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  • Quando fu stabilito il contenuto della Bibbia?
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Svegliatevi! 1977
g77 22/7 pp. 12-13

Quando fu stabilito il contenuto della Bibbia?

“LA Chiesa Cattolica”, scrisse un sacerdote a una donna che studiava la Bibbia con i cristiani testimoni di Geova, “definì una volta per tutte il contenuto e l’interpretazione della Parola di Dio”. La sua dichiarazione era pienamente d’accordo con la New Catholic Encyclopedia, che dice: “Secondo la dottrina cattolica, il criterio più esatto del canone biblico è l’infallibile decisione della Chiesa. Questa decisione non fu presa che in una data piuttosto tarda nella storia della Chiesa (al Concilio di Trento)”. — Vol. 3, pag. 29.

Il Concilio di Trento fu tenuto nel sedicesimo secolo. Il contenuto della Bibbia doveva veramente essere definito solo in una data così tarda?

Gesù Cristo e i discepoli del primo secolo non ebbero certo nessuna difficoltà a determinare quali libri erano ispirati da Dio. Come i suoi connazionali, Gesù Cristo accettò le tre suddivisioni fondamentali di quello che oggi è chiamato comunemente “Vecchio Testamento” — la Legge, i Profeti e i Salmi — quale Parola del Padre suo. Dopo la risurrezione, per esempio, disse a due suoi discepoli: “Queste sono le parole che vi dissi quando ero ancora con voi, che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè e nei Profeti e nei Salmi dovevano adempiersi”. (Luca 24:44) Le Scritture Greche Cristiane (o “Nuovo Testamento”) usano espressioni come le “Scritture”, le “sacre Scritture” e “gli scritti sacri”. (Atti 18:24; Rom. 1:2; 2 Tim. 3:15) Ovviamente queste espressioni avevano un significato specifico per le persone d’allora. Quali fossero quelle “sacre Scritture” non rimase certo in dubbio fin quando gli ecclesiastici asserirono di definirle nel sedicesimo secolo.

È interessante che il Concilio di Trento non seguì l’esempio di Gesù Cristo e dei suoi primi discepoli che accettarono solo i libri del canone stabilito delle Scritture Ebraiche. Quel Concilio accettò certi libri apocrifi. Erano libri di cui l’erudito Girolamo, traduttore della Vulgata latina, scrisse a una certa donna con riferimento all’educazione di sua figlia: “Tutti i libri apocrifi sono da evitare; ma se desidera leggerli, . . . bisogna dirle che non sono opera degli autori di cui portano il nome, che contengono molte cose difettose e che trovare l’oro in mezzo all’argilla è un lavoro che richiede molta prudenza”.

Dichiarando che certi libri apocrifi o deuterocanonici facevano parte del canone biblico, il Concilio di Trento trascurò anche le parole dell’apostolo Paolo: “Ai Giudei sono stati affidati gli oracoli di Dio”. — Rom. 3:2, versione cattolica a cura del Pontificio Istituto Biblico.

Che dire delle Scritture Greche Cristiane? L’ispirazione degli scritti che formano questa parte della Bibbia fu accettata sin dall’inizio. A quel tempo certi cristiani avevano il dono miracoloso del discernimento di espressioni ispirate. (1 Cor. 12:10) L’apostolo Pietro, perciò, poté classificare le lettere dell’apostolo Paolo insieme al resto delle Scritture ispirate. Leggiamo: “Il nostro diletto fratello Paolo pure vi scrisse secondo la sapienza datagli, parlando di queste cose come fa anche in tutte le sue lettere. In esse, comunque, vi sono alcune cose difficili a capirsi, che i non istruiti e gli instabili torcono, come fanno pure del resto delle Scritture”. — 2 Piet. 3:15, 16.

Che il canone delle Scritture Greche Cristiane fosse definito così presto è pure confermato dagli elenchi dei libri ispirati risalenti al periodo che va dal secondo al quarto secolo E.V.

In ultima analisi, dunque, l’ispirazione di ogni libro della Bibbia fu accettata dai credenti sin dall’inizio. Quando nel primo secolo E.V. si finì di scrivere la Bibbia non c’era nulla in quanto alla sua canonicità che rimanesse da determinare secoli dopo.

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