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  • Le meraviglie della microchirurgia

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  • Le meraviglie della microchirurgia
  • Svegliatevi! 1980
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  • I molteplici impieghi della microchirurgia
  • Apparecchiature e tecnica
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Svegliatevi! 1980
g80 22/2 pp. 17-20

Le meraviglie della microchirurgia

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Australia

UNA giovane madre stava sfaccendando in casa quando all’improvviso udì un grido angoscioso. Corsa fuori inorridì vedendo che il figlioletto di tre anni aveva appena staccato due dita alla sorellina con un’ascia. Un idraulico, usando una sega circolare, si amputò accidentalmente il dito medio e se ne tagliò parzialmente altri due. Un bambino di due anni cadde giù dalla falciatrice del padre e un piede gli rimase impigliato nelle lame e fu troncato all’altezza della caviglia. Un costruttore di caldaie ebbe l’avambraccio destro amputato a metà fra il polso e il gomito quando andò a sbattere contro i vetri di una finestra.

Se questi incidenti fossero accaduti una decina d’anni fa, non si sarebbe potuto far altro che curare la ferita. La parte amputata sarebbe stata gettata via. Oggi, però, se voi o qualche vostro familiare vi trovaste in situazioni simili, ci sarebbero ottime prospettive di riattaccare la parte tagliata e di guarire completamente, se poteste valervi delle meraviglie della microchirurgia.

Come fa pensare il nome, la microchirurgia viene eseguita al microscopio, che permette a chirurghi specializzati di riaggiuntare arterie, vene e nervi, alcuni di diametro inferiore a un millimetro. Non solo vengono riattaccate parti del corpo, ma nelle dita e negli arti amputati viene ristabilita la circolazione del sangue ed essi riacquistano la sensibilità.

Fatto interessante, non si tratta di una tecnica nuova. I primi esperimenti si fecero in Svezia nel 1921 con gli interventi agli orecchi, al naso e alla gola, e poi con la chirurgia oculistica negli anni quaranta. Quindi nel 1965, in Giappone, venne riattaccato un pollice amputato, mentre l’anno dopo in Cina venne riattaccato per la prima volta un dito indice. Nel 1968 a Sydney, in Australia, fu riattaccato per la prima volta a un bambino un dito, e con esito favorevole. Ora, in molte parti del mondo, è piuttosto comune che parti amputate del corpo vengano riattaccate con buoni risultati.

I molteplici impieghi della microchirurgia

Sebbene l’impiego più sensazionale e di solito più pubblicizzato della microchirurgia sia quello appena menzionato, non si limita affatto a questo campo. Ora la microchirurgia viene impiegata in molti altri seri interventi per ottenere risultati che sarebbero stati considerati impossibili poco più di dieci anni fa.

Per esempio, recenti operazioni hanno richiesto il trapianto di lembi di pelle, insieme ad arterie, vene, nervi e perfino osso — da inguine, torace o parte superiore del piede — in un’altra parte del corpo che era stata danneggiata. È stata anche utilizzata durante gravi interventi chirurgici che hanno richiesto la rimozione di grandi parti di tessuto, come nel cancro alla gola dov’è necessario creare un nuovo esofago. Vasi e nervi della parte trapiantata sono collegati mediante la microchirurgia a quelli della parte ricevente, mentre sono chiusi nella parte di provenienza, oppure viene praticato un innesto di pelle per chiudere la ferita. Trattandosi sempre dello stesso soggetto, i problemi del rigetto sono ridotti al minimo.

Un altro importante impiego della microchirurgia che va rapidamente estendendosi riguarda coloro che si sono fatti sterilizzare, ma le cui circostanze sono cambiate. Sebbene sia necessario riunire vasi di appena un terzo di millimetro di diametro per invertire gli effetti della vasectomia nell’uomo, uno studio mostra che l’intervento riesce nel 90 per cento dei casi, e in metà di essi la donna resta incinta subito. Nelle donne le tube di Falloppio sono state riaperte con risultati così buoni che di recente un articolo di giornale diceva nel titolo: “Le madri sterilizzate hanno l’80 per cento di probabilità d’avere figli . . . per la seconda volta”.

Si stanno facendo ricerche per estenderne l’applicazione ad altri campi. La chirurgia fetale — gli interventi eseguiti mentre il bambino è ancora nel grembo — e l’uso del microlaser in chirurgia sono soltanto due di questi.

Apparecchiature e tecnica

Con la microchirurgia, la sala operatoria è la stessa che per la chirurgia generale: l’équipe di chirurghi in camice e mascherina, il tavolo operatorio, il carrello per l’anestesia insieme a qualcosa di molto ovvio. Nella sala operatoria, in alto, c’è un grande strumento che somiglia a un binocolo e una cinepresa combinati insieme. Con questo, invece di guardare direttamente il paziente, il chirurgo (e di solito anche il suo assistente) ha una visione stereoscopica ingrandita dei piccoli vasi e di altre parti del corpo da riunire.

Gli aghi impiegati somigliano alle ciglia di un bambino ed è difficile vederli a occhio nudo. Il filo di nylon, col diametro di 0,018 millimetri, un quarto di un capello umano, è attaccato all’ago per cui non bisogna infilarlo. I chirurghi impiegano inoltre pinze da gioielliere ultrafini, piccoli morsetti vascolari, sottili forbici e uno speciale portaaghi.

Si devono usare nodi singoli, perché i punti continui impedirebbero ai vasi i movimenti necessari nelle pulsazioni. In un vaso del diametro di circa un millimetro si possono mettere fino a 14 nodi. Se sapete cosa vuol dire cucire a mano stoffa o cuoio, potete immaginare che lavoro lungo e minuzioso è necessario per fare questi complicati nodi microscopici. Questa tecnica è stata recentemente definita “probabilmente uno dei lavori più difficili che ci siano. Il più leggero tremito della mano rovina tutto”.

Il chirurgo al lavoro

Osservando i chirurghi all’opera, si rimane colpiti dalla pazienza, dalla concentrazione e dalla coordinazione necessarie per ottenere il risultato desiderato. Bisogna muovere le mani lentamente e con delicatezza, per cui i chirurghi evitano di bere caffè o alcool prima di operare perché questo potrebbe produrre tremiti alle mani, impercettibili a occhio nudo, ma che sembrano scosse al microscopio.

A motivo delle tecniche e dell’abilità necessarie in questo campo, ci vogliono la guida di esperti e anni di addestramento, pratica ed esperimenti. L’Australia è considerata al presente il paese del mondo al primo posto per gli interventi di microchirurgia, ed è una fortuna perché le statistiche indicano che gli australiani vanno soggetti a più amputazioni accidentali per persona che in qualsiasi altra nazione industrializzata dell’Occidente.

‘Assistiamo’ ora a un’operazione per riattaccare la palma di una mano completamente staccata e vedere ciò che avviene effettivamente durante un intervento di microchirurgia. Pelle, muscoli, tendini, nervi, vene e arterie devono tutti essere riuniti con una serie di nodi microscopici.

Vengono ricongiunte quattro arterie e quattro vene perché vi sia sufficiente circolazione. Avendo le pareti sottili, le vene si afflosciano e si restringono per cui può essere molto difficile trovarle. Una volta trovate, è essenziale ripulirle, rifilarle e unirle. Se un pezzo abbastanza lungo di vaso è stato danneggiato, può essere necessario aggiuntarvene un tratto preso da un’altra parte del corpo. Congiungendo prima le vene e poi le arterie, è possibile ridurre la perdita di sangue.

Vengono riparati circa 10 nervi collegati alle dita; ciascun nervo ha cinque o sei fasci di fibre. Nove tendini e otto piccoli muscoli sono pure ricollegati. Infine occorre ricucire tutte le strutture cutanee. Complessivamente sono stati dati circa 180 punti microscopici e 100 convenzionali.

Questa particolare operazione è durata circa sei ore. Secondo l’obiettivo da raggiungere, le operazioni possono durare da due a venti ore. Per riattaccare un solo dito ci vogliono da quattro a sei ore.

In caso di emergenza

Succede all’improvviso! Voi, un vostro caro o un compagno di lavoro si amputa accidentalmente un dito, una mano o una gamba. Non vi fate prendere dal panico! Mettete la parte tagliata in un sacchetto di plastica pulito (o in un guanto di gomma) e sigillatelo bene perché non vi entri acqua. La parte deve quindi esser tenuta al fresco, a una temperatura di 4-6 gradi centigradi. Mettete il sacchetto in acqua fredda contenente cubetti di ghiaccio e portatelo al più vicino ospedale o centro di microchirurgia il più presto possibile. Se per qualche motivo si perde tempo, potete conservare la parte in frigorifero, ma non nel congelatore. Non ricoprite la parte di ghiaccio e non immergetela in soluzioni antisettiche o disinfettanti, perché distruggono i tessuti e possono rendere impossibile la ricongiunzione. Non la lavate neppure, perché è importante mantenere asciutta la parte amputata.

Ovviamente è una buona idea conoscere dov’è il più vicino centro di microchirurgia. La rivista medica The Lancet del 2 ottobre 1976 fa notare: “Purtroppo le dita amputate sono ancora gettate via quando dovrebbero essere tenute in fresco e inviate insieme al paziente al più vicino centro di microchirurgia”.

Perché l’intervento abbia successo, il periodo di tempo intercorso dall’incidente varia a seconda delle varie membra del corpo. Dita amputate sono state salvate dopo essere rimaste per 10 ore senza efficiente raffreddamento e dopo essere state per oltre 30 ore debitamente raffreddate. Gli sperimentatori hanno riattaccato a un cane una zampa che era rimasta in frigorifero per 48 ore.

Limitazioni e vantaggi

La riuscita di questi interventi dipende da molti fattori. Quando un dito viene amputato di netto, c’è quasi il 100 per cento di probabilità di poterlo riattaccare. Le probabilità sono inferiori se i tessuti o le ossa hanno subito lacerazioni, schiacciamento o altri seri danni. Il chirurgo può decidere di non tentare l’operazione se la parte amputata è troppo danneggiata. Un altro fattore che potrebbe porre delle limitazioni è la condizione di salute della persona, perché deve stare abbastanza bene per subire una lunga operazione.

Un recente sondaggio condotto in Australia indica che gli interventi per riattaccare dita sono riusciti nel 70 per cento dei casi e quelli eseguiti per riattaccare braccia nell’80 per cento dei casi. Un altro resoconto mostra che i movimenti delle dita riattaccate erano in linea generale per l’80 per cento normali eccetto qualche limitazione nello stiramento di alcune giunture. In genere dopo l’operazione sono necessari esercizio e fisioterapia per restituire alla parte precedentemente amputata la sua funzione. Tuttavia, finora i risultati sono stati deludenti quando si è tentato di riattaccare parti amputate al di sopra della metà dell’avambraccio.

Quando viene amputato un pollice, si tenta di tutto per riattaccarlo, perché l’efficienza della mano dipende per il 40 per cento da esso. Non potendo riattaccare la parte troncata, in certi casi si è potuto trapiantare l’alluce del paziente. Una volta che tendini, nervi, vasi e ossa dell’alluce sono collegati, il paziente ha quasi la stessa sensibilità che nel pollice originale.

“È strano quanto un alluce può somigliare a un pollice quando viene effettivamente trapiantato”, ha detto un medico. “È un pollice più grosso, ma si può migliorare chirurgicamente”. Per molti l’idea di perdere un alluce può non essere troppo allettante, ma dopo tutto l’alluce non è necessario per mangiare, scrivere o fare le miriadi di lavori che il pollice deve svolgere ogni giorno.

Dopo un breve periodo di adattamento e addestramento, l’individuo può di nuovo camminare, correre e partecipare ad attività sportive. Un giocatore professionista di calcio è uno di un crescente numero di australiani che hanno l’alluce al posto del pollice.

Felice conclusione

Persone di ogni ceto sociale hanno tratto grande beneficio dalle meraviglie della microchirurgia. Prendete ad esempio le persone menzionate in precedenza. Sono rappresentative di centinaia di casi.

La bambina, che ora ha circa un anno, ha di nuovo entrambe le dita e la mano lesa quasi non si distingue dall’altra. In quanto all’idraulico, tutte le sue dita sono state salvate, ma ha qualche difficoltà quando fa freddo. Il bambino di due anni, che adesso ne ha otto, corre, salta e gioca normalmente a pallone. Riguardo al costruttore di caldaie, l’avambraccio è stato riattaccato così bene che ha imparato il karatè e rompe le tegole con il braccio che s’era tagliato.

Sì, la microchirurgia è una tecnica straordinaria, in grado di fare molto bene per chi ne ha bisogno. Ancora più meravigliose però sono le sorprendenti facoltà di ricupero dell’organismo. I chirurghi possono ricucire varie parti del corpo, ma le facoltà di rigenerazione insite in esso sono una testimonianza della maggiore sapienza di Colui che progettò il corpo umano. Grati di questo fatto, esprimiamo gli stessi sentimenti del salmista che rispettosamente disse al nostro grande Creatore: “Ti loderò perché sono fatto in maniera tremendamente meravigliosa”. — Sal. 139:14.

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