I lettori ci scrivono
Guida sicura
Mi complimento con voi per i recenti articoli sulla “Guida sicura” (8 gennaio 1988). Mi sarebbe piaciuto veder menzionare altri pericoli, come il fumare mentre si guida e l’uso di varie droghe, in particolare quelle contenute in certi medicinali, tutte cose che riducono nel guidatore la capacità di controllare il veicolo. Si dovrebbero inoltre sottolineare chiaramente i rischi collegati ad altri fattori, come mancanza di riposo, pasti pesanti accompagnati o no da abbondanti libagioni, litigi in famiglia, film che esaltano la guida spericolata, problemi di vista e mancanza di esercizio.
R. G., Francia
Anche se alcuni degli aspetti summenzionati sono stati presi in esame nei nostri articoli, è sempre utile ripeterli. Per una guida sicura è necessario che il guidatore sia completamente desto a quanto avviene sulla strada, in modo da poter reagire prontamente a qualsiasi evenienza. — Ed.
È vero che i vostri articoli raccomandavano una guida vigile e sicura, ma mi meraviglia che non abbiate raccomandato l’uso delle cinture di sicurezza. Anch’esse fanno parte delle buone abitudini di guida. Nel vostro articolo “Perché allacciare le cinture di sicurezza?” [ediz. italiana del 22 maggio 1981] citavate uno studio canadese indicante che ‘l’automobilista con la cintura di sicurezza ha dieci volte più probabilità di cavarsela in uno scontro di colui che non mette la cintura’, e un rapporto svedese secondo cui ‘gli automobilisti con le cinture avevano riportato circa metà delle ferite rispetto a quelli senza, indipendentemente dalla velocità’.
C. S., Stati Uniti
Siamo assolutamente d’accordo sull’importanza vitale delle cinture di sicurezza. In molti paesi è obbligatorio usarle, e tutti noi, a prescindere da dove viviamo, dovremmo prendere questa ragionevole misura di sicurezza per rispetto verso il dono della vita. — Ed.
Teologia della liberazione
Nel vostro numero sulla “Teologia della liberazione” (8 novembre 1987) avete pubblicato un’illustrazione diffamatoria nei confronti della Chiesa Cattolica, e anch’io mi sono sentito personalmente offeso vedendo una croce raffigurata in forma di fucile mitragliatore. Questo infanga la croce sui cui è stato crocifisso Gesù Cristo nostro Salvatore.
J. V., Stati Uniti
L’illustrazione del fucile a forma di croce è un simbolo efficace delle conseguenze ultime della teologia della liberazione, la quale sostiene che sia cristiano, come ultima possibilità, il ricorso alla violenza per liberare gli oppressi. Non è la pubblicazione di questo simbolo a disonorare Cristo, bensì l’azione di quelli che in nome di Cristo si fanno promotori della violenza armata. I metodi della teologia della liberazione sono contrari agli insegnamenti di Gesù, il quale disse: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. (Giovanni 18:36) Gesù insegnò ai suoi seguaci: “Tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. (Matteo 26:52) Raccomandò ai suoi seguaci di rispettare i governi esistenti, dicendo: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matteo 22:21) E insegnò ai suoi seguaci a confidare nel Regno di Dio, non negli sforzi umani, come mezzo per avere sollievo dall’oppressione. (Matteo 6:9, 10; Salmo 72:1, 2, 4, 11-14) È seguendo questi insegnamenti che si onora Gesù Cristo. — Ed.