BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g85 8/7 pp. 3-6
  • Coppie con due stipendi: Una lunga storia

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Coppie con due stipendi: Una lunga storia
  • Svegliatevi! 1985
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • “Un passivo per l’economia”
  • ‘Ci servivano più soldi’
  • L’accresciuto ruolo della donna nei tempi moderni
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
  • C’è del vero in quello che dicono?
    Svegliatevi! 1972
  • Le donne invadono il mercato del lavoro
    Svegliatevi! 1978
  • ‘Donne che faticano nel Signore’
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
Altro
Svegliatevi! 1985
g85 8/7 pp. 3-6

Coppie con due stipendi: Una lunga storia

RICHARD si infila un grembiule senza imbarazzo. Muovendosi con naturalezza nella cucina, sparecchia, spazza, lava i piatti: il non plus ultra della competenza domestica. “È il mio turno di pulizia”, spiega. “Carol deve dormire un paio d’ore perché stasera lavora”.a

Richard e Carol sono sposati e lavorano entrambi, qualcosa che in molti luoghi è diventata la regola anziché l’eccezione. Negli Stati Uniti il numero delle mogli che lavorano si è praticamente triplicato dal 1950. E secondo recenti stime, più dei tre quinti delle coppie sposate negli Stati Uniti hanno due stipendi. In paesi come Francia, Australia, Canada, Belgio, Svezia e Giappone la situazione è analoga.

Naturalmente in molti cosiddetti paesi in via di sviluppo i lettori potrebbero chiedersi perché la cosa susciti tanta meraviglia. Lì infatti è consuetudine che le donne contribuiscano in notevole misura al reddito familiare. (Vedi pagina 4). Ciò nondimeno in Occidente la famiglia con due stipendi è un po’ un fenomeno. Come mai?

“Un passivo per l’economia”

L’idea che l’uomo sia l’unico a portare a casa uno stipendio è non solo tipicamente occidentale, ma piuttosto moderna. Il libro The Individual, Marriage, and the Family (L’individuo, il matrimonio e la famiglia) dice che in quasi tutto il corso della storia umana “le donne hanno provveduto al pari degli uomini ai bisogni economici della famiglia”.

La Bibbia illustra come le donne dei tempi antichi davano il loro apporto economico. In Proverbi 31 è descritta la “moglie capace”. Non solo sbrigava le faccende domestiche, ma guadagnava anche. Fra le sue redditizie attività c’erano l’acquisto di terreni, lavori agricoli e confezione e vendita di abiti. (Proverbi 31:16, 24) In Atti 18:2, 3 la Bibbia menziona due coniugi, Aquila e Priscilla, che lavoravano insieme. Il commentatore biblico Adam Clarke osserva: “Fra i greci, i romani e gli israeliti le donne, anche quelle dei ceti più elevati, svolgevano qualsiasi attività manuale necessaria per il mantenimento della famiglia”.

Per secoli uomini e donne lavorarono entrambi per contribuire al mantenimento della famiglia. Il lavoro, però, aveva come centro la casa. Poi ci fu la rivoluzione industriale e gli uomini cercarono lavoro nelle fabbriche delle grandi città. Se non che, in seguito all’abbandono dell’industria artigianale e dell’agricoltura, gli uomini andarono “a lavorare fuori casa, e quei lavori non richiedevano la partecipazione della moglie o dei figli”. Con quale risultato? Le donne, dicono alcuni, divennero “un passivo per l’economia”. — Scientific American.

L’industrializzazione portò tuttavia una certa prosperità. E mentre le nazioni occidentali uscivano dalla depressione e dalla seconda guerra mondiale, l’ambita meta di molte famiglie era quella di potersi concedere il tenore di vita del ceto medio (o anche superiore). E per un po’ salari alti, prezzi bassi e credito facile permisero ad alcuni uomini di provvedere alla famiglia una casa, la macchina e anche qualcuno della strabiliante serie di nuovi prodotti e apparecchi che ora avevano sempre sotto gli occhi.

Il sogno borghese, comunque, fu per molti un’insidiosa trappola allorché l’inflazione cominciò la sua implacabile spirale. Già all’inizio degli anni ’60, dice lo scrittore Marvin Harris, “era sempre più difficile per i genitori raggiungere o mantenere il tenore di vita del ceto medio”. Facciamo un esempio: Nel 1965 il prezzo medio d’acquisto di una casa unifamiliare nuova negli Stati Uniti era di 20.000 dollari. Nel secondo trimestre del 1984 il prezzo era salito a circa 100.000 dollari! Anche il costo del vitto e del vestiario stava diventando esorbitante. Così un numero senza precedenti di donne sposate cominciarono a invadere il mercato del lavoro.

‘Ci servivano più soldi’

Richard e Carol (menzionati all’inizio) possiedono una casa confortevole eppure modesta, secondo il criterio americano. Ma come molte altre coppie si trovarono stretti nella morsa dell’inflazione. Carol dice: “Per riuscire a pagare le bollette avevamo bisogno di più soldi. Mi resi conto che Richard non avrebbe potuto guadagnare molto più di quanto già non guadagnava. Così non ebbi altra scelta che trovare un lavoro a tempo pieno”. No, non è stata la filosofia del movimento di Liberazione della Donna il fattore che ha maggiormente contribuito a spingere le donne sul mercato del lavoro. La maggioranza delle coppie, se si chiede loro perché lavorano entrambi, risponderà: ‘Perché ci servono i soldi!’ (Vedi pagina 5).

Ad alcune donne non piace uscire dall’ambiente domestico. “Lavorare fuori casa mi uccide a poco a poco”, si è lamentata una donna. Molte invece sono contente d’avere un’occupazione. “Mi piace lavorare”, dice un’altra donna che dirige un’esposizione di mobili. “Non sono una casalinga”. Anche il vertiginoso aumento dei divorzi e lo spettro della vedovanza hanno contribuito a spingere le donne sul mercato del lavoro. “Mi spaventerebbe molto non lavorare”, dice una donna. “Ho perso il mio primo marito a ventidue anni . . . Ora in fondo alla mia mente c’è sempre il pensiero che se Stephen morisse o scappasse con qualche ragazza mi troverei in una terribile situazione se non avessi un lavoro”.

Comunque, per la maggioranza delle famiglie, è stato il desiderio di rimanere economicamente a galla che ha costretto entrambi i coniugi a trovare un lavoro. Quali sono dunque alcuni problemi che incontrano e come possono risolverli?

[Nota in calce]

a Per “lavoro” intendiamo un’attività rimunerata svolta fuori casa.

[Riquadro a pagina 4]

Donne che lavorano nei paesi in via di sviluppo

“Nell’Asia sudorientale le donne ricavano per ebollizione lo zucchero di palma. Le donne dell’Africa occidentale fanno la birra. In alcune parti del Messico e altrove le donne fanno ceramiche. In quasi tutti i paesi le donne tessono la tela e cuciono abiti. Nella maggioranza delle culture le donne vendono al mercato le loro eccedenze alimentari. Ciò che ricavano da queste attività in genere appartiene alle donne stesse”. — Women and World Development (Le donne e il progresso del mondo), di Irene Tinker.

Si prendano, ad esempio, gli akan del Ghana meridionale e centrale. Rae André scrive: “Le donne piantano, gli uomini mietono; le donne vendono al mercato, gli uomini vanno a vendere in luoghi più lontani. Per tradizione i mariti e le mogli tengono i risparmi e gli investimenti separati e hanno diritto a tenersi quello che ricavano dal loro lavoro o dal loro commercio”.

Il vecchio modo di vivere, però, sta rapidamente cambiando man mano che le nazioni si preparano all’industrializzazione. La ragione? Gli industriali introducono non solo la tecnologia occidentale ma anche la cultura occidentale. In genere vengono insegnate nuove tecniche agricole agli uomini, perfino quando l’agricoltura è prerogativa delle donne. Anche i posti in fabbrica sono accessibili quasi esclusivamente agli uomini. Quali effetti ha avuto tutto questo?

Prendiamo l’Indonesia. Il lavoro di scortecciare il riso era fatto per tradizione dalle donne. Tuttavia, al principio degli anni ’70 vennero introdotte piccole scortecciatrici di fabbricazione giapponese, e le donne furono private dei mezzi di sussistenza.

Nella città guatemalteca di San Pedro le mogli lavoravano al telaio, mentre i mariti facevano i contadini e i commercianti. Le donne del posto erano “molto fiere”, per usare le parole del dott. T. Bachrach Ehlers, della loro produttività economica. All’improvviso vennero introdotti nuovi telai meccanici. Ma solo agli uomini veniva fatto credito per acquistarli. Così le donne persero il controllo dell’industria tessile e ora lavorano per il basso salario pagato dai padroni delle fabbriche.

Nel Kenya alcune donne sono lasciate “a lavorare il pezzo di terra della famiglia da cui ricavano a stento il necessario per sé e per i figli” mentre i mariti vanno a lavorare in città in cambio di un salario. Quando infine si riuniscono al marito andando ad abitare in un edificio di tanti piani, trovano “nient’altro che un posto dove suicidarsi”, per dirla con le parole di un funzionario keniota. Perché? “I kenioti”, spiega, “amano la terra; vogliono avere un pezzo di terra da poter chiamare loro proprio”.

In India le donne hanno sempre avuto per tradizione “una condizione sociale bassa”. Pertanto i lavori meglio rimunerati sono spesso considerati inadatti per una donna. (Perfino Gandhi, che parlò della parità delle donne, disse in un’occasione che “la parità dei sessi non significa parità di occupazioni”). Ma come osserva il libro Women in Contemporary India (La donna nell’India contemporanea), le donne del ceto medio che lavorano hanno avuto “modo di imparare ad apprezzare i beni materiali”. I tabù culturali e religiosi potrebbero quindi cedere il posto a un altro segno di occidentalizzazione: il materialismo.

Anche se può sembrare strano, le donne del Terzo Mondo si accorgono ora di lavorare più duramente che mai, ma senza l’indipendenza economica, o la sicurezza, che avevano un tempo.

[Riquadro a pagina 5]

Perché lavorano entrambi

Stati Uniti: In un’inchiesta effettuata fra 41.000 donne, l’82 per cento di quelle che lavoravano ha detto che lo facevano perché avevano bisogno del denaro per coprire le spese correnti.

Francia: Lì “ci sono più donne che lavorano fuori casa che in qualsiasi altro paese dell’Europa occidentale”. Circa l’84 per cento lavora “unicamente per necessità”.

Canada: Uno studio effettuato dall’Università di Toronto rivela che “i mariti delle donne che lavorano a tempo pieno di norma guadagnano meno degli altri uomini. Il reddito medio degli uomini nelle famiglie dove le donne lavorano a tempo pieno era di 18.240 dollari, in paragone con . . . 22.273 dollari nelle famiglie dove il marito è l’unico a portare a casa lo stipendio”.

India: La sociologa Zarina Bhatty dice: “Le donne lavorano per necessità, e non perché trovino nel lavoro il mezzo per conseguire maggiore libertà, l’indipendenza economica o un modo per esprimere la propria personalità”.

[Immagine a pagina 5]

Con la rivoluzione industriale gli uomini abbandonarono le campagne per lavorare nelle fabbriche. Alcuni pensarono che le donne fossero diventate “un passivo per l’economia”

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi