BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g84 22/4 pp. 16-19
  • Ero un ladro di diamanti

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Ero un ladro di diamanti
  • Svegliatevi! 1984
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Cosa scegliere: diamanti o “perle”?
  • Confessare alla polizia?
  • Reazione della polizia alla mia confessione
  • Offro le “perle” in prigione
  • È facile rigare dritto?
  • Il re delle pietre preziose
    Svegliatevi! 1975
  • Un diamante è davvero “per sempre”?
    Svegliatevi! 1985
  • Come la verità mi ha trasformato da delinquente a cristiano
    Svegliatevi! 1989
  • Ho trovato la libertà in prigione!
    Svegliatevi! 1987
Altro
Svegliatevi! 1984
g84 22/4 pp. 16-19

Ero un ladro di diamanti

HATTON GARDEN, il movimentato quartiere di Londra dove si commerciano diamanti, è un luogo estremamente pericoloso per i ladri. Telecamere installate a una certa altezza permettono alla polizia di tenere continuamente sotto controllo l’intera zona. Nonostante ciò, nel giugno del 1973, un complice e io, nascondendo armi e nebulizzatori di ammoniaca, ci recammo lì proprio per fare un furto. Lui era vestito da uomo d’affari e io indossavo il camice bianco dell’apprendista tagliatore di diamanti.

Preparammo la rapina in modo molto minuzioso, calcolando molto attentamente i tempi e come allontanarci in fretta. Poi, il giorno stabilito, seguimmo la vittima prescelta mentre usciva dalle camere blindate dove aveva ritirato i diamanti. Portava con sé i diamanti in due valigette, per un valore di almeno un milione di sterline (circa 2 miliardi e 400 milioni di lire). Lo colpimmo, gli strappammo le valigette e scappammo con una macchina in attesa. Tutto si svolse nel giro di secondi.

Dopo pochi isolati cambiammo macchina e uscimmo da Londra per nascondere la refurtiva finché le acque non si fossero calmate. Poi, con passaporti falsi, prendemmo l’aereo per la Spagna, dove rimanemmo circa una settimana. Al nostro ritorno ricuperammo i diamanti e li mettemmo in una cassetta di sicurezza in banca a nome di un conoscente che era incensurato. Ma il fatto che eravamo stati visti in compagnia di questo uomo giunse agli orecchi del bandito che ci aveva commissionato in primo luogo il lavoro. Ovviamente, non gli era mai passato per la testa che ci tenessimo i diamanti. Così, sotto le minacce, il titolare della cassetta di sicurezza glieli consegnò. Il mio compagno ed io non rivedemmo più quelle pietre preziose.

Il furto di diamanti fu il culmine di sette anni di attività delittuose e di addestramento al crimine. Avevo solo sedici anni quando mi ero messo per la prima volta in seri guai per avere accoltellato un uomo durante una rissa. Dato che non avevo precedenti penali, i giudici mi lasciarono andare con una multa e un severo ammonimento, ma questo non mi scoraggiò. Dopo d’allora ebbi sempre guai, in misura più o meno grave, con la polizia.

Diciotto mesi dopo quella rissa fui coinvolto in uno scontro fra bande in cui un uomo rimase ucciso. Fummo accusati di omicidio ma ce la cavammo perché non poté essere stabilito chi l’aveva effettivamente ucciso. Fui mandato tuttavia a Borstal (una prigione per delinquenti minorili). Prima del furto di diamanti, avevo scontato tre condanne alla prigione ed ero stato multato o messo in libertà vigilata parecchie volte. Era tutto un gioco, in cui, per usare il gergo della malavita, “a volte vinci, a volte perdi”.

Cosa scegliere: diamanti o “perle”?

Tornato in Inghilterra dopo il furto di diamanti ero naturalmente in cima alla lista dei “Ricercati” dalla polizia. Così trovai alloggio in una strada tranquilla alla periferia di Londra, lontano da casa mia e dai luoghi che frequentavo prima. La padrona di casa, seppi poi, faceva uno studio biblico settimanale con i testimoni di Geova, di cui non avevo mai sentito parlare. Mi disse qualcosa, ma non mi interessava. Avevo sempre i miei amici nel mondo della malavita, trafficavo nella droga, giocavo e bevevo parecchio. Ma non passava quasi un giorno senza che lei mi dicesse qualcosa della Bibbia.

Un giorno mi invitò a conoscere le due Testimoni che andavano da lei a tenere lo studio. Dapprima sospettai di loro e avevo preparato l’itinerario della fuga — scavalcare lo steccato sul retro e attraversare i binari della ferrovia — caso mai ce ne fosse stato bisogno! Successivamente mi sedetti di nascosto fuori della stanza e ascoltai quello che dicevano. A poco a poco cominciai a interessarmi e accettai che la mia padrona di casa tenesse uno studio simile con me. Le sue “perle” di sapienza biblica cominciarono a fare effetto. La mia sete di conoscenza di Dio e del suo Regno crebbe rapidamente. Ben presto facevo lo studio tre volte al giorno.

La mia buona padrona di casa, pur non essendo ancora una Testimone battezzata, assisteva alle adunanze nella locale Sala del Regno (luogo di adunanza dei testimoni di Geova). Mi invitava spesso ad accompagnarla, e alla fine andai a vedere di che si trattava. Fui molto sorpreso, per dire il meno. Non fu affatto monotono o noioso, come mi ero aspettato. Il calore e l’amore, così evidenti, erano ovviamente sinceri. Ed era straordinario vedere come tutti sembravano apprezzare le cose spirituali. Quindi cominciai ad andarci regolarmente. Ora ero convinto di aver trovato la verità. Volevo essere uno di loro; avere la loro fiducia, la loro gioia e la loro speranza; stringere una relazione con Geova proprio come loro.

Confessare alla polizia?

A questo punto cominciavo a rendermi conto che dovevo mettere a posto la mia vita. La coscienza mi diceva che dovevo costituirmi alla polizia e accettare le conseguenze, per quanto gravi fossero. Il pensiero mi atterriva, poiché sapevo che avrebbero potuto condannarmi a quindici anni di carcere. Oltre a ciò avrei dovuto sopportare il disprezzo e gli scherni di quei miei ex amici che erano già in prigione per altri reati. Ma non c’era altra via d’uscita. Il primo passo, anche se costoso, fu quello di sbarazzarmi della droga e di rinunciare a tutto quello che mi dovevano per precedenti attività illecite.

Prima di andare alla polizia desideravo moltissimo vedere mia madre e parlarle della mia decisione e della ragione per cui l’avevo presa. Le volevo molto bene. Aveva cercato in ogni modo di tenere noi ragazzi lontani dalla delinquenza, ma nessuno di noi aveva ascoltato i suoi consigli e, ancora adolescenti, avevamo tutti avuto a che fare con la legge. Era stato straziante per lei avere sempre, praticamente, l’uno o l’altro dei suoi figli in prigione. Ma ci era rimasta sempre accanto.

Mio fratello mi accompagnò a casa da lei in macchina. Era un viaggio rischioso, perché la polizia teneva d’occhio la nostra casa nell’eventualità che le avessi fatto visita. Era mia intenzione costituirmi non appena avessi messo a posto le mie cose, ma non volevo che fossero loro a prendermi prima. Quindi dovevo stare attento. Mi sdraiai sul fondo della piccola vettura e giunsi a casa sano e salvo. Mia madre fu felice che la mia vita criminosa fosse finita e che avessi trovato qualcosa di solido e di nobile su cui costruire il resto dei miei giorni. Avevo solo 24 anni. Durante quella breve visita feci tutto il possibile per parlarle del Regno di Dio, non sapendo che sarebbe stata la mia unica occasione. Morì mentre ero in prigione.

Reazione della polizia alla mia confessione

Nel gennaio del 1974, accompagnato da un avvocato e da mio fratello, mi presentai alla polizia. Quando dissi al sergente di servizio che ero Alfred Scully, mi guardò come se non potesse credere ai suoi orecchi. Mi cercavano da sei mesi!

Nei pochi giorni che seguirono mi interrogarono per ore, poiché non avevano ancora ricuperato i diamanti. Diffidavano molto del motivo per cui mi ero costituito. La loro filosofia, nata senz’altro dalla lunga esperienza, è questa: chi è delinquente una volta, lo è per sempre. Quando cercai di spiegare loro che avevo cambiato il mio modo di vedere la vita, mi risero in faccia. Fui tradotto nella prigione di Brixton in attesa del processo che si doveva celebrare sei mesi dopo.

La mia conoscenza della Bibbia era ancora piuttosto elementare perché la leggevo da appena due mesi. Ora, avendo a disposizione tutto il tempo che volevo, mi accinsi a scavarvi più a fondo servendomi di tutta la letteratura dei Testimoni che riuscivo a procurarmi. I miei amici della Sala del Regno mi rifornirono abbondantemente di materiale da leggere, e col passare delle settimane divenni spiritualmente più forte.

Il 3 giugno 1974 iniziò il processo. Un anziano della Sala del Regno parlò in mio favore e altrettanto fece il padre della mia padrona di casa, un assistente sociale volontario che si interessa particolarmente di ex delinquenti. Il giudice tenne conto della loro testimonianza, del fatto che mi ero costituito e del motivo per cui l’avevo fatto. Fu molto clemente con me. Invece di una lunga pena, mi condannò a cinque anni. Fu un grande sollievo. Se ottenevo il condono per buona condotta e con la possibilità di essere messo in libertà vigilata, entro tre anni avrei potuto tornare in libertà. Avrei impiegato quel tempo per continuare a studiare la Bibbia e far giungere la buona notizia a tutti gli orecchi sensibili che potevo contattare in prigione.

Offro le “perle” in prigione

La prima prigione dove scontai la pena fu quella di Wormwood Scrubs, nella parte occidentale di Londra. Le condizioni disagiate e di sovraffollamento della prigione erano alquanto compensate dal fatto che, trovandomi a Londra, i miei amici Testimoni potevano facilmente venire a trovarmi. E posso dire con gratitudine che vennero. In quella prigione eravamo confinati in cella per ventitré ore al giorno. Lì mi resi conto di quanta forza può dare la preghiera silenziosa.

Nell’ora di aria concessaci ogni giorno, tentavo di offrire ad altri detenuti le mie “perle” bibliche, cercando chi volesse saperne di più. I miei ex amici delinquenti, vedendomi far questo, mi deridevano. Circa sei mesi dopo fui trasferito in una prigione di massima sicurezza a Maidstone, nel Kent, e infine ricevetti l’incarico di occuparmi della biblioteca. Non solo quello era un lavoro piacevole, ma mi metteva a contatto con la maggioranza dei detenuti e così avevo l’occasione di parlare delle mie credenze. Ed ebbi un certo successo, poiché almeno due detenuti sono stati battezzati dopo la loro scarcerazione.

È facile rigare dritto?

Durante tutto il periodo della pena i Testimoni vennero regolarmente a visitarmi in prigione e continuarono ad aiutarmi anche dopo la mia scarcerazione. Tre mesi dopo, a un congresso a Londra, fui battezzato per simboleggiare la dedicazione che avevo fatto a Geova molto tempo prima in prigione. Ora, sei anni dopo, sono un uomo felicemente sposato, con due figli e un buon lavoro.

Non è stato facile cambiare il modo di vedere la vita. A parte il fare a pugni, il lavoro fisico più pesante che avessi mai fatto era stato quello di lavare la macchina. Ora dovevo abituarmi a lavorare otto ore al giorno e a dare una mano nelle faccende domestiche. Non mi ero mai preoccupato di seguire un programma nella mia vita. Ma ora era importante condurre una vita ordinata. Avevo sempre orgogliosamente disdegnato la disciplina di qualsiasi tipo. Ora era necessario accettare il fatto che il mio modo di fare poteva non essere sempre giusto. Avevo sempre avuto soldi in abbondanza. Ora dovevo stare attento a ciò che guadagnavo per provvedere alla famiglia.

Non pretendo che sia stato facile. Ma certo ne è valsa la pena. L’amore di mia moglie, il senso di responsabilità verso i miei figli, la benevolenza del mio datore di lavoro, l’appoggio dei miei fratelli cristiani, tutte queste cose mi hanno aiutato a rendere possibile il cambiamento. E soprattutto mi ha aiutato Geova, mediante la sua Parola, la Bibbia, ed esaudendo le mie preghiere.

Tutto questo mi riempie di gratitudine. Sono sfuggito a una vita di criminalità e violenza priva di senso e ho imparato come essere veramente felice. Quando ci ripenso, il passato mi appare così vuoto e futile. Come sono veraci queste parole della Bibbia: “Ricchezze salutari sono sapienza e scienza; il timore di Dio è il suo tesoro”! Sì, un tesoro, perle di sapienza di gran lunga più preziose di qualsiasi diamante rubato! (Isaia 33:6, versione della CEI) — Narrato da Alfred Scully.

[Immagine a pagina 16]

Foto di carcerazione di Alfred Scully nel 1975

[Immagine a pagina 18]

Alfred Scully con la moglie e i figli oggi

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi