente Kerekou.
E in quanto all’accusa che i testimoni di Geova siano agenti autorizzati dalla C.I.A. (Servizio Segreto degli Stati Uniti), nulla potrebbe essere più lungi dalla verità. A chi conosce i testimoni di Geova, questo suona ridicolo, poiché essi si mantengono sempre rigorosamente neutrali verso le questioni politiche, seguendo l’esempio di Gesù Cristo, che disse dei suoi seguaci: “Essi non sono parte del mondo come io non sono parte del mondo”. — Giov. 17:16.
Quindi l’azione intrapresa contro gli oltre duemila Testimoni del Benin è davvero un’ingiustificata soppressione della libertà di adorazione. E gli atti di cui essi sono vittime sono molto gravi. Vi preghiamo di considerarli.