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  • g82 22/2 pp. 14-15
  • Ogni progetto ha un progettista

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  • Ogni progetto ha un progettista
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Svegliatevi! 1982
g82 22/2 pp. 14-15

Ogni progetto ha un progettista

“SÌ” E “NO” DICONO GLI EVOLUZIONISTI

“OGNI CASA È COSTRUITA DA QUALCUNO, MA CHI HA COSTRUITO TUTTE LE COSE È DIO”. — EBREI 3:4

NESSUN evoluzionista sosterrebbe che una casa inanimata possa costruirsi da sé. Eppure l’evoluzionista sostiene dogmaticamente che questo avvenne nel caso di un universo inanimato, un universo con innumerevoli milioni di galassie, ciascuna delle quali è formata di innumerevoli milioni di stelle, che si muovono tutte con precisione matematica dando luogo a uno spettacolo di solenne grandiosità.

E questo non è tutto. Sulla terra, dicono gli evoluzionisti, tutte le miriadi di organismi viventi si sono costruiti da soli da precedenti antenati, e questo processo è continuato fino all’originale primogenitore di tutto, che si costruì spontaneamente da solo da sostanze chimiche prive di vita. E l’evoluzionista non è dissuaso dal proseguire per questa strada neppure dalla sbalorditiva complessità e dalle forme intricate e ben progettate di tutti questi organismi viventi.

Ci meravigliamo per l’ingegnosità degli inventori umani, ma la più grande delle loro opere è insignificante in paragone con il più semplice organismo vivente. Con tutta la tecnologia scientifica del XX secolo, non riescono neppure a costruire una piccola ameba unicellulare. Eppure non hanno difficoltà ad attribuire al cieco caso — mutazioni accidentali con il discutibile aiuto della selezione naturale — il potere di costruire tutta la vita esistente sulla terra.

Tutto questo rivela enorme incoerenza. Gli evoluzionisti possono attribuire al caso il potere di progettare tutte le complesse creature viventi, e nello stesso tempo insistono che oggetti estremamente semplici richiedano l’esistenza di un progettista intelligente.

Per esempio, uno scienziato scava in mezzo ad antichi frammenti di roccia, trova una pietra oblunga con un solco circolare al centro e annuncia fiduciosamente che era legata a un bastone e usata come martello o come arma dall’uomo primitivo. Fu fatta per uno scopo da una creatura intelligente. Non così, però, con la penna di un uccello. Una penna maestra ha migliaia di barbe che spuntano dalla rachide, centinaia di migliaia di barbule che spuntano dalle barbe, e milioni di barbicelle, o uncinetti, per tenere unite tutte queste parti durante il volo. Se le barbe si separano, servendosi del becco l’uccello le può riunire. Chiusure lampo, molto tempo prima che l’uomo le ‘inventasse’.

Opera di un progettista intelligente? Non secondo l’evoluzionista, che dice: “Come si è evoluta questa struttura meravigliosa? Non ci vuole un grande sforzo di immaginazione per raffigurarsi una penna come una scaglia modificata, basilarmente quella di un rettile, una scaglia piuttosto lunga appena fissata, i cui margini si sfrangiarono e si aprirono finché essa si evolse in quell’organo così complesso che è oggi”. — Life Nature Library, The Birds, pagina 34.

Un altro esempio dell’arbitrarietà dell’evoluzionista: Egli trova una pietra piatta con un bordo tagliente ed è sicuro che fu costruita da un intelligente uomo dell’età della pietra per usarla come coltello o come raschietto. Tuttavia, non c’è bisogno di progettista, dice l’evoluzionista, per quel piccolo coleottero la cui femmina si arrampica sull’albero di mimosa, va fino all’estremità di un ramo, pratica un’incisione nella corteccia e vi depone le uova. Poi torna al centro del ramo, rosicchia il ramo tutt’intorno, fino a raggiungere lo strato del cambio, così che l’estremità del ramo muore e cade. Le uova del coleottero si spargono e si schiudono, e il ciclo ricomincia da capo. A sua volta la mimosa trae giovamento. È potata, e per questo motivo vive 40 o 50 anni, il doppio di quello che vivrebbe altrimenti. Infatti, la mimosa emette un aroma per attirare questo insetto, che non può riprodursi su nessun altro albero. La pietra piatta e tagliente ha avuto bisogno di qualcuno che la costruisse; l’insetto della mimosa è venuto all’esistenza per caso. O almeno così ci dicono.

Un altro confronto: Un pezzetto affilato di selce di forma appuntita convince l’evoluzionista che fu costruito dall’uomo per farne una punta di freccia o di lancia. Tali cose, costruite con uno scopo, egli conclude, non possono venire all’esistenza per caso. Ma i ragni sono un’altra cosa, dice. Prendiamo il ragno della specie Aranea. Ha sei sporgenze, ciascuna dotata di 100 piccoli organi, collegato ognuno a un singolo tubicino che porta a una ghiandola separata del ragno. Può produrre fili separati o unirli per ottenere un largo nastro di seta. I ragni fabbricano sette tipi di seta. Nessuna specie li produce tutt’e sette, tutte ne fanno almeno tre, e l’Aranea ne fabbrica cinque. Le sue 600 filiere non fanno tutte la seta; da alcune esce una sostanza collante per rendere vischiosa parte della tela. L’Aranea, comunque, si unge le zampe e non resta mai impigliata. L’origine di queste filiere? Le zampe divennero filiere, dicono gli evoluzionisti.

Riflettete: Il ragno ha un laboratorio chimico per fare la seta, i meccanismi fisici per filarla e sa per istinto come fare la tela. Una qualsiasi di queste capacità è inutile senza le altre due. Devono essersi tutte evolute per caso, nello stesso tempo, nello stesso ragno. Gli evoluzionisti credono che sia avvenuto. Ci credete voi? Cos’era più facile che venisse all’esistenza per caso: il pezzetto affilato di selce o il ragno?

Entriamo nell’era spaziale e ascoltiamo il dott. Carl Sagan della Cornell University. “È facile creare un messaggio radio interstellare”, dice, “la cui provenienza da esseri intelligenti sia chiaramente riconoscibile”. Egli crede che “il metodo di gran lunga più promettente sia quello di inviare immagini”. Una delle immagini proposte conterrebbe un uomo, una donna, un bambino, il sistema solare e vari atomi; sarebbe necessario inviare una serie di punti e linee, ciascuno detto “bit” (unità) di informazione, e sarebbero necessari 1.271 “bit” in tutto.

Ragionate su questo. Se 1.271 “bit” in una certa sequenza facessero pensare all’ordine e al progetto e dimostrassero “chiaramente” che provengono “da esseri intelligenti”, che dire dei circa diecimila milioni di “bit” codificati nei cromosomi di ogni cellula vivente? Gli evoluzionisti dicono che i 1.271 bit ‘provino chiaramente l’esistenza di un progettista intelligente’, ma secondo loro diecimila milioni di “bit” non hanno avuto bisogno di progettista, sono venuti all’esistenza per caso.

Non trovate che tale ragionamento sia illogico, arbitrario, addirittura preconcetto? Se semplici forme devono avere avuto un progettista, forme molto complesse, a maggior ragione, non devono avere avuto un progettista anche più grande? Il teorico inglese Edward Milne, considerando l’origine dell’universo, concluse saggiamente: “Il nostro quadro è incompleto senza di Lui”.

[Immagine a pagina 15]

PER FARE UNA PUNTA DI FRECCIA C’È VOLUTO QUALCUNO; PER IL DNA NO?

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