BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g83 8/9 pp. 16-19
  • La Chiesa Riformata Olandese del Sudafrica: Una casa divisa

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • La Chiesa Riformata Olandese del Sudafrica: Una casa divisa
  • Svegliatevi! 1983
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Le cause della discordia
  • La breccia si allarga
  • Recenti tentativi di conseguire l’unità
  • L’unità religiosa è possibile?
  • Protestantesimo e apartheid
    Svegliatevi! 1988
  • Le scuse della chiesa rivelano una profonda divisione
    Svegliatevi! 1992
  • Il dilemma religioso del Sudafrica
    Svegliatevi! 1988
  • Che cosa viene prima: la vostra chiesa o Dio?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
Altro
Svegliatevi! 1983
g83 8/9 pp. 16-19

La Chiesa Riformata Olandese del Sudafrica: Una casa divisa

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nella Repubblica Sudafricana

IL 25 AGOSTO 1982 la spaccatura di una casa già incrinata si fece più profonda. Quel giorno l’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate riunita a Ottawa, nel Canada, votò per la sospensione delle due più potenti chiese afrikaans della Repubblica Sudafricana. La ragione? Il rifiuto di queste chiese di accettare come membri dei non bianchi. E come a sottolineare in modo sensazionale questa decisione, il giorno dopo l’alleanza elesse come suo presidente Allan Boesak, un ministro di culto sudafricano negro.

Le lotte settarie sono così comuni nella cristianità che l’avvenimento non fu quasi menzionato da gran parte degli strumenti di informazione. Ma forse voi siete fra coloro che desiderano l’unità religiosa e vi chiedete se sia possibile. La situazione esistente in Sudafrica dovrebbe perciò interessarvi.

Nessuno può capire le opposte fazioni religiose del Sudafrica se prima non conosce un po’ la storia del paese. Nel 1652 gli olandesi stabilirono il primo insediamento nel Capo di Buona Speranza in Sudafrica. Intesa in origine come una semplice stazione d’appoggio per le navi in viaggio verso le Indie Orientali Olandesi, vide in seguito una vera e propria invasione di colonizzatori: olandesi, francesi, tedeschi e inglesi. Queste terre, comunque, erano già abitate. Non passò molto quindi prima che scoppiassero le ostilità fra gli indigeni e i colonizzatori.

Le cause della discordia

I primi colonizzatori olandesi erano membri della Chiesa Riformata. Per cui venne stabilita in Sudafrica questa chiesa che col tempo prese il nome di Nederduitse Gereformeerde Kerk (chiamata chiesa NG) o Chiesa Riformata Olandese. Dapprima la chiesa si mostrò tollerante con i negri e i “coloureds” (di origine razziale mista). Ai “convertiti” erano accordati pieni privilegi nella chiesa. La cosa però non andò troppo a genio a molti colonizzatori olandesi.

Giunse il XIX secolo e la Terra del Capo venne a trovarsi sotto il controllo degli inglesi. A dispetto degli olandesi, la chiesa divenne uno strumento dello Stato; il governatore fu dichiarato capo della chiesa, a ogni funzione religiosa si dovevano dire preghiere per la famiglia reale inglese, furono nominati ministri di culto di lingua inglese e si cominciarono a tenere funzioni in inglese. Inoltre gli inglesi resero la legge uguale per tutti, indipendentemente dal colore; nuovi diritti e privilegi furono improvvisamente accordati agli africani.

Ma poiché i colonizzatori erano impegnati da molto tempo in guerre e dispute feroci con la popolazione indigena — e nutrivano anche un generale disprezzo per le razze negre — non sorprende che questi cambiamenti mandassero su tutte le furie molti olandesi. Per cui si rivolsero alla loro chiesa. E nel 1829 fu presentata al sinodo (assemblea) della chiesa la richiesta di luoghi di culto segregati. Il sinodo respinse fermamente questa richiesta. La comunione sarebbe stata amministrata “simultaneamente a tutti i fedeli senza distinzione per il colore o l’origine”.

Lo storico C. F. J. Muller dice che “il colono afrikaans della frontiera non ebbe nessuna soddisfazione né dalla Chiesa né dallo stato”. Essendo una guerra con il potente Impero Britannico fuori questione, ci fu un esodo in massa per sottrarsi al dominio britannico. Nel 1835 ebbe inizio il Grande Trek (o grande esodo), e circa 14.000 coloni olandesi si diressero a nord verso l’interno. Come reagì la chiesa? Con la denuncia e il rifiuto di permettere che “qualcuno dei suoi ministri lasciasse la colonia insieme agli emigranti”.

Questi ultimi, però, considerarono la loro fuga “come la nascita di una nazione, un esodo fuori del paese dell’oppressione sotto la guida divina”, dice uno storico. “Molti emigranti intravidero in questo la profezia di Gioele e credettero che la loro fuga fosse necessaria per adempiere le Scritture”. Dato che la chiesa non era disposta a soddisfare il folto gruppo di emigranti fuggiti nella remota regione chiamata Transvaal, essi fondarono una chiesa per conto proprio! Ciò avvenne dopo che nel 1853 era giunto dall’Olanda Dirk van der Hoff. Egli divenne il ministro della nuova chiesa, la Nederduitsch Hervormde Kerk. Nel 1858 questa chiesa divenne la chiesa di Stato della Repubblica del Transvaal. L’anno dopo lo scisma si allargò quando Dirk Postma, un altro ministro giunto dall’Olanda, fondò un’altra chiesa ancora, la Gereformeerde Kerk.

Ora si poteva scegliere fra tre chiese. Investita dai venti del cambiamento, la chiesa NG modificò il suo atteggiamento verso gli emigrati. Furono mandati ministri a organizzare coloro che volevano continuare a far parte dell’originale chiesa NG.

Questa chiesa modificò quindi la sua presa di posizione in maniera ancor più drastica. Tenendo conto di ciò che definì “la debolezza di alcuni”, il sinodo del 1857 decise di tollerare funzioni religiose separate per le diverse razze. Uno scrittore ammette che questo fu “un esempio di pressione sociale e di pragmatismo, di costume e di cultura, anziché un fatto di teologia e di Scrittura, che ebbe un effetto determinante sulla vita della chiesa”. Questa decisione doveva avere conseguenze di vasta portata. Inconsapevolmente la chiesa aveva fornito “uno schema ecclesiologico per la politica nazionalista dello sviluppo separato” delle razze, o apartheid.

La breccia si allarga

Nel 1865 i capi della chiesa Hervormde e un ministro della chiesa NG si incontrarono con la speranza di unire le chiese. Nessuna delle due chiese era disposta però a cedere per quanto riguarda la “predestinazione”, un insegnamento del teologo francese Giovanni Calvino. Mentre la chiesa NG rimase fermamente attaccata a questa teoria, gli anziani e i diaconi della chiesa Hervormde non potevano credere che un Dio amorevole avesse creato alcuni uomini per la salvezza e il resto per la dannazione. Essendo la rottura insanabile, l’adunanza fu conclusa.

Ostilità a sfondo religioso allargarono ulteriormente la frattura nel 1881. La chiesa NG stabilì la Nederduitse Gereformeerde Sendingkerk, o chiesa missionaria. Era una chiesa esclusivamente per non bianchi. Da allora sono state fondate altre chiese “figlie” per negri e asiatici. Cosa strana, la “madre”, cioè la chiesa NG, sostiene finanziariamente le “figlie”. Ma non permette ancora ai membri d’esse di diventare membri della chiesa NG esclusivamente per bianchi. A volte i non bianchi vengono perfino allontanati dalle funzioni religiose, per esempio dai funerali.

Recenti tentativi di conseguire l’unità

Più recentemente ci sono state delle riunioni fra i capi e i teologi delle chiese sudafricane. Alcuni speravano che questi incontri rappresentassero un notevole passo avanti, ma quando si sono conclusi le chiese erano più divise che mai. Perché? Anzitutto, come ha riferito il Christian Science Monitor, “molti afrikaner [discendenti degli olandesi] si considerano un ‘popolo eletto’ simile ai figli d’Israele”. Il problema, comunque, è che alcuni fedeli negri della chiesa si considerano anch’essi un “popolo eletto” che lotta per ottenere la liberazione. Perciò, quando a uno di questi incontri Pierre Rossouw, portavoce dell’NG, avrebbe affermato che “Dio ha approvato l’attuale sistema sudafricano del dominio della minoranza bianca e dell’apartheid in politica e nella vita della chiesa”, è scoppiato un “parapiglia”. Secondo The Christian Century del 26 maggio 1982, “alcuni delegati negri hanno fischiato il discorso di Rossouw; membri liberali della sua stessa [chiesa] hanno definito le sue idee ‘non teologiche’ e ‘basate su un’ideologia’ anziché sulla Scrittura”.

Nel giugno del 1982, 123 ministri bianchi della chiesa NG hanno fatto pubblicare dall’organo ufficiale della chiesa, Die Kerkbode, una lettera in cui dicevano congiuntamente: “Vogliamo anche confessare a Dio la nostra grande colpa per non avere noi stessi lavorato abbastanza per l’unità della Chiesa in Cristo”. Nondimeno un sondaggio successivamente pubblicato dal giornale afrikaans Rapport indicava che solo il 16 per cento dei membri della chiesa sono favorevoli all’accettazione dei non bianchi.

L’inaspettata decisione dell’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate menzionata in apertura d’articolo, però, ha evidentemente indotto la chiesa a riesaminare il suo appoggio alla politica dell’apartheid. Die Kerkbode del 1º settembre 1982 dichiarava che la chiesa avrebbe “riconsiderato l’intera situazione alla luce delle Scritture”. Comunque The Cape Times del 25 ottobre 1982 riferiva i risultati di un sinodo della chiesa: “La potente e influente Ned Geref Kerk (NGK) rimane irrevocabilmente attaccata . . . al principio dell’apartheid nella chiesa e nella politica”.

Che la potente chiesa NG intraprenda una condotta basata sulla Scrittura o sull’opportunismo resta da vedere. Nel frattempo le chiese riformate del Sudafrica continuano a frammentarsi. Ma è venuta all’esistenza una quarta chiesa bianca, l’Afrikaanse Reformatoriese Kerk. I membri negri non sono tollerati, neppure le chiese “figlie”.

L’unità religiosa è possibile?

Purtroppo l’unità sembra irraggiungibile per le chiese riformate della Repubblica Sudafricana. La loro situazione, comunque, è tutt’altro che unica. Anzi è un esempio tipico della condizione divisa che affligge le religioni della cristianità. I sinceri amanti della verità trovano difficile, impossibile, conciliare questo triste stato di cose con le parole della Bibbia rivolte ai veri cristiani in I Corinti 1:10: “Ora vi esorto, fratelli, per il nome del nostro Signore Gesù Cristo a parlare tutti concordemente, e a non avere fra voi divisioni”.

Fra i veri seguaci di Gesù comunque c’è unità sin da ora. Essendo uniti da un vincolo di amore cristiano superano le divergenze politiche, razziali e dottrinali. Gesù disse pure che i suoi seguaci si sarebbero potuti riconoscere “dai loro frutti” o dalle loro attività. (Matteo 7:16) Gli editori di questa rivista vi invitano a esaminare i “frutti” dei testimoni di Geova che sono uniti, anche nel diviso Sudafrica.

[Testo in evidenza a pagina 17]

Inconsapevolmente la chiesa aveva fornito “uno schema ecclesiologico per la politica nazionalista dello sviluppo separato” delle razze, o apartheid

[Testo in evidenza a pagina 19]

Solo il 16 per cento dei membri della chiesa sono favorevoli all’accettazione dei non bianchi

[Immagine a pagina 17]

Nel 1835 gli olandesi emigrarono nell’interno e fondarono una chiesa per conto proprio, affermando la segregazione

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi