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  • g87 8/4 p. 16
  • Aborto: La conoscenza comporta responsabilità

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  • Aborto: La conoscenza comporta responsabilità
  • Svegliatevi! 1987
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Svegliatevi! 1987
g87 8/4 p. 16

Aborto: La conoscenza comporta responsabilità

PARLATE sempre quando sapete che una cosa è giusta? È bene farlo, specie quando è in gioco il benessere altrui. Dopo aver letto un articolo sul soggetto dell’aborto in un precedente numero di questa rivista, una madre ha scritto dall’Inghilterra:

“Ho appena letto la ‘Lettera dalla madre di un bambino mai nato’ nel numero di Svegliatevi! del 22 luglio [1986] e che pena ho provato!

“Non ho mai avuto un aborto, ma quando ero incinta di quattro mesi del mio primo figlio, mia cognata era incinta di due mesi del terzo. Le sue due bambine avevano appena cominciato ad andare a scuola e lei si era trovata un lavoro redditizio. C’erano diverse cose che desiderava avere: mobili, videocassette, un’auto nuova e piante per il giardino. Un bambino però l’avrebbe costretta a lasciare il lavoro e così il guadagno per comprare tutte quelle cose sarebbe sfumato. Allora decise di abortire.

“Man mano che il giorno dell’aborto si avvicinava, si sentiva eccitata. Ma io al solo pensiero ero sempre più nauseata. A questo punto avevo cominciato a sentire scalciare il mio bambino dentro di me e pensavo che anche il bambino di mia cognata stava crescendo.

“Venne la vigilia del giorno in cui mia cognata doveva abortire e io continuavo a sperare che cambiasse idea. Mi immaginavo il suo bambino, raggomitolato e al sicuro nel suo grembo, che sentiva il tenue, riposante battito del cuore di sua madre. Poi la mia mente rifuggiva dal pensiero di quel bimbo strappato dal suo piccolo mondo sicuro e ucciso. Quando ci pensavo mi scioglievo in lacrime. Mia cognata abortì. La mia bambina non conoscerà mai il cuginetto o la cuginetta con cui avrebbe potuto crescere, poiché avrebbero avuto pressappoco la stessa età.

“E mia cognata? Perse il lavoro ma ne trovò un altro e da allora ne ha cambiati diversi. Si comprò le videocassette, l’auto nuova, le piante, abiti nuovi, ecc., ma attraversò un periodo di depressione e lasciò il marito e i figli; dopo alcuni giorni, comunque, tornò a casa. Però non è felice. Quando viene a trovarmi, le sue due bambine giocano con mia figlia e col mio maschietto di 11 mesi e dicono di mia figlia: ‘Non è bellina, mamma? Vorrei che avessimo una sorellina o un fratellino’. Sentendo queste parole guardo di sfuggita l’espressione di mia cognata. Sento il desiderio di confortarla perché al tempo dell’aborto non sapeva veramente quello che faceva. Mia cognata, comunque, preferì il denaro alla vita del suo bambino ed è per questa ragione che penso ora si rammarichi.

“Questo, però, mi induce a farmi una domanda molto seria. Potrei considerarmi una testimone di Geova, anche se non sono ancora battezzata. Ma capisco che ho ancora molta strada da fare, poiché i veri Testimoni sono come Gesù, e provano amore e compassione per tutti, indipendentemente da ciò che gli altri erano o facevano prima. Bramo che venga il giorno in cui potrò veramente dire di nutrire i loro stessi sentimenti nei confronti degli altri e portare con orgoglio il nome di Geova. Se non fossi stata indecisa così a lungo forse avrei avuto il coraggio di dare testimonianza a mia cognata e forse quel bambino sarebbe stato salvato”.

Gli editori di Svegliatevi! sperano sinceramente che questa serie di articoli risulti utile proprio a tal fine.

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