Incubatrici che riflettono sapienza
“UNO dei punti più deludenti nella storia dei fossili è il fatto che essa ci dice molto poco sulla evoluzione dei rettili durante il periodo in cui stavano sviluppando questa capacità di deporre uova col guscio”. Così dice con tono di rammarico il libro I rettili (di Archie Carr e della redazione editoriale di Time-Life, Mondadori, 1968, pagg. 27-29). Ma scoprire come si giunse all’uovo è solo l’inizio. Altrettanto deludente è l’aspetto della cova: neppure qui i fossili vengono in aiuto degli evoluzionisti.
QUASI TUTTI GLI UCCELLI sono delle vere e proprie incubatrici. Fanno schiudere le uova con il calore del proprio corpo. Ma le penne possono costituire un problema. Essendo ottimi isolanti, vi passa pochissimo calore. Il loro Creatore Geova Dio, non l’impotente evoluzione, risolse il problema in vari modi. Nel caso di molti uccelli la soluzione si trova nel loro corpo. Parecchi giorni prima che venga deposto il primo uovo, cade il piumino che hanno sul petto, dopo di che i vasi sanguigni della parte aumentano di grandezza e di numero, la pelle si ispessisce e si gonfia. Allorché l’uccello si posa sul nido per covare, arruffa le penne del petto e si muove e si sistema finché la parte nuda e surriscaldata non poggia sulle uova. O le parti nude, poiché alcuni uccelli ne hanno tre. Appena queste parti nude e calde toccano le uova ha inizio l’incubazione.
MA NON A TUTTI GLI UCCELLI compaiono automaticamente queste parti nude e calde. Alcuni sono stati programmati dal Creatore in modo da farsele. Anatre e oche, per esempio, si strappano il piumino che hanno sul petto per mettere la pelle a contatto con le uova. Altri uccelli si servono delle zampe per covare. La sula piedi azzurri copre il suo unico uovo con le zampe vivacemente colorate, e i suoi grossi piedi palmati, attraverso cui il sangue caldo circola rapidamente, sono efficaci quanto le parti nude che compaiono ad altri uccelli.
SENTIAMO TANTO PARLARE di amore materno, ma quando osserviamo il pinguino imperatore, gli applausi vanno al padre. Nel cuore dell’inverno antartico la femmina depone un uovo e torna immediatamente in mare a mangiare. Il padre, però, rimane con l’uovo sui piedi palmati, piedi molto vascolarizzati e perciò caldissimi. Dopo di che ricopre l’uovo con una piega cutanea che funge da tasca incubatrice. Aderisce così bene all’uovo che esso rimane dentro la sua calda incubatrice anche quando il padre si muove. La temperatura scende a 60°C sotto zero, bufere di ghiaccio imperversano per giorni, ma papà pinguino cova fedelmente l’uovo che ha sulle zampe. Tre mesi senza mangiare un boccone! Mamma pinguino, però, non se li è dimenticati. Quando l’uovo si schiude essa torna a sfamare la sua famiglia rigurgitando il pesce predigerito, e poi si prende cura del piccolo mentre il padre si avvia verso il mare per sfamarsi.
ALCUNI UCCELLI SI SERVONO di posti già caldi come incubatrici. Il maleo che si trova nell’isola indonesiana di Celebes depone le uova sui fianchi dei vulcani, dove la terra è permanentemente riscaldata dal vapore vulcanico. Altri uccelli di questa specie che si trovano sull’isola si servono delle nere sabbie vulcaniche delle spiagge. Seppelliscono le uova nella sabbia, che, essendo nera, assorbe il calore necessario per l’incubazione.
MA GLI UCCELLI NON SONO i soli a servirsi della sabbia come incubatrice. Le tartarughe marine vengono sulla spiaggia di notte per scavare buche in cui deporre le uova, fino a 4 -500 nella stagione della riproduzione. Il coccodrillo del Nilo scava una buca nella sabbia e vi depone fino a 40 uova. Circa tre mesi dopo quando le uova si schiudono, i piccoli emettono un lieve gracidio e la madre apre la buca e conduce la famiglia in acqua.
RIFLETTENDO UNA SAPIENZA ANCHE MAGGIORE degli animali summenzionati, il coccodrillo marino e l’alligatore del Mississippi costruiscono delle incubatrici piuttosto elaborate. Fanno dei cumuli di rami, canne, foglie e materia vegetale in decomposizione nei pressi di fiumi o di acquitrini. Depongono le uova in mezzo a questi cumuli alti fino a un metro e ogni tanto vi spruzzano acqua con un colpo di coda. Accelerano così la fermentazione della massa vegetale in decomposizione, il che provvede l’alta e uniforme temperatura necessaria per fare schiudere le uova.
MA PER QUANTO SIANO ELABORATE, queste incubatrici rettiliane non sono nulla in paragone a quelle costruite dai fagiani australiani, che sono anche chiamati volatili col termometro. Vivono nell’Australia centrale, una zona arida dove le temperature diurne e stagionali oscillano notevolmente. La costruzione inizia all’epoca delle prime piogge autunnali, poiché la vegetazione usata dev’essere umida affinché cominci la fermentazione. Lavorano sia il maschio che la femmina, ma il maschio fa la maggior parte del lavoro pesante. La femmina, però, è spesso un’ispettrice piuttosto meticolosa.
SCAVANO UNA BUCA profonda circa un metro, la riempiono di frasche e di foglie, vi ammucchiano altri detriti vegetali e sopra al tutto mettono un bel po’ di sabbia. La composta comincia a fermentare, ma ci vogliono quattro mesi prima che si raggiunga la necessaria temperatura di 34°C. Solo allora si possono cominciare a deporre le uova. Il maschio scava nella composta una “stanza di cova”, ne misura la temperatura con il becco aperto, poi si fa indietro per permettere alla femmina di deporre un uovo. Ma un momento, anche lei deve controllare la temperatura. Se non è soddisfatta, il maschio deve trovare un punto più adatto nella composta. Quando è soddisfatta depone l’uovo, dopo di che il maschio richiude la buca. La cosa si ripete ogni tre o quattro giorni, finché non siano state deposte una trentina di uova.
NEL FRATTEMPO i due uccelli adulti si prendono cura del mucchio, scavando nell’interno dove si trovano le uova, controllando la temperatura e colmando nuovamente il mucchio. Secondo l’ora del giorno e il tempo atmosferico, aggiungeranno o toglieranno un po’ di sabbia, o scaveranno nel mucchio condotti per l’aerazione, chiudendoli poi al momento giusto. Lunghe ore di duro lavoro, ma la temperatura non varia di più di un grado. Ogni uovo impiega 50 giorni a schiudersi, ogni piccolo esce dal mucchio da solo e si allontana traballante, ignorato dai genitori. Deposizione e schiusa delle uova, cura del mucchio: tutto questo procede simultaneamente per sei o sette mesi. Se si pensa che all’inizio ci vogliono quattro mesi perché il mucchio si riscaldi, sono quasi undici mesi di lavoro ininterrotto. E tutto per una prole che ignorano completamente!
QUANTA SAPIENZA È RIFLESSA in tutte queste diverse incubatrici! Eppure gli animali stessi non hanno sapienza. La sapienza che manifestano è programmata in loro dal Creatore, Geova Dio. Infatti, Proverbi 30:24 dichiara: ‘Sono istintivamente saggi’.
[Immagini alle pagine 14 e 15]
Oca selvatica
Pinguino imperatore
Maleo
Tartaruga marina
Alligatore
Fagiano australiano