Steroidi e football americano
NEL 1987 l’NFL (la federazione nazionale di football) degli Stati Uniti cominciò a sottoporre i giocatori ai test per gli steroidi anabolizzanti, che sono derivati sintetici del testosterone, un ormone maschile. Sebbene i test rivelassero che quasi 100 dei 1.600 giocatori della federazione facevano uso di questo farmaco, nessuno fu sospeso. La situazione è rimasta immutata durante la stagione 1988: i test effettuati prima dell’inizio della stagione hanno rivelato che i giocatori facevano largo uso di steroidi, ma di nuovo nessuno è stato sospeso. Tuttavia, subito dopo che la stagione 1988 era iniziata sono stati proposti dei cambiamenti.
A questo hanno contribuito senz’altro l’uso di steroidi alle Olimpiadi del 1988, e le severe punizioni inflitte. Il dott. Robert Voy, il massimo ispettore sanitario del Comitato Olimpico Americano, ha parlato del forte impiego di steroidi nel football americano. “Quello di cui la maggioranza non si rende conto è che gli atleti che sono sotto l’effetto degli steroidi diventano irascibili e aggressivi”, ha detto. “Fidanzate e mogli possono confermarlo”.
Oltre a questo, gli steroidi mettono in vantaggio chi ne fa uso. Un nuovo attaccante dell’NFL ha dichiarato: “Ho giocato contro parecchi giocatori che so con certezza facevano uso di steroidi. Ho giocato contro di loro un anno e l’anno dopo pesavano 7 chili di più, erano più forti e avevano un aspetto diverso. Giocavano meglio e colpivano più forte. Questo è uno dei fattori che hanno contribuito alla mia decisione. Farò di tutto per diventare il miglior attaccante dell’NFL”.
L’impiego di steroidi, comunque, ha seri effetti collaterali, tra cui le lesioni epatiche, e col tempo essi possono divenire letali. Quindi, a partire dalla stagione del 1989, l’NFL ha proposto che i giocatori i cui test per gli steroidi risulteranno positivi varie volte di seguito saranno soggetti a sospensione permanente dall’NFL. Pete Rozelle, ex commissario della federazione, spiega: “Conosciamo i pericoli che gli steroidi comportano per l’organismo e vogliamo fare tutto ciò che è in nostro potere affinché i giocatori vivano bene anche dopo che la loro carriera nel football sarà terminata”.