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  • Quanta fiducia dovreste avere nella scienza?
  • Svegliatevi! 1977
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Svegliatevi! 1977
g77 22/5 pp. 4-10

Quanta fiducia dovreste avere nella scienza?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nella Germania Occidentale

IL PROGRESSO fatto in vari campi scientifici ha senz’altro contribuito al benessere della famiglia umana. Varie conquiste della medicina sono servite a prolungare la vita e ad alleviare la sofferenza. Il progresso tecnologico ha migliorato sotto alcuni aspetti la qualità della vita e ha reso il lavoro più facile.

A motivo di tale progresso, molti guardano la scienza quasi con timore reverenziale. Questo sentimento è stato rafforzato dai riusciti allunaggi degli astronauti. Di conseguenza, anche le idee espresse dagli scienziati in altri campi sono da molti tenute in grande considerazione. Una convinzione molto diffusa è che qualsiasi problema si presenti alla famiglia umana sarà infine risolto, grazie soprattutto alla scienza e alla tecnologia.

Questa idea prevalente fu riassunta alcuni anni fa in un resoconto pubblicato in occasione del 200º anniversario della fondazione della famosa società farmaceutica J. R. Geigy di Basilea, in Svizzera. Uno dei commentatori, il fisico tedesco prof. C. F. von Weizsäcker, avrebbe dichiarato:

“Oggi la scienza è l’unica cosa in cui tutti gli uomini credono: è la sola religione universale del nostro tempo . . . Lo scienziato si è messo così in una posizione ambigua: è il sacerdote di questa nuova religione, conoscendone i segreti e le meraviglie; poiché ciò che per altri è sconcertante, strano o segreto è chiaro per lui”.

Ma tale fiducia nella scienza è giustificata? Secondo von Weizsäcker, no. Egli fa notare che qualsiasi scienziato degno di questo nome deve rendersi conto “che quello che sa è solo una frazione di quello che deve sapere se vuole realmente essere in grado di assumere la responsabilità della vita degli uomini”. Egli deve rendersi conto che anche nel campo in cui è specializzato vi sono tante cose che non sa. E gli scienziati onesti comprendono che pur avendo prodotto cose che hanno migliorato la vita, la scienza ha fatto anche il contrario. Essa ha prodotto cose che hanno rovinato la vita di milioni di persone.

Lo spargimento di sangue e la distruzione provocati dalle guerre mondiali di questo secolo ne sono un esempio. Si afferma che solo la seconda guerra mondiale causò 50 milioni di vittime. Molte di esse fecero una morte orribile a causa delle invenzioni scientifiche e tecnologiche: bombe sganciate su molti pacifici civili da aerei veloci, razzi, carri armati, lanciafiamme, armi automatiche, siluri, bombe atomiche e altri ordigni micidiali. Anche questi furono il prodotto del “progresso” scientifico e industriale.

In tempi più recenti la scienza e la tecnologia hanno contribuito alla fabbricazione e all’impiego di cose che sono state causa di inquinamento, rumori, congestione e tensione. Tutti questi fatti dovrebbero rendere gli scienziati più modesti nelle loro asserzioni, e il pubblico più attento quando si tratta di confidare in qualcuno.

Problemi causati da sostanze chimiche

Anche gli uomini di scienza che in genere hanno lo scopo di migliorare la vita dell’uomo hanno enormi problemi da risolvere come si può vedere ad esempio nell’industria farmaceutica. Sul mercato vengono immessi di continuo nuovi farmaci, ma in parecchi casi tali farmaci non sono stati controllati e sperimentati abbastanza.

Quanto accadde alcuni anni fa nella Germania Occidentale (come pure in Svezia, Canada e Brasile benché in minori proporzioni) dimostra le tragiche conseguenze che l’errato uso di farmaci può portare. Il Thalidomide era un tranquillante di largo impiego. Fu usato anche da donne in stato interessante. Ma alcune di esse scoprirono con orrore che alla nascita i loro bambini avevano delle malformazioni, provocate dal farmaco. Migliaia di questi bambini erano fisicamente o mentalmente ritardati, e lo sono tuttora. Di loro, Der Spiegel, rivista di notizie della Germania Occidentale, disse:

“Sono le vittime di una disgrazia catastrofica, preparata nelle provette di una generazione dalle convinzioni scientifiche; costrette a soffrire a causa di un meccanismo misteriosamente efficace costruito all’interno di un decimo di grammo di sostanza bianca; nelle pillole di un sonnifero, il Thalidomide”.

Der Spiegel osservò che dal 1957 al 1961 erano state vendute 310.000.000 di dosi di questo sedativo. La pubblicità diceva che era “innocuo”, “non tossico”, e assolutamente “non velenoso”. La rivista aggiungeva: “Sono stati incriminati nove uomini. Non è stata incriminata la prontezza di una generazione dalle convinzioni scientifiche a consumare tonnellate di medicinali, sebbene neppure oggi gli scienziati sappiano nella maggioranza dei casi l’effetto che producono sull’organismo umano”.

Da quel tempo le norme sulla produzione dei farmaci sono divenute più rigide. Tuttavia la quantità di medicinali che escono dalle fabbriche è enorme. Ogni anno si consumano in tutto il mondo miliardi di pillole varie. E ne sono continuamente immesse sul mercato di nuove. Il danno per la salute può vedersi solo dopo un lungo periodo d’impiego, come dimostra il caso del fumo delle sigarette. Per tale motivo H. Weicker, professore di genetica umana all’università di Bonn e uno dei principali esperti in medicina chiamati a deporre al processo per il Thalidomide nella Germania Occidentale, disse: “Una catastrofe come quella del Thalidomide può abbattersi di nuovo su di noi in qualsiasi momento”.

Naturwissenschaftliche Rundschau (Rivista di scienze naturali) della Germania Occidentale, nel numero di settembre del 1975, dichiarò: “Non solo il temuto Thalidomide, ma evidentemente molte altre medicine potrebbero pure causare malformazioni nei neonati se prese dalle madri durante le prime sei settimane di gravidanza, quando l’embrione è specialmente sensibile”.

Alla School of Public Health di Berkeley, in California, L. Milkovich e B. J. van den Berg hanno studiato gli effetti di alcuni farmaci su 19.044 neonati. Tra quelli le cui madri non avevano preso tranquillanti nei primi 42 giorni di gravidanza la media delle malformazioni era del 2,7 per cento. Nei casi in cui le madri avevano preso un tranquillante di largo uso (Equanil), la percentuale delle malformazioni nei neonati era del 12,1 per cento. Nel caso di un altro farmaco diffuso (Librium), la percentuale delle malformazioni era dell’11,4 per cento. Le madri che avevano preso altri tranquillanti avevano avuto circa il doppio di bambini deformi rispetto a quelle che non ne avevano fatto nessun uso.

Nel libro Thalidomide and the Power of the Drug Companies (1972, pag. 279), gli autori H. Sjöström e R. Nilsson dichiararono: “Malgrado tutti gli avvertimenti, dovremo evidentemente attendere un disastro ‘genetico’ prima che le autorità e l’industria chimica si sveglino. Quando ciò accadrà perché le proprietà di qualche prodotto chimico di largo impiego di produrre cambiamenti ereditari non saranno state controllate, udremo senz’altro dire dalle autorità e dall’industria che ‘nessuno aveva mai sospettato tale possibilità’, che ‘questa catastrofe era inevitabile’”.

Tuttavia, già all’inizio di questo secolo gli scienziati riuscirono a provocare malformazioni negli animali per mezzo di sostanze chimiche. E nonostante tutta la conoscenza e l’esperienza acquisita da allora, il volume di sostanze chimiche (i cui effetti sul corpo umano, se prese per anni, non sono ancora perfettamente compresi, e che sono introdotte nelle pillole, come pure negli alimenti, nelle bevande e nell’aria) continua ad aumentare. Pur essendoci anche altri fattori da considerare, non è strano che tanti mali, come cancro e affezioni cardiache, siano in aumento.

Questi pochi esempi tratti dalla storia della medicina e della farmacia bastano a mostrare che la fede cieca e assoluta nel “progresso” scientifico non è giustificata.

Questo può dirsi senz’altro anche di un altro campo scientifico, dove la credulità è ancor più marcata e ingiustificata.

L’origine dell’uomo

Nel secolo scorso, la teoria dell’evoluzione fu largamente accettata e incoraggiata dalla maggioranza degli scienziati. Secondo questa teoria, gli uomini si sarebbero evoluti in un periodo di milioni d’anni da animali scimmieschi. Sebbene alcuni scienziati respingano l’evoluzione e credano al racconto biblico secondo cui l’uomo fu creato direttamente da Dio, la maggioranza degli scienziati parla dell’evoluzione come se fosse un fatto indiscutibilmente provato.

Ma non è affatto così. Se lo fosse, molti scienziati non dedicherebbero ancora tanto del loro tempo a cercare di dimostrarla. Non dedicherebbero anni, strisciando sulle mani e sui ginocchi, nel caldo dell’Africa e in altri luoghi, per trovare i fossili con cui dimostrare la loro teoria.

Ma molti scienziati evoluzionisti sono ricorsi a metodi assai poco scientifici e hanno fatto affermazioni dogmatiche basandosi su prove insignificanti o inesistenti. Peggio ancora, si sono a volte resi colpevoli di grossolani imbrogli nel tentativo di convincere il pubblico che la loro teoria sia provata.

Per esempio, c’è stato il famoso “uomo di Piltdown”. Si asserì fosse un essenziale “anello mancante” fra l’uomo e la bestia. Fu “scoperto” da Charles Dawson a Piltdown, in Inghilterra, agli inizi di questo secolo. Ma decenni dopo si rivelò un imbroglio, una contraffazione. Si scoprì che era il teschio di un uomo moderno unito alla mandibola di una scimmia e “manipolato” con sostanze chimiche per farlo apparire antico.

Nel 1975, una delle trasmissioni di un programma radiofonico della Germania Occidentale riguardante argomenti scientifici ed educativi ebbe per tema “Falsificatori nel campo scientifico”; essa narrava di imbrogli più recenti. Un esempio interessante fu quello del cadavere portato all’attenzione della Regia Accademia Belga delle Scienze nel 1969. Il cadavere era conservato nel ghiaccio e sembrava fosse un avvenimento scientifico sensazionale. Il dott. Bernard Heuvelmans, zoologo e membro dell’Accademia di Bruxelles, disse che era una prova della teoria evoluzionistica. Egli espresse all’Accademia l’opinione che quella creatura scimmiesca fosse un “anello mancante” fra l’uomo e la scimmia.

La creatura si trovava in un congelatore nel Minnesota, negli Stati Uniti. Per diversi giorni lo zoologo osservò e valutò questo presunto antenato dell’uomo imprigionato nel ghiaccio. Ma in seguito agli esami, si scoprì che questa creatura scimmiesca era nel ghiaccio non da milioni d’anni, ma solo da qualche anno!

Quali furono le conclusioni del dott. Heuvelmans e di altri scienziati? Non che fosse una contraffazione. Invece, conclusero che nella nostra èra moderna doveva essere rimasto sulla terra qualche uomo preistorico! In un bollettino dell’Accademia Belga di Scienze Naturali, il dott. Heuvelmans cercò di documentare la sua presuntuosa teoria con ampie spiegazioni. Diede anche alla creatura il nome “scientifico” di homo pongoides, cioè “uomo scimmia”.

Tuttavia, l’Accademia era perplessa e sospettosa. Furono fatte ulteriori indagini, ampie e difficili. Con quale risultato? Era questa la scoperta biologica del secolo? Il programma radiofonico tedesco riferì: “Niente affatto. Ancora una volta gli scienziati si son fatti prendere in giro dai falsificatori. Al pubblico è stata presentata una commedia difficile da capire, ma era assai evidente la buona messa in scena. I personaggi principali, loro malgrado, sono stati zoologi, antropologi, paleontologi e altri scienziati”.

W. R. Lützenkirchen, che scrisse il testo di questo programma radiofonico, disse: “L’‘anello mancante’ fra l’uomo e la scimmia antropoide è un imbroglio, un’evidente contraffazione. L’uomo primitivo . . . fa parte dei trucchi del mestiere impiegati nell’industria cinematografica di Hollywood”. Egli osservò che gli “specialisti di trucchi . . . prepararono l’‘anello mancante’”.

Altri imbrogli

Anche se questo falso “uomo preistorico” è stata una delle più spettacolari contraffazioni degli ultimi anni, non è stata l’unica. Il programma commentò la scoperta di presunte opere d’arte dell’‘uomo preistorico di Neanderthal’ rinvenute a Dithmarschen, zona rurale dello stato più settentrionale della Germania, lo Schleswig-Holstein, che confina col Mare del Nord. Gli storici della Germania settentrionale pensavano di avere fatto una scoperta sensazionale. Nel Museo Statale di Dithmarsch, nella città di Meldorf, fu rapidamente allestita una mostra di questi manufatti.

Cosa accadde poi? Il sig. Lützenkirchen dice: “Il famoso professore Herbert Kühn, esperto di preistoria e di pitture preistoriche trovate nelle caverne, parlò all’apertura della mostra di Meldorf di un ‘momento decisivo per l’archeologia’. Con esuberanza ed euforia lo scienziato annunciò ‘scoperte’ che potevano ‘competere con quella di Galileo Galilei’. In realtà era stato vittima di una contraffazione”.

Ai ritrovamenti era stata attribuita un’età variante tra i 100.000 e i 180.000 anni. Ma si scoprì che queste opere d’arte, che si presumeva appartenessero all’uomo di Neanderthal, erano state prodotte solo di recente! Il responsabile dell’intera faccenda era un commesso di un villaggio di nome “Albersdorf”. Fu una coincidenza appropriata, poiché in tedesco “albern” significa “sciocco”. Il commesso aveva preso del legno vecchio e delle ossa di animali, mettendoli insieme abilmente.

Alcune di queste contraffazioni furono scoperte dopo alcuni mesi soltanto. Ma altre, come la frode dell’uomo di Piltdown, furono smascherate dopo decenni. Un altro esempio di frode scoperta dopo anni riguardava gli ‘utensili’ che il presunto ‘uomo primitivo di Steinheimer’ avrebbe usato. Fino a poco tempo fa essi erano custoditi nei musei e nelle bacheche delle mostre.

Nella pubblicazione Stuttgarter Beiträge zur Naturkunde (Contributi di Stoccarda alla storia naturale), del maggio 1974, l’evoluzionista prof. K. D. Adam, principale conservatore del Museo Statale di Scienze Naturali di Stoccarda, dichiarò che i presunti manufatti dell’‘homo steinheimensis’, ai quali si attribuì un’età di 250.000 anni, erano una prova non dell’evoluzione, ma dell’errore scientifico. Egli aggiunse: “In seguito alla discussa ricerca si dichiara che non esiste la prova che alcuno degli innumerevoli e presunti utensili di pietra e osso sia uno strumento prodotto e usato dall’uomo: sono ciottoli di pietra calcarea e anche di arenaria e dolomite, oltre a frammenti d’osso, per lo più irriconoscibili”.

In chi riporre fiducia

Naturalmente, vi sono reperti relativi all’origine dell’uomo documentati molto meglio di queste contraffazioni. Essi mostrano chiaramente che il ‘periodo storico’ dell’uomo cominciò da cinque a seimila anni fa. E si è fatto un sostanziale progresso scientifico nella raccolta di informazioni su questa terra e sui suoi sistemi vitali. Anche in altri campi, gli scienziati hanno contribuito veramente al benessere dell’umanità, ciò che è lodevole e molto apprezzato.

Ma la storia della scienza mostra pure chiaramente che gli scienziati sono soltanto uomini imperfetti. Fanno errori come chiunque altro. E spesso, spinti dal desiderio di fama, o dall’orgoglio e dall’ostinazione, si aggrappano a idee inesatte, che possono anche risultare nocive per altri.

Sempre più persone, scienziati inclusi, lo riconoscono. Questo avviene specialmente nel nostro tempo quando i frutti negativi della scienza e della tecnologia sono più che mai evidenti, e in molti casi significano guai per la famiglia umana. Dovrebbe essere ovvio che non possiamo riporre assoluta fiducia negli uomini, siano essi scienziati o altri.

C’è un’unica fonte che merita assoluta fiducia e incrollabile fede, cioè il nostro Creatore, Geova Dio. Lo scrittore biblico di Proverbi dice: “Gli occhi di Geova sono in ogni luogo”. (Prov. 15:3) Nulla è nascosto al Creatore. Poiché egli diede origine all’universo e a tutta la vita che è in esso, certo sa da dove viene l’uomo e dove va. Rende pure disponibili a quelli che confidano in lui informazioni accurate su tali cose.

Per gli uomini e le donne che hanno fede è confortante sapere che il loro avvenire non dipende da quello che fanno i semplici uomini. Essi comprendono che la storia dei fallimenti umani nei secoli passati non dà motivo d’avere fiducia. Piuttosto, la fede nel Creatore, sul quale si può contare, ispira fiducia nel futuro. Ed Egli promette un futuro senza infermità e dolore. “‘Poiché io stesso conosco bene i pensieri che penso verso di voi’, è l’espressione di Geova, ‘pensieri di pace, e non di calamità, per darvi un futuro e una speranza’”. — Ger. 29:11.

[Immagine a pagina 5]

Le invenzioni scientifiche causarono più di 50.000.000 di morti nella seconda guerra mondiale

[Immagine a pagina 6]

I “bambini del Thalidomide”: risultato dell’eccessiva fiducia nella scienza

[Immagine a pagina 7]

L’uomo di Piltdown, una frode “scientifica”

[Immagine a pagina 9]

SACRA BIBBIA

Chi confida nel Creatore non resta deluso

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