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  • g91 22/5 pp. 3-5
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  • La televisione ha cambiato il mondo
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Svegliatevi! 1991
g91 22/5 pp. 3-5

La televisione ha cambiato il mondo

LA SCORSA estate la televisione ha trasformato il pianeta in un unico grande stadio. A Roma le strade erano deserte. Circa 25 milioni di italiani hanno seguito i campionati mondiali di calcio. Anche a Buenos Aires le strade erano vuote, e per la stessa ragione. Nel Camerun si vedeva dalle finestre la stessa tremolante luce azzurrina, mentre milioni di africani acclamavano all’unisono. Nel Libano dilaniato dalla guerra, i soldati appoggiavano i televisori sui carri armati fermi per guardare le partite. Si calcola che quando la manifestazione sportiva ha raggiunto il culmine un quinto della popolazione terrestre era incollato al televisore, attratto come falene dalla luce, coi volti illuminati dal suo pallido bagliore.

Questo colossale evento televisivo non è stato l’unico. Nel 1985 quasi un terzo della popolazione terrestre — circa 1.600.000.000 di persone — seguì il concerto rock Live Aid. Una dozzina di satelliti trasmisero il programma in circa 150 paesi, dall’Islanda al Ghana.

TV, l’onnipresente scatola che è stata alla base di un’insidiosa rivoluzione. Questo mezzo tecnologico si è evoluto dai piccoli, tremolanti schermi degli anni ’20 e ’30 ai sofisticati schermi d’oggi, con il loro colore vivo e le nitide immagini; contemporaneamente si è diffuso in tutto il globo. Nel 1950 c’erano meno di cinque milioni di televisori nel mondo. Oggi ce ne sono circa 750 milioni.

Avvenimenti come i campionati mondiali di calcio ci danno solo un’idea del potere che la televisione ha di unire il globo attraverso un’unica rete di informazione. La TV ha cambiato il modo in cui la gente viene a conoscenza di quello che succede nel mondo. È servita a diffondere da un paese all’altro notizie e idee, perfino cultura e valori, superando senza sforzo confini politici e geografici che un tempo impedivano questo. La televisione ha cambiato il mondo. Alcuni dicono che può cambiare anche voi.

Molti riconoscono a Johann Gutenberg il merito di avere rivoluzionato le comunicazioni di massa quando nel 1455 produsse con la sua macchina da stampa la prima Bibbia. Con la stampa si poteva improvvisamente inviare un singolo messaggio a un pubblico molto più vasto in un tempo più breve e con una spesa molto inferiore. I governi capirono subito il potere della stampa e cercarono di assumerne il controllo emanando leggi per regolamentarla. Ma la pagina stampata raggiungeva un pubblico sempre più vasto. Nella prima parte dell’Ottocento lo storico Alexis de Tocqueville osservò che i giornali avevano lo straordinario potere di imprimere la stessa idea in 10.000 menti in un solo giorno.

La televisione, però, può imprimere la stessa idea in centinaia di milioni di menti, nello stesso istante! E a differenza della pagina stampata, non è necessario che i telespettatori conoscano la difficile arte della lettura né che debbano formare immagini e idee nella propria mente. Essa invia i suoi messaggi attraverso le immagini e il suono e tutti gli allettamenti che questi sono in grado di produrre.

I politici non ci hanno messo molto a capire l’enorme potenzialità della televisione. Nel 1952 Dwight D. Eisenhower fece un abile uso della TV nella sua campagna presidenziale. Secondo un libro (Tube of Plenty—The Evolution of American Television), Eisenhower vinse le elezioni perché risultò essere il candidato più “reclamizzabile” attraverso i mass media. Il succitato libro mostra che la TV potrebbe avere avuto un ruolo anche maggiore nella vittoria conseguita da John F. Kennedy su Richard M. Nixon nelle elezioni del 1960. Nel dibattito televisivo fra i candidati, Kennedy ebbe un indice di gradimento maggiore fra gli spettatori rispetto a Nixon. Tuttavia coloro che ascoltarono lo stesso dibattito alla radio li valutarono di pari merito. Perché questa differenza? Nixon appariva pallido e smunto, mentre Kennedy era robusto e abbronzato, l’immagine della sicurezza e della vitalità. Dopo le elezioni Kennedy disse della televisione: “Senza quell’aggeggio non avremmo avuto la minima possibilità di vincere”.

“Quell’aggeggio” continuò a far sentire il suo potere in tutto il mondo. Alcuni cominciarono a chiamarlo la terza superpotenza. Con i satelliti le emittenti televisive potevano trasmettere i loro segnali al di là dei confini nazionali e perfino degli oceani. I capi del mondo si servivano della TV per raccogliere consensi internazionali e denunciare i rivali. Alcuni governi se ne sono serviti per fare propaganda nei paesi nemici. E come i governi avevano cercato di controllare l’invenzione di Gutenberg una volta compreso il suo potere, così molti governi hanno messo le mani sulla televisione. Nel 1986 quasi metà delle nazioni del mondo trasmettevano solo programmi controllati dallo stato.

La tecnologia, comunque, ha reso sempre più difficile controllare la TV. Oggi i satelliti trasmettono segnali che possono essere ricevuti anche in case munite soltanto di piccole antenne paraboliche. Grazie a piccole videocamere portatili e videocassette, e a una marea di operatori dilettanti, si ha una valanga spesso inarrestabile di immagini di quasi tutti gli avvenimenti che fanno notizia.

La CNN (Cable News Network), una televisione via cavo americana, raccoglie notizie in circa 80 paesi e le ritrasmette in tutto il mondo. Trasmettendo notizie in tutto il globo 24 ore su 24 può trasformare quasi all’istante qualsiasi avvenimento in un fatto di portata internazionale.

La televisione, nata per riprendere gli avvenimenti mondiali, contribuisce sempre più a influenzarli. La TV ha avuto un ruolo chiave nella serie di rivoluzioni che nel 1989 hanno scosso l’Europa dell’Est. A Praga, la gente urlava per le strade chiedendo ‘trasmissioni televisive dal vivo’. E mentre un tempo i rivoluzionari si impadronivano di palazzi governativi, fortezze o sedi della polizia con spargimento di sangue, i rivoluzionari del 1989 hanno lottato anzitutto per accedere alle stazioni televisive. Anzi, il nuovo regime della Romania ha cominciato a governare il paese dalla stazione televisiva! Perciò dire che la TV è la terza superpotenza potrebbe non essere molto lontano dalla realtà.

La televisione però ha fatto più che influenzare la politica. Anche ora sta cambiando la cultura e i valori. Gli Stati Uniti sono spesso accusati di ‘imperialismo culturale’, cioè di imporre al mondo la propria cultura attraverso la televisione. Dato che gli Stati Uniti sono stati il primo paese a produrre una gran quantità di programmi commerciali redditizi, alla fine degli anni ’40 e negli anni ’50 i produttori americani poterono vendere programmi ad altre nazioni per una frazione di ciò che queste nazioni avrebbero speso per produrli.

Alla fine degli anni ’80 il Kenya importava fino al 60 per cento dei suoi spettacoli televisivi, l’Australia il 46 per cento, l’Ecuador il 70 per cento e la Spagna il 35 per cento. La maggior parte di questi programmi era importata dagli Stati Uniti. La casa nella prateria, una serie di episodi di produzione americana, è stata trasmessa in 110 paesi. Dallas è stato visto in 96 nazioni. Alcuni si sono lamentati che la televisione stava perdendo il suo sapore locale e che il consumismo e il materialismo americano si stavano diffondendo.

In molte nazioni si fa un gran parlare dell’‘imperialismo culturale’. In Nigeria le emittenti televisive si sono lamentate che l’afflusso di spettacoli stranieri erode la cultura nazionale. Si preoccupano perché i telespettatori nigeriani sembrano più informati sugli Stati Uniti e sulla Gran Bretagna che sulla Nigeria. Gli europei la pensano allo stesso modo. Recentemente, davanti al Congresso americano, Robert Maxwell, proprietario di molte emittenti televisive, ha detto con rabbia: “Nessuna nazione dovrebbe tollerare che la sua cultura sia dominata da un’altra”. Perciò alcune nazioni hanno cominciato a imporre dei limiti al numero di programmi non nazionali che le stazioni possono trasmettere.

L’‘imperialismo culturale’ può danneggiare non solo la cultura dei singoli paesi. Può danneggiare anche il pianeta. Il consumismo della società occidentale, il volere tutto e subito, ha contribuito a inquinare l’aria, ad avvelenare l’acqua e a rovinare in vari modi la terra. Un giornalista dell’Independent, un quotidiano londinese, ha scritto: “La televisione ha posto davanti al mondo l’allettante prospettiva della liberazione materiale — della prosperità occidentale — una prospettiva illusoria, poiché si può ottenere solo a costo di danneggiare irreparabilmente l’ambiente naturale”.

È chiaro che oggigiorno la televisione sta cambiando il mondo, e non sempre in meglio. Ma produce anche effetti molto più specifici sui singoli. Voi siete vulnerabili?

[Testo in evidenza a pagina 4]

I giornali possono mettere un’idea in diecimila menti in un giorno

[Testo in evidenza a pagina 5]

La televisione può mettere un’idea in centinaia di milioni di menti in un istante

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