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  • Giappone: la corsa all’istruzione
  • Svegliatevi! 1985
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Svegliatevi! 1985
g85 22/9 pp. 4-6

Giappone: la corsa all’istruzione

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone

“NULLA, in effetti, è più importante nella società giapponese o più fondamentale per il successo del Giappone del suo sistema educativo”, dice il prof. Edwin O. Reischauer della Harvard University.

Ultimamente, però, le scuole giapponesi sono state oggetto di critiche. Il cronista Yoshiko Sakurai dice: “Il sistema educativo del Giappone si è ridotto a una gara per superare gli esami anziché essere un mezzo mediante cui viene alimentato l’intelletto degli studenti”. Sasuke Kabe, direttore di una scuola giapponese, avrebbe similmente confessato: “Abbiamo tradizionalmente dato risalto all’acquisto di nozioni anziché alla formazione di persone mature”.

Molti educatori pertanto affermano che in Giappone la scuola si sia ridotta a una corsa all’istruzione, a una sfida estenuante e competitiva. Perché è sorta una situazione del genere? Soprattutto perché i giapponesi danno molta importanza al fatto d’essere rispettati e d’avere successo. Quindi un posto in una società o ditta dal nome prestigioso è molto apprezzato. Ma di solito per ottenere un posto del genere bisogna essersi laureati in un’università prestigiosa.

Ma se uno non ha frequentato una certa scuola media superiore ha pochissime probabilità di accedere a una di queste università. E con tutta probabilità non si potrà frequentare la scuola media superiore giusta se non si è riusciti a entrare nella scuola media inferiore appropriata; e questo non accadrà se nella scuola elementare che si è frequentata un ragionevole numero di alunni non ha superato gli esami di ammissione alla scuola media inferiore. Perfino l’asilo che uno ha frequentato potrebbe un giorno determinare fino a che punto farà carriera!

L’“inferno degli esami”

Non c’è quindi da meravigliarsi se il giornalista Kimpei Shiba, scrivendo in merito alle madri che hanno il pallino dell’istruzione, dice che “[cominciano] facendo preparare i loro bambini di appena 2 anni per gli esami di ammissione all’asilo affinché possano poi accedere alle scuole elementari migliori”. La competizione è così accanita che solo un alunno su nove vi è ammesso.

Una volta iniziata la scuola elementare, i successivi dodici anni vengono impiegati a prepararsi per gli esami di ammissione agli istituti di istruzione superiore. Il giornalista Shiba dice: “La competizione [è] così accesa che è stata coniata l’espressione ‘inferno degli esami’. Quando i ragazzi iniziavano la sesta classe di una scuola primaria, correvano a casa per fare i compiti che richiedevano circa due ore di studio. Poi mandavano giù in fretta il pranzo prima di correre a una scuola privata detta ‘juku’, specializzata nel preparare gli studenti per gli esami di ammissione alla scuola media inferiore, dove erano sottoposti a tre ore di intenso addottrinamento sette giorni la settimana”.

Sarebbe naturale supporre che, dopo essere sopravvissuti a simili prove infuocate, gli iscritti all’università siano tutti ottimi studenti ansiosi di imparare. No, dice il giornalista Kimpei Shiba. Egli descrive l’universitario medio come uno studente che “può prendere le cose alla leggera, che spesso gioca a mah-jong per mezza giornata durante le ore di lezione perché è sicuro di prendere la laurea. Tutto quello di cui ha bisogno è di aver superato il richiesto numero di esami”. A quanto sembra la maggioranza dei datori di lavoro si preoccupa poco di quanto i laureati hanno effettivamente imparato. I posti sono per coloro che semplicemente si laureano nelle università giuste.

I frutti della competizione

Non sorprende che in questa atmosfera competitiva siano sorti problemi e corruzione di ogni genere. Ogni anno genitori preoccupati danno bustarelle per far entrare i loro figli nelle università, nelle scuole medie superiori e inferiori. Alcuni genitori arrivano al punto di fingere di divorziare affinché un genitore e il figlio possano registrare il proprio indirizzo nel territorio di una scuola prestigiosa. Ma quando migliaia di studenti cercano di entrare in una scuola dove ci sono solo alcune centinaia di posti liberi, la maggioranza resterà delusa. Questo ha portato alcuni al suicidio. Altri hanno sfogato la propria frustrazione con atti di violenza.

Forse l’aspetto più penoso di tutto ciò sono gli effetti che questo ambiente spietato ha sugli studenti. Fatto degno di nota, il gabinetto del primo ministro ha incaricato un gruppo di esperti di paragonare la mentalità dei giovani dai 18 ai 24 anni in 11 paesi. Fra le varie domande c’era questa: ‘Desideri l’agiatezza economica?’ Il Giappone era in testa ai paesi che hanno risposto sì. D’altra parte, è stato anche chiesto loro se desideravano aiutare il prossimo facendo lavoro di assistenza sociale. I giovani giapponesi erano in fondo alla lista. Perciò, anche se le scuole giapponesi eccellono sul piano accademico, alcuni non darebbero loro la sufficienza quando si tratta di creare delle personalità equilibrate, premurose e mature.

Un metodo pedagogico con cui si sprona ad avere successo a qualunque costo potrebbe avere altri effetti negativi sugli studenti? Considerate un problema che è sorto nelle scuole tedesche.

[Testo in evidenza a pagina 5]

“Il sistema educativo del Giappone si è ridotto a una gara per superare gli esami anziché essere un mezzo mediante cui viene alimentato l’intelletto degli studenti”

[Immagine a pagina 5]

La competizione comincia presto

[Fonte]

Centro Informazioni del Giappone

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