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  • Perché questa è una “generazione insicura”?

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  • Perché questa è una “generazione insicura”?
  • Svegliatevi! 1979
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  • Il valore dell’istruzione
  • Tecnologia moderna
  • Delinquenza
  • Tensione internazionale
  • I problemi della pensione
  • Perché mi sento così insicuro?
    Svegliatevi! 1990
  • La ricerca della sicurezza
    Svegliatevi! 1998
  • Sicurezza durevole
    Svegliatevi! 1998
  • La piaga della disoccupazione
    Svegliatevi! 1996
Altro
Svegliatevi! 1979
g79 8/5 pp. 5-8

Perché questa è una “generazione insicura”?

“C’È un timore latente, per cui gli uomini vogliono credere in qualche sorta di forza dominante che sperano li guidi”.

Riferendo queste parole di uno studente dell’università di Oxford, il Sunday Telegraph di Londra dell’aprile 1978 rivelava un inaspettato aumento di religiosità fra gli universitari. Questa tendenza, tanto in contrasto con il notevole impegno politico degli anni precedenti, rispecchia ciò che il giornale definisce “le incertezze di una generazione insicura”.

In un’epoca di prosperità senza precedenti una situazione simile è alquanto paradossale. Somiglia a un castello di carte, luminoso e appariscente, ma dall’equilibrio fragile e destinato a crollare. La gente avverte questa instabilità. Cosa fa sentire l’attuale generazione tanto “insicura”? È possibile scoprire la fonte di questo “timore latente” e vincerlo?

Il valore dell’istruzione

Dalla fine della seconda guerra mondiale, nella maggioranza dei paesi progrediti le possibilità di farsi un’istruzione sono notevolmente aumentate. Tuttavia non si può dire che di per se stessa l’istruzione offra la sicurezza. Come mezzo per conseguire un fine, dove condurrà? Questa è la domanda cruciale. Purtroppo oggi la strada dell’istruzione è per molti una strada senza uscita, non essendovi possibilità d’impiego e nulla di buono in vista: in una parola, incertezza.

Attualmente in Gran Bretagna vi sono un milione e mezzo di disoccupati e pare che questa cifra aumenterà. Il numero dei giovani senza lavoro ha già superato quello di qualsiasi periodo dopo la guerra. Un ragazzo di 16 anni, vinto dalla depressione perché non riusciva a trovare lavoro nonostante tutti i suoi sforzi, si è impiccato. Un membro del suo locale Comitato Didattico ha commentato: “È stato un caso limite, ma illustra l’angoscia di molti ragazzi”. Molti giovani temono di passare direttamente dalla scuola alle file dei disoccupati, e questo timore ha diretta relazione con il senso di insicurezza.

Anche Hong Kong ha una società progredita in cui le condizioni esercitano estrema pressione sui giovani. Per la maggioranza la sicurezza consiste nel farsi un’istruzione con la speranza di trovare un lavoro redditizio. È l’inevitabile rovina per chi non ci riesce. Ne conseguono non solo frustrazione, ma anche depressione e tragedie.

Un gruppo noto come i Samaritani di Hong Kong pare abbia ricevuto 1.225 telefonate da studenti depressi in un periodo di sei giorni nell’agosto 1977. L’Hong Kong Standard del 13 agosto 1977 riassunse la situazione come segue: “Il nostro sistema educativo, nonché la mentalità materialistica della nostra società dedita all’inseguimento del dollaro e che ci impedisce di vedere i fondamentali valori umani nella loro giusta luce, contribuiscono in notevole misura a spingere i giovani al suicidio”. Ma aumentando il numero degli studenti e diminuendo il numero degli impieghi disponibili, è improbabile che diminuiscano le difficoltà di chi tenta di arrivare in cima alla scala.

Tecnologia moderna

Ma che dire della tecnologia moderna? Non si apriranno con essa nuovi campi di attività e di lavoro? Negli scorsi decenni questa è stata la rosea speranza di molti, ma ora non più. Infatti gli esperti prevedono un sensibile aumento della disoccupazione nell’immediato futuro. Un gruppo di economisti di Cambridge, in Inghilterra, ha recentemente predetto che in Gran Bretagna il numero dei disoccupati salirà addirittura a cinque milioni, probabilmente nel giro di 10 anni. Perché una previsione così pessimistica?

I rapidi sviluppi della microelettronica hanno accelerato l’automazione a un grado precedentemente impensabile. Accolta in origine come il mezzo per interrompere la monotonia dei lavori meccanici, si comprende ora che la tecnologia dei computer può sostituire efficacemente anche il lavoro mentale. Per citare un esempio, un abile disegnatore può impiegare in un lavoro 25 volte più tempo di un calcolatore programmato per disegnare. In termini di efficienza e profitti, non è difficile immaginare che ne è dell’elemento umano.

Sono state proposte varie soluzioni: riduzione dell’età pensionabile, settimana lavorativa più corta, vacanze più frequenti e più lunghe ogni anno, oltre all’inevitabile aumento degli anni di scuola. Ad ogni modo tutti questi suggerimenti, o uno qualsiasi di essi, non possono risolvere il problema, e la fondamentale incertezza dell’impiego rimane.

In circostanze normali è giusto dire, come dice la Bibbia, che “se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”; che dire però dell’uomo che è ansioso di lavorare ma a cui ne è negata la possibilità? (2 Tess. 3:10) Purtroppo oggi molti sono in questa categoria, e nei paesi dove non esiste alcun sistema di assistenza sociale essi sono semplicemente costretti a sbarcare il lunario in uno stato di perenne insicurezza.

Delinquenza

“Il lavoro scaccia i tre grandi mali: noia, vizio e povertà”. Così disse Voltaire, filosofo e scrittore francese del XVIII secolo. Quando uomini e donne preparati e capaci non possono impiegare le proprie mani in un lavoro onesto, non c’è da meravigliarsi se molti si danno alla delinquenza. La frustrazione ha uno sfogo, come si vede in Gran Bretagna dove il 38 per cento circa dei reati sono commessi da disoccupati.

Anche più allarmante è l’ondata di violenze terroristiche in tutto il mondo. In Italia l’agitazione è stata alimentata da una generazione di giovani insicuri e alienati (il 20 per cento dei laureati italiani sono idonei per posti che non esistono proprio) e rispecchia il triste stato di cose esistente in molti paesi europei. Tuttavia, il tentativo di cambiare il “sistema” con la forza e l’intimidazione può solo generare ulteriore insicurezza.

Per arginare l’ondata di criminalità molte autorità ricorrono a forze di polizia più numerose e più agguerrite e a una legislazione più severa. Tali misure restrittive possono senz’altro contribuire molto a frenare le attività criminose, ma la gente onesta finisce inevitabilmente per pagare a caro prezzo la sicurezza. Non solo se ne deve sopportare il peso sotto forma di tasse, ma le restrizioni limitano fino a un certo punto le libertà di tutti. Per riavere la sicurezza desiderata, nulla può sostituire l’onestà e l’integrità.

Tensione internazionale

I problemi internazionali sfuggiranno al controllo? Questo è il timore che affligge anche la generazione dei giovani mentre cercano di pianificare la propria vita. Essi sanno che i loro padri e i loro nonni sono vissuti nel clima di insicurezza creato dalla guerra. Tuttavia vedono che i capi del mondo non sono ancora disposti a mettersi d’accordo, e l’inganno e gli intrighi internazionali continuano a mettere in pericolo la pace.

La corsa agli armamenti continua inesorabile e gli studenti sanno molto bene che un quarto degli scienziati dedicano il proprio tempo alla messa a punto di armi offensive. Forse meno noto è il fatto che ogni anno il lavoratore medio perde l’equivalente di due settimane di salario per pagare la corsa agli armamenti. La generazione attuale può dire che vuole ‘fare l’amore, non la guerra’, ma sa di non essere padrona del proprio destino nell’importante questione della sicurezza internazionale.

I problemi della pensione

Coloro che sono giunti all’altro capo della breve durata di vita dell’uomo non sono esenti dal senso di insicurezza. Quanti cittadini anziani si preoccupano vedendo consumare dall’inflazione galoppante i risparmi di tutta una vita? Parsimonia e frugalità non sembrano più essere virtù degne di lode. Una pubblicità che incoraggiava a far debiti e ottenere un prestito diceva: “A giudicare da come aumentano i prezzi oggigiorno, non vale la pena di risparmiare per comprare le cose che volete”.

Questa filosofia di vita andrà bene per la generazione dei giovani, ma che dire di quelli che hanno una pensione limitata e che fanno assegnamento sui risparmi? Anche nei paesi dove è più facile ottenere l’assistenza dello stato, la disperazione fa ancora vittime fra gli anziani. Negli Stati Uniti un suicidio su quattro riguarda una persona che ha passato i 65 anni.

C’è alcuna stabilità per chi vive in questa generazione, con tutti i suoi problemi e le sue incertezze? Cosa può esserci di sicuro? Vi invitiamo a investigare mentre vi ponete la domanda:

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