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  • “Una volta salvati, salvati per sempre”: È proprio vero?
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Svegliatevi! 1978
g78 22/10 pp. 27-28

Ciò che dice la Bibbia

“Una volta salvati, salvati per sempre”: È proprio vero?

IL “figlio di Sam” terrorizzò gli abitanti di New York per oltre un anno, uccidendo sei vittime a caso e ferendone parecchie altre. Tuttavia l’uomo accusato del crimine era stato “salvato” a quanto si afferma a una riunione religiosa circa quattro anni prima che avesse inizio il suo regno di terrore.

Un suo ex amico dell’esercito che lo aveva invitato alla riunione religiosa narra che il nuovo convertito “venne da me sorridendo e disse: ‘Sono salvato’. Poi tornammo quello stesso giorno per la funzione serale ed egli si fece nuovamente avanti all’invito [di accettare Cristo]. Mi disse poi di avere voluto assicurarsi che [la sua ‘salvezza’] avesse avuto luogo”.

Udite le accuse mosse contro questo ex membro della sua chiesa, una donna appartenente alla stessa chiesa disse all’Associated Press: “Sono grata che sia stato salvato”. Perché? Essa dichiarò: “La Bibbia dice: una volta salvati, salvati per sempre”. — Post di New York, 25 agosto 1977, pag. 2.

La Bibbia dice effettivamente: “Una volta salvati, salvati per sempre”? No. Non usa queste parole in nessuno specifico versetto, ma molte persone sincere credono che la Bibbia lo insegni. Ed è vero che, come indicano alcuni versetti biblici, la base della salvezza non sono le opere, ma, piuttosto, la fede in Gesù Cristo, insieme alla “grazia” e alla misericordia di Dio. (Efes. 2:8, 9; 2 Tim. 1:9; Tito 3:4, 5) Inoltre, lo stesso Gesù disse che “chi crede nel Figliuolo ha vita eterna”. — Giov. 3:36, Versione Riveduta (VR); 1 Giov. 5:13.

In base a tali riferimenti viene fatto spesso il ragionamento che se uno “ha vita eterna”, in effetti la possiede permanentemente; non si può perdere, o, come direbbero molti: “Una volta salvati, salvati per sempre”. Tuttavia, questo intendimento esprime pienamente la veduta scritturale sull’ottenere la vita eterna?

Ebbene, i cristiani che si interessano della propria salvezza possono anche voler considerare le parole di Gesù secondo cui “Chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvo”. (Matt. 10:22; 24:12, 13; Mar. 13:13, La Bibbia Concordata [Con]) E l’apostolo Paolo fa commenti simili: “Siam diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniam ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio”. — Ebr. 3:14, VR.

Come possiamo conciliare queste apparenti contraddizioni? Certo questi servitori di Dio non si contraddicevano. Invece, non esprimevano semplicemente lo stesso pensiero da punti di vista diversi? L’apostolo Paolo ci fornisce la chiave per mettere in armonia questi punti di vista.

Paolo paragona ripetutamente la condotta del cristiano a una “corsa” che si deve correre sino alla fine. “Corriamo con perseveranza la corsa che ci è posta dinanzi”, esortò gli Ebrei. (12:1) Per entrare nella corsa, i peccatori devono fare i passi necessari per ottenere la salvezza: ascoltare e accettare la Parola di Dio, credere in Gesù Cristo e nel suo sacrificio di riscatto, pentirsi dei peccati ed essere battezzati. In tal modo, sono salvati “da questa perversa generazione”, come Pietro esortò coloro che erano radunati alla Pentecoste. Gli increduli sono al di fuori della corsa, e non vi sono entrati perché non sono stati “salvati”. — Atti 2:37-40 (VR); 16:31-33; Rom. 10:13, 14.

Entrato nella corsa essendo “salvato”, il cristiano ‘si assicura la vera vita’. Ma è possibile perdere la stretta sulla vita? Paolo risponde con questa domanda: “Non sapete voi che quelli che corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ottiene il premio?” Paolo indica che nella corsa cristiana il premio è dato a tutti quelli che finiscono la corsa. Perciò, Paolo esorta: “Correte voi pure in modo da ottenerlo”. Quindi, citando se stesso ad esempio per dimostrare il punto della sua illustrazione, continua dicendo: “Tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, affinché, dopo aver predicato agli altri, non venga io stesso squalificato”. — 1 Tim. 6:19; 1 Cor. 9:24-27, Con.

Evidentemente l’apostolo, che era senz’altro un cristiano “salvato”, credeva di poter essere anche lui ‘squalificato’ dalla corsa. Tuttavia, finché continuava ‘a correre in modo da ottenerlo’, rimanendo così nella corsa, la salvezza era sicura. Per questo motivo si può dire che i cristiani che rimangono nella corsa ‘hanno vita eterna’. Ma se abbandonano la corsa, sono “squalificati”, perdendo la stretta sulla vita eterna.

Dopo aver parlato della corsa del cristiano, Paolo mette in guardia contro il pericolo dell’eccessiva fiducia. Facendo l’esempio degli Israeliti che furono salvati attraverso il mar Rosso, ma che peccarono nel deserto, egli avvertì: “[Noi cristiani “salvati”] non tentiamo il Signore”. Quindi, ribadendo il punto, dichiarò: “Chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere”. Sì, potrebbe succedere, anche a quelli “salvati”! — 1 Cor. 10:1-12, VR.

Per tale ragione, in tutti i suoi scritti Paolo sottolineò continuamente che anche lui aveva bisogno di rimanere nella corsa. Per esempio, della sperata ricompensa della risurrezione disse: “Non credo di averla ancora afferrata, ma una cosa faccio, dimenticando quanto sta dietro di me, proteso verso quello che è dinanzi a me: corro verso la meta per ottenere il premio della chiamata superna di Dio in Cristo Gesù”. Solo quando fu prossimo alla fine della sua vita Paolo scrisse: “Ho compiuto la corsa, ho conservato la fede”. A questo punto della sua vita, poté finalmente dire con fiducia: “Ora è preparata per me la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi darà come ricompensa in quel giorno”. — Filip. 3:11-14; 2 Tim. 4:6-8, Con.

Il modo in cui Paolo considerava la propria salvezza è dunque in armonia con i summenzionati commenti di Gesù circa il ‘perseverare sino alla fine’ per essere salvati. — Vedi anche Apocalisse 2:10; 3:11, 12, VR.

Quanto è stato detto sopra ci aiuta a capire perché Paolo supplicò ripetutamente i cristiani “salvati” di stare in guardia. La loro salvezza eterna era ancora in gioco. Rivolgendosi ai cristiani ebrei ovviamente “salvati” che erano stati “illuminati” e che avevano ‘sostenuto una lotta lunga e dolorosa’, avverte: “Se noi pecchiamo volontariamente dopo avere ricevuto la conoscenza della verità, non ci rimane più nessun sacrificio per i peccati”. I benefici del sacrificio che ‘salvò’ tali persone possono allora andare perduti. Perché? Perché tale persona ha “calpestato il Figlio di Dio e stimato profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e [ha] fatto oltraggio allo spirito della grazia”. — Ebr. 10:26-32, Con.

Sì, i cristiani che veramente apprezzano la salvezza provveduta mediante Cristo e la grazia di Dio non saranno troppo sicuri di sé. Si sforzeranno di rimanere nella corsa come Paolo e gli altri primi cristiani, che egli incoraggiò a portare “a compimento la [propria] salvezza con timore e tremore”. — Filip. 2:12, Con.

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