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  • Piacere, mi chiamo Uva

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  • Piacere, mi chiamo Uva
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Svegliatevi! 1983
g83 22/6 pp. 21-23

Piacere, mi chiamo Uva

UVA. Sì, mi chiamo proprio così, Uva. Mi avete assaggiato raccogliendomi direttamente dalla vite, come uva passa, schiacciata e trasformata in vino, in marmellate e gelatine, e mi avete anche messo nella macedonia. Vi ho soddisfatto in molti modi, ma avete mai pensato anche solo un pochino all’importanza della mia esistenza?

Ero qui molto tempo prima che voi e i vostri antenati compariste sulla terra. Infatti fui creata per vostro godimento. La mia crescita fu impedita per un breve periodo di tempo a causa del diluvio noetico, ma riacquistai preminenza e notorietà quando Noè bevve un po’ troppo. — Genesi 9:20, 21.

Il vino è la mia specialità. Se mi usate con moderazione posso far rallegrare il cuore e metterlo di buonumore. (Salmo 104:15; Ester 1:10) In tale forma posso essere impiegata per scopi terapeutici, come l’apostolo Paolo consigliò a Timoteo, o anche come antisettico. (I Timoteo 5:23; Luca 10:34) Nei tempi moderni il vino viene dato agli anemici come ricostituente del sangue.

Il paese di Canaan mi produceva in abbondanza e se ne ebbe una prova quando le spie israelite entrarono nel paese dove scorrevano “latte e miele” e tornarono con un grappolo d’uva così grande che dovette essere trasportato con una sbarra sulle spalle di due uomini. (Numeri 13:27, 23) Questa regione era famosa per la sua abbondante produzione di uva. Un grappolo poteva pesare da quattro chili e mezzo a cinque chili e mezzo, e si ha notizia di un grappolo che pesava più di venti chili.

Per secoli ho avuto una sola specie, la Vitis vinifera, un’uva dell’emisfero Orientale. Ma con l’estendersi della civiltà, crebbe anche l’interesse per la mia coltivazione. Dall’emisfero Orientale i miei semi e le mie margotte si diffusero in Asia Minore, poi in Grecia e in Sicilia. Durante i loro viaggi i fenici portarono i miei antenati in Francia. I romani mi introdussero in Inghilterra, poi in India e nel mondo occidentale. Oggi sono coltivata su tutti i continenti e le isole dove il clima è favorevole.

I miei semi sono stati racchiusi nelle tombe insieme alle mummie egiziane e somigliano moltissimo ai miei semi d’oggi. Già 3.500 anni fa sui mosaici delle dinastie egiziane erano rappresentate in modo particolareggiato l’uva e la produzione del vino. Al tempo di Omero il vino era una mercanzia comune fra i greci. Plinio, che risiedette a Roma, descrisse 91 varietà di mie discendenti ed elencò 50 diversi tipi di vini. Oggi il loro numero è molto maggiore.

Come nella razza umana ci sono persone di grandezza e colore diversi, così ci sono uve di grandezza e colore diversi. Ci sono uve di color verde chiaro, uve di color rosso intenso e uve purpuree — raggruppate in uve da tavola, uve passite, uve da vino o semplicemente uve da usare per scopi decorativi — insomma, posso accontentare l’intenditore più esigente.

So adattarmi a una gran varietà di terreni, ma preferisco i terreni profondi e fertili. Il clima fresco? Lo sopporto. Ma nel periodo della maturazione tendo a diventare più acida e aspra al palato, facendovi allegare i denti. Era così anche nei tempi biblici. (Geremia 31:29; Ezechiele 18:2) E il caldo? Adesso sì che ci siamo, infatti è quello che preferisco. Il mio contenuto acido si abbassa e la mia dolcezza si accentua.

Oggi, quando il mio contenuto di zucchero ha raggiunto il 20-23,5 per cento, sono vendemmiata, pigiata, i raspi sono separati, vengo pompata in cisterne di acciaio inossidabile, dov’è aggiunta una coltura di lievito per la fermentazione e infine il mio zucchero si trasforma in alcool e in CO2, un gas. Quindi, con la centrifuga o per mezzo di filtri vengono separate le cellule del lievito e altre sostanze solide, dopo di che eccomi trasformata in vino appena fermentato, pronto, dopo analisi e controlli continui, per essere imbottigliato e consumato.

Ma non è stato sempre così. Agli albori della storia dell’uomo, specialmente nelle regioni di cui parla la Bibbia, maturavo in agosto e settembre, quando raggiungevo la mia massima dolcezza. Ero quindi vendemmiata e messa in tini di pietra calcarea dove gli uomini, scalzi, mi pigiavano cantando, e mi schiacciavano con delicatezza per non frantumare i raspi e i semi così da liberare pochissimo acido tannico contenuto nelle bucce. — Isaia 16:10; Geremia 25:30; 48:33.

Mentre voi creature umane avete la tendenza a peggiorare con l’età, io invece miglioro. Nei tempi biblici per l’invecchiamento mi mettevano in vasi di terra o in otri fatti con pelle di pecore, capre o buoi. Mi lasciavano riposare tranquillamente mentre avveniva la fermentazione e la feccia si posava sul fondo, e così sviluppavo al massimo il mio aroma.

Gesù menzionò questo processo per illustrare come la verità fosse troppo potente ed energica perché il vecchio sistema del giudaismo la trattenesse; infatti disse: “Né si mette vino nuovo in otri vecchi; e se vi si mette, gli otri si rompono e il vino si versa e gli otri si rovinano. Ma si mette il vino nuovo in otri nuovi, e l’uno e gli altri si conservano”. (Matteo 9:17) Vedete, mentre il vino nuovo fermenta, genera un gas, l’anidride carbonica, che può far espandere gli otri nuovi. Gli otri vecchi, secchi, esploderebbero per la pressione.

Da molto tempo, come vino, sono usata per abbellire la mensa non solo dell’uomo comune ma specialmente dei re. Melchisedec, re di Salem, pose davanti ad Abraamo “pane e vino”. (Genesi 14:18) I faraoni, a cui i coppieri ufficiali servivano il vino, godevano il frutto delle loro numerose vigne. (Genesi 40:21) Ai giorni di Mardocheo ed Ester, il re Assuero aveva a sua disposizione vino reale in gran quantità. (Ester 1:7) E il re Baldassarre bevve vino al banchetto che fece per i suoi 1.000 grandi. — Daniele 5:1.

Ero una delle mercanzie oggetto di scambio fra le nazioni, come lo sono anche oggi. (Neemia 13:15; Ezechiele 27:18; Osea 14:7) Il re Salomone diede a Hiram re di Tiro 20.000 bati — circa 440.000 litri — di vino come pagamento parziale per i materiali da costruzione e gli artefici nei preparativi della costruzione del tempio. Il vino era incluso nella decima pagata per il mantenimento dei sacerdoti e dei leviti. (Deuteronomio 18:3, 4; II Cronache 31:4, 5) Veniva offerto a Geova in libazione. — Esodo 29:38, 40; Numeri 15:5, 7, 10.

Vi meravigliate? Ma c’è dell’altro. Ebbi una parte nel primo miracolo compiuto da Cristo Gesù quando a una festa nuziale trasformò l’acqua in vino. (Giovanni 2:2-10) E ottenni ulteriore preminenza quando Cristo Gesù, l’ultima notte che trascorse con i suoi apostoli, usò il vino come simbolo del sangue che stava per versare.

Come simbolo e in senso figurato, sono menzionata in adempimento della profezia sugli ultimi giorni quando Cristo Gesù vendemmia la vite (che raffigura i suoi nemici) e la scaglia “nel grande strettoio dell’ira di Dio”. (Rivelazione 14:19, 20; 19:11-16) La distruzione di tutta la malvagità dalla faccia della terra permetterà quindi che siano stabilite le condizioni menzionate in Isaia 25:6: “E Geova degli eserciti per certo farà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di piatti ben oliati, un banchetto di vini chiariti, di piatti ben oliati pieni di midollo, di vini chiariti, filtrati”. E di nuovo in Isaia 65:21: “Per certo edificheranno case e le occuperanno; e per certo pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto”.

Mi apprezzate un po’ di più? In effetti era quello che speravo. Desidero che la nostra compagnia rechi gioia ora e per tutta l’eternità. — Da un collaboratore.

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